Il punto di non ritorno: tornare a casa la sera tardi, dopo il lavoro, e ficcarvi nel letto con vostro figlio 5enne che dorme. Guardarlo. E pensare che se si svegliasse anche solo per un istante il vostro (enorme) senso di colpa scemerebbe un po’, perché lui vedendovi saprebbe DAVVERO che vi è mancato. Cinque secondi di beatitudine. E subito essere sopraffatti da un nuovo senso di colpa, per aver pensato egoisticamente di svegliarlo.
Ecco, questo potrebbe essere il flusso di pensiero tipico dei genitori «colpisti» descritti da Harley A. Rotbart nel suo libro Genitori senza sensi di colpa (Vallardi), appena arrivato nelle librerie italiane. Docente di pediatria all’Università del Colorado e saggista di successo, tre figli all’attivo, Rotbart entra nella mente (e nelle angosce) delle mamme e dei padri contemporanei, dilaniati da un unico grande problema: il tempo. Per tutti o quasi è estenuante la sensazione di non averne mai abbastanza. E in tutti esiste il timore di svegliarsi un giorno e accorgersi che sono cresciuti e che stanno per andare via. Rotbart vi sfida: «Provate a elencare le cose che fate per loro adesso, e chiedetevi: potrei scrivere su un foglio che sarò un genitore senza rimpianti?». Se la risposta è no, la lettura di questo libro può aiutare.
Perché è un manuale pratico su come trasformare il vostro tempo in momenti di qualità da trascorrere con i piccoli. Dal sonno all’alimentazione, dall’ingresso a scuola all’inevitabile distacco. «Se sommate tutto il tempo che i vostri figli trascorrono all’asilo nido, a scuola, dormendo, a casa di amici, con la baby sitter, in campeggio o altro, ci sono solo 940 sabati dalla nascita di un bambino a quando se ne va a studiare all’università. Anche se potrebbero sembrare molti, quanti ne avete già consumati?».
La conclusione è di stampo terroristico: «Se vostro figlio ha cinque anni, avete già bruciato 260 sabati. Puf, scomparsi! E come li avete trascorsi?». Insomma, il tema è come si passa il tempo con i propri figli. Guardano videogiochi, tv e dvd in auto mentre stiamo con loro? Sì? Beh, secondo il dottor Rotbart è arrivato il momento di resettare l’orologio interno: smettere di contare i «minuti trascorsi» e cominciare ad accumulare i «momenti condivisi». Obiettivo: rendere il tempo che si trascorre con loro «indimenticabile».
Uno stratagemma per decidere di cominciare: quando fanno confusione prima di andare a letto e il baccano aumenta, immaginare quando saranno andati via. Immaginare, visualizzandola, quella stessa stanza ora piena di giochi (dinosauri, burattini decapitati e matite colorate sparse a terra…), vuota, silenziosa, con gli stessi giocattoli sulle mensole impolverate. Riportare la scena sull’oggi e riconsiderare quella confusione come preziosa. Momenti brevi e fugaci che non potranno mai tornare indietro.
Poi, prendere atto del fatto che essere genitori è una delle fonti di gioia più grandi, ma anche la causa maggiore di senso di colpa: «È impossibile liberarvene. Già dal primo eritema del pannolino, darete per scontato che è colpa vostra per non averlo cambiato spesso». La soluzione è una sola: evitare di sentirsi in difetto per i momenti dedicati alle attività della vita, ma fare uno sforzo per trascorrere del tempo di qualità con i propri figli. Punto due: i bambini hanno bisogno di sviluppare la loro indipendenza. Tutte le volte che li affidate alla baby sitter o li lasciate a casa di un amico a giocare, o quando sono davanti alla tv mentre rassettate, non li state trascurando, non siete genitori indegni, ma state mantenendo un equilibrio.
Le strategie in campo? Non quelle attuate da molti genitori inglesi, che secondo uno studio dell’Università di Cambridge, commissionato dall’Unione nazionale insegnanti, descrive i genitori «colpisti» come altamente permissivi, e quindi eccessivamente indulgenti con i propri figli, con il risultato che nelle classi elementari arrivano sempre più bambini difficili da controllare ed eccessivamente indisciplinati. Rotbart propone soluzioni diverse per sanare i sensi di colpa.
Primo: guardare il calendario la domenica sera e segnare con i propri bimbi le cose da fare insieme. Indicare le attività dei piccoli accanto alle priorità di lavoro è un modo per valorizzarli. E i fine settimana vanno preservati, anche dalle incombenze familiari. Sono gli unici giorni in cui, con calma, potete stare tutti insieme senza ansie. Due: la cena è sacra. È un’opportunità per raccontarsi la giornata. Mettetelo in agenda ogni giorno: cena con riunione familiare. Perfino se siete costretti a lavorare dopo, cercate di esserci. È l’obbligo più utile che possiate creare, così come la merenda dopo la scuola. Tre: approfittate di quando dormono per fare le cose. Quando sono piccoli sfruttate quando sono andati a letto. Quando sono grandi, le prime ore del mattino. Quattro: per capire cosa succede a scuola, diventate rappresentanti di classe: sarete un partner migliore per l’educazione dei bambini se investirete tempo in questo senso.
In caso contrario, potreste ritrovarvi tra qualche anno come Joyce/Barbra Streisand, madre iperprotettiva e ansiosa di «The Guilt Trip», film uscito a Natale negli Usa, che pur di sanare i suoi sensi di colpa decide di seguire il figlio Andy in un viaggio coast to coast. Alla fine, però, scoprirà che i suoi sensi di colpa sono inutili: Andy è venuto su molto meglio di quanto immaginava.
Fonte: Angela Frenda | Corriere.it