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Memoria, attenzione speranza: solo così si va a ritmo del tempo

l nostro tempo non ha più tempo. E non perché la vita sia sempre più veloce come i bit, accelerazione ultima di quella macchina a vapore che aveva incantato, al suo apparire, le menti più impressionabili con l’idea di progresso lineare che ci avrebbe liberato da ogni incombenza, dolore, fatica, persino dalla morte. No. Dolore, fatica e morte ce li teniamo, anzi in aggiunta non abbiamo più tempo. Non – ripeto – a causa dell’accelerazione della vita, ma dell’assentarsi della vita, perché la acceleriamo proprio per la sua assenza, affannandoci di più a cercarla dove non è. Quando ci manca il tempo siamo noi ad averlo smarrito per mancanza di vita interiore: il tempo si può solo abitare, non manipolare. Siamo arrivati a pensare di non averne e di doverlo quindi guadagnare proprio per smarrimento del «senso del tempo», un senso interiore con un orologio che non misura la quantità ma la profondità della vita. Abbiamo diminuito la capacità di indugiare sulle cose, lasciare che si aprano e si mostrino vive, cioè scrigni capaci di donarci la vita che contengono.

Ho seguito in questi mesi la gravidanza di mia sorella, e niente educa al senso del tempo più della gestazione. Non si può accelerare una gravidanza, si può solo attendere: “è in dolce attesa”. Sembra un luogo comune, ma la verità si nasconde sempre negli angoli dei luoghi comuni. Si impara a indugiare, a godere della vita, solo se ci si lascia educare dal tempo che ci vuole, da tutto il tempo che ci vuole, solo se si ascolta la vita, così come facciamo quando balliamo: ci adeguiamo al ritmo, altrimenti siamo ridicoli. Sei fuori tempo, non hai il senso del ritmo: non hai il senso della vita, potremmo dire. Ho osservato le attenzioni che l’attesa di questa nipote ha generato attorno alla sua venuta. La parole attenzione ha la stessa radice di attesa, noi siamo attenti solo quando attendiamo: l’attesa ci rende presenti a noi stessi e abitiamo tutto il tempo senza che possa più sfuggircene il ritmo, senza che ci venga in mente di poterlo guadagnare accelerandolo. Lo acceleriamo proprio perché non lo sappiamo abitare, anche se può sembrare paradossale.

L’attesa di un anno nuovo può renderci attenti, cioè presenti, ai 365 giorni che ci aspettano, senza che quello che cerchiamo per la nostra felicità sia altrove rispetto a dove si trova già, proprio in quei 365 giorni. Non siamo attenti perché non siamo più in attesa. Di chi? Di cosa? Di tutto quello che ci circonda nella sua assoluta indisponibilità e «inconsumabilità»: da un cielo stellato a una persona che ci è affidata per amore, per lavoro, per caso. Il tempo non permette di consumare, ma di abitare: chi ha il coraggio di passare più di cinque minuti in silenzio a fissare un’opera d’arte, invece di consumarla magari fotografandola? Chi scrive ancora una lettera a mano? Ma chiunque lo abbia fatto o l’abbia ricevuta sa che moltiplicatore di tempo è una lettera scritta a mano.

L’ultimo rapporto Censis sulla comunicazione dice che i consumi delle famiglie italiane sono diminuiti in tutti gli ambiti, tranne in uno: la tecnologia. In questo campo sono aumentati del 191%. Questo vuol dire che noi ci aspettiamo la salvezza dalla tecnologia, la restituzione del tempo che ci manca proprio dagli oggetti che lo accelerano, portandoci ovunque in un attimo, soddisfacendo ogni nostro desiderio dappertutto, con il volto indifferente all’orizzonte o al cielo, cioè ai volti o alla volta celeste, che è proprio la differenza tra gli uomini e gli animali, tra un volto e un muso, tra una destinazione e un destino. Il tempo medio per lo smartphone si aggira attorno alle 3 ore giornaliere, in una settimana dedichiamo quasi 24 ore a uno schermo telefonico, anziché dedicarci a ciò che è vivo: un amico, un fratello, la moglie, una figlia, la natura, le letture… Tutto il tempo che crediamo di risparmiare è tempo spostato da qualcuno a qualcosa che in realtà lo consuma.

Non è vero che non abbiamo tempo, abbiamo semplicemente perso il senso del tempo perché il consumismo lo vuole per sé e ci obbliga ad accelerare la nostra inesausta ricerca di felicità proponendoci sempre nuovi bisogni: invece il tempo per crescere un figlio, per custodire una relazione, per accudire qualcuno, per coltivare un talento, richiedono lentezza e attenzioni quotidiane (se penso a quelle tre ore sullo schermo…): aspetti non “accelerabili” della vita.

Il segreto è abitare il presente, perché anche passato e futuro ne sono declinazioni: la memoria è la presenza del passato, la speranza è la presenza del futuro e l’attenzione è la presenza del presente. Memoria, attenzione e speranza, tre doni che mi e vi auguro per il 2018. Senza memoria diventiamo evanescenti e manipolabili; senza attenzione non siamo presenti a noi stessi e viviamo vite non nostre; senza speranza abbiamo paura di porre nel presente, con passione e pazienza, ciò in cui abbiamo fiducia e, per timore del vuoto o del fallimento, finiamo con l’intasarci di oggetti ed emozioni che offrono l’illusione di sentirsi vivi, ma non bastano mai, perché la vita basta a se stessa solo quando è impegnata e impregnata per e da ciò che non si consuma e non ci consuma.

C’è solo un modo di andare a ritmo del tempo, di abitarlo di nuovo e goderne: rispettare la vita, curarla e servirla. Sono tutte declinazioni del verbo amare, non emozione rassicurante e inconcludente, ma coraggioso impegno ad affermare il valore riconosciuto nelle cose e nelle persone che capitano nel nostro raggio di azione, per far sì che quel valore arrivi a compimento anche attraverso di noi: diamo tempo perché le cose abbiano la possibilità di compiersi e attraverso questo superiamo il nostro radicale egocentrismo, vero e unico veleno della felicità. Solo questo amore che richiede memoria, attenzione, speranza, azioni pazienti e coraggiose, ci restituirà tutto il tempo che credevamo di non avere. Non c’è altro modo di guadagnare il tempo che crescere, in ogni età della vita. E si cresce solo quando si ama, non quando si consuma, anche se il consumare ci dà l’illusione di crescere, ma è solo ingrassare non approfondire.

Così come fermarsi a pensare è l’unico modo di pensare, è necessario fermarsi ad amare, solo così il 2018 ci darà tutto il tempo di cui abbiamo bisogno, tutta la vita che meritiamo. 

Fonte: A. D’Avenira | LaStampa.it

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