Il Presidente della Cei: “La vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia”
vere la politica con gratuità e spirito di servizio; guardare al passato per costruire il futuro; avere cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa della vita. Sono le tre raccomandazione che il Presidente della Cei, il cardinal Gualtiero Bassetti, rivolge ai cattolici impegnati in politica a poco più di un mese dal voto del 4 marzo, nel corso della sua prolusione che inaugura la sessione invernale del Consiglio episcopale permanente della Cei. Tanti i temi affrontati dall’Arcivescovo di Perugia nel suo discorso: dal lavoro alla famiglia, passando per la delicata questione “complessa e cruciale” dell’immigrazione, la cui discussione pubblica, “però, è troppo spesso influenzata da equivoci, incomprensioni e contese politiche”. Ed è proprio al mondo della politica che il porporato ha rivolto un accorato appello affinchè tutti i candidati riflettano sulla natura della loro “vocazione politica”, che coincide con “la ricerca sincera del bene comune”. Che è – ha precisato Bassetti – “non a parole ma con i fatti”. Sul tavolo attorno al quale dibatteranno i vescovi italiani c’è anche la questione della legge sulle Dat. Su questo il Presidente della Cei è irremovibile: “La vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!”. Infine, l’accenno ad una proposta che “riguarda il rilancio dell’impegno per la pace nel Mediterraneo”
Ricostruire, ricucire, pacificare
Facendo riferimento agli insegnamenti del Concilio Vaticano II, e citando diversi passi bibblici, Bassetti ha elencato tre verbi che fungeranno da guida “nell’azione pastorale del prossimo futuro: ricostruire, ricucire e pacificare”. Per Bassetti, in Italia “c’è un’urgenza morale di ricostruire ciò che è distrutto”. La bellezza della Penisola, “ricca di paesaggi incantevoli e con un patrimonio culturale unico al mondo” è “estremamente fragile nel suo territorio, nei suoi borghi medievali, nelle sue città”. Il suo pensiero è andato a “quelle migliaia di persone che hanno perso tutto con il terremoto”. “Sentiamo una vicinanza intima e profonda con questi uomini e queste donne – ha aggiunto -. Ricostruire quelle case, riedificare quelle città, significa donare un futuro a quelle famiglie e vuol dire ricostruire la speranza per l’Italia intera”. Vi è poi “l’urgenza spirituale di ricucire ciò che è sfilacciato”. E questo riguarda, ha spiegato il porporato, la comunità ecclesiale e la società italiana: “Occorre riprendere la trama dei fili che si dipana per tutto il Paese con l’attenzione a valorizzarne le tradizioni, le sensibilità e i talenti”. In altre parole, è necessario, ha sottolineato il Presidente della Cei, “unire il Paese: da Lampedusa ad Aosta, da Trieste a Santa Maria di Leuca”. L’Italia, ha aggiunto, “sembra segnato da un clima di ‘rancore sociale’, alimentato da una complessa congiuntura economica, da una diffusa precarietà lavorativa e dall’emergere di paure collettive”. In questa prospettiva, ha spiegato, “pacificare la società significa incamminarsi con spirito profetico lungo una strada nuova, un sentiero di pace che si propone di costruire ponti di dialogo”. Queste, ha sintetizzato, sono le “tre azioni pastorali, tre sfide concrete per il futuro”.
Fonte: FABIO BERETTA InTerris.it