DIOCESI DI LA SPEZIA – A proposito del testamento biologico
— 16 Gennaio 2018
— pubblicato da Redazione. —
Pubblichiamo di seguito il testo integrale di un comunicato diffuso nei giorni scorsi dall’ufficio stampa della diocesi della Spezia – Sarzana – Brugnato.
A chiarimento di posizioni personali espresse dal sacerdote Giulio Mignani in merito ad alcuni punti del “testamento biologico”, come riportate da alcune testate giornalistiche, si ritiene necessario riaffermare per doverosa chiarezza quanto indicano i documenti ufficiali della Chiesa.
In primo luogo: “La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Essa è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente. In tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all’inanizione e alla disidratazione” (Congregazione per la Dottrina della Fede, “Responsa ad quaestiones…” , 1° agosto 2007 in Acta Apostolicae Sedis 99 (2007) 820; Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, “Nuova carta per gli operatori sanitari”, 2016, n. 152).
Ed ancora: “I cristiani, come tutti gli uomini di buona volontà, sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la Legge di Dio… Questa cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede: per gli atti che ciascuno personalmente compie esiste, infatti, una responsabilità morale a cui nessuno può mai sottrarsi e sulla quale ciascuno sarà giudicato da Dio stesso” (Giovanni Paolo II, “Evangelium vitae”, 1995, n. 74).
Fonte: Avvenire.it / La Spezia
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