Capire che niente di quello che possa fare in quest’anno avrà un senso se la mia vita non diventerà preghiera
Buoni propositi per il nuovo anno, elencati assolutamente alla rinfusa, in ordine di venuta in mente alle 4 e 19 di notte, al termine di una giornata faticosa e di una notte passata a scrivere sotto i fumi della Coca light e del taleggio. Allora, si diceva dunque propositi per il nuovo anno:
Uscirne indenne.
Uscire dalla dipendenza da sostanze non sane quali il taleggio, le arance disidratate, il Nespresso Arpeggio con la panna.
Uscire prima la mattina per portare le piccole a scuola (non ci riesco mai) e cercare così di risalire nella scala sociale delle madri che arrivano sul piazzale della scuola un quarto d’ora prima della campanella già truccate e aggiornate sulla ricerca di storia, e poi arrivare anche in tempo a messa, invece che essere una paria delle genitrici, sempre per ultima (se arrivo), con la tuta sopra la sottoveste da notte, e sempre in ritardo alla ..ssa (l’inizio lo manco sempre).
Uscire (amo le anafore) più spesso con uomini approvati dalla Chiesa cattolica (mio marito) per andare al cinema o in altri posti strambi quali il fast food srilankese a mangiare lenticchie alla salsa di cocco abbuffandoci con sette euro a testa.
Imparare ad amare i miei figli prima che cambino, lì dove sono adesso, con uno sguardo carico di speranza.
Ringraziare più spesso mio marito per tutto quello che fa per me.
Imparare a usare il fornetto per lo smalto semipermanente e farmelo regalare dal consorte invogliandolo col miraggio di serate finalmente prive di puzza di acetone (invece l’aceto balsamico del mio insalatone serale temo che lo dovrai sopportare lo stesso, caro) perché quello si mette ogni tre settimane invece che ogni tre ore.
Correre una maratona.
Scrivere un libro. (Lo so, una cosa esclude l’altra, perché c’è questa strana cosa delle giornate di 24 ore che mi tarpa un po’ le ali, e quindi scriverò il libro per l’alto, profondissimo, nobilissimo, artistico motivo che ho firmato un contratto e ricevuto un anticipo).
Convertirmi.
Ritrovare i guanti con dentro la pelliccia.
Scoprire il sacro Graal della cucina, un piatto che piaccia moltissimo a tutti e sei.
Riarredare la mia casa con molta eleganza e pochi soldi.
Rispondere a tutte le mail arretrate.
Vedere tutti gli amici arretrati.
Imparare ad amare meglio quelli che mi sono affidati, a partire dai più vicini.
Convincere qualcuno ad aprire un laboratorio di spidocchiamento bambini con esperti bravissimi pazienti e simpatici che mi sollevino dalla penosa tortura del controllo serale.
Capire quali inviti a conferenze accettare e quali rifiutare senza tradire la mia missione di apostolato né quella di moglie e mamma.
Capire che niente di quello che possa fare in quest’anno avrà un senso né una possibilità di riuscita seppur minima se la mia vita non diventerà preghiera, e quindi se non partirò dall’allargare decisamente gli spazi destinati solo alla preghiera (quella “mentre” va bene, ma non è la stessa cosa).
Diventare figlia di Dio.
Non rileggere questo testo prima di pubblicarlo perché so che mi verranno in mente molte altre cose più intelligenti e nobili ma sono le 4.43 e bon, si va a letto, tanto si sa che fine fanno i buoni propositi. Magari il 3 gennaio butto giù un’altra lista, secondo me una tolleranza di tre giorni per la falsa partenza è prevista.
Fonte: Costanza Miriano | Aleteia.org