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SINODO GIOVANI – Verso il Sinodo con tanti film: SING STREET #4a proposta

 #NonAbbiatePauraDiSognare – Proposte filmiche e approfondimenti verso il Sinodo dei Giovani

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SING STREET

di John Carney

con Lucy Boynton, Maria Doyle Kennedy, Aidan Gillen

Irlanda 2016 // durata 106’ // Drammatico

 

Il film in un tweet

Dublino 1980. Giovinezza, musica, band verso una la liberazione da legami

deludenti e logistiche senza futuro.

 

La sfida

È possibile mirare dritti alla felicità malgrado le insidie dell’adolescenza, l’immaturità

affettiva degli adulti di riferimento e l’autorità senza autorevolezza

dei maestri?

 

La condizione umana

Immaginarsi oltre il posto in cui si nasce. È la condizione dei giovani

protagonisti di Sing Street, che sanno andare oltre al fallimento amoroso di

chi li mette al mondo, di chi li cambia di scuola per i loro disordinati motivi

di adulti, di chi li anestetizza alla gioia di vivere. Eppure questi giovani sanno

pensarsi altrove: in luoghi che esistono solo nella geografia dell’anima e che

nascono nelle note embrionali dell’arte. La musica è la partitura in cui la

desolazione della patria natia trova la trasfigurazione per diventare lo spirito

di una vita migliore. La spiritualità acquista, infatti, le sembianze del sogno

che nella canzone originale incontra la felicità della realtà.

Malgrado la distanza anagrafica della storia ambientata a Dublino negli anni

’80, l’opera del regista di Once (altro bellissimo film musicale sull’amore

giovane e i suoi misteri) riesce ad avere quell’energia formativa che inghiotte

lo spettatore, facendogli sentire il suono del desiderio. «Il progetto è nato

probabilmente – dice il produttore Anthony Bregman – 20 o 30 anni fa,

perché molti elementi di questo film vengono direttamente dall’infanzia del

regista John Carney. È passato da una scuola elegante a quella di Synge Street a Dublino per un intero anno, e ha subito le stesse trasformazioni del

nostro personaggio principale, direttamente da un’esperienza educativa molto

raffinata a un mondo decisamente più ruvido».

 

Una rilettura del film teologico-pastorale

a cura di Alberto Gastaldi – incaricato di Pastorale Giovanile per le Diocesi della

Liguria

 

Conor e Raphina, bagnati dalle onde, affrontano con il sorriso il mare aperto

a bordo di una piccola imbarcazione per raggiungere la meta tanto ambita: la

scena finale del film rappresenta la chiave interpretativa di tutta la loro storia.

«Apriti e sogna. Sogna che il mondo con te può essere diverso. Sogna che se

darai il meglio di te, aiuterai a far sì che questo mondo sia diverso. Non lo

dimenticate, sognate» (Papa Francesco, Saluto ai giovani cubani, 20/09/2015).

È Londra il riferimento dei sogni dei due giovani: si allontano da una depressa

Dublino per cercare la loro strada nella città inglese, Conor “Cosmo” nella

musica e Raphina nella moda.

La musica è la protagonista di questo film, non solo per la colonna sonora che

descrive con malinconia gli anni ‘80, ma soprattutto perché è la passione che

spinge Conor nell’affrontare le sue giornate. L’adolescente, accompagnato dalle

note delle sue canzoni, dimostra coraggio e creatività, potendo così superare

ostacoli e delusioni. «La musica offre ai giovani la trama di un cammino di

ricerca esistenziale… si può aprire lo spazio di un auto-riconoscimento di attese

e incertezze, di vissuti del presente e di desideri per l’avvenire» (IARD, Ricerca

“I giovani e la musica”, 1998). Il ragazzo non si scoraggia di fronte ai problemi

familiari, agli episodi di bullismo a scuola e al clima di sfiducia che trova nella

sua città. È significativo che non si trovi da solo: può contare sugli amici della

band, sul fratello maggiore Brendan e sull’innamoramento per Raphina.

I coetanei che formano il gruppo musicale sono fondamentali per sostenere

un’ideale e portarlo avanti tra la derisione o l’indifferenza dei compagni e

l’ostruzionismo della direzione della scuola. Brendan rappresenta invece

un sostegno pacato ma fedele: rassegnato ormai rispetto alle sue personali

aspirazioni, vede nel fratello un testimone di un futuro buono. È l’unica persona

“più grande” a credere davvero in lui, infatti nel film gli adulti ne escono

male: i genitori sembrano sommersi dalle difficoltà coniugali ed economiche,

mentre gli educatori della scuola seguono un discutibile sistema educativo,

rigido e violento. Raphina, che aderisce inconsapevolmente ad un progetto

che in realtà è azzardato (diventare la protagonista del primo video della rock

band), sceglie con il tempo di lasciarsi coinvolgere in un clima di sincerità e

delicatezza. «Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: “Ma chi

sono io?”. Ma tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi

sei tu. Ma domandati: “Per chi sono io?”… Per chi sono io, non chi sono io:

questo viene dopo, sì, è una domanda che si deve fare, ma viene dopo» (Papa

Francesco, Veglia in preparazione alla XXXII Giornata Mondiale della Gioventù,

 

Fonte: SdC.it

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