Mercoledì prossimo 14 marzo alle 17.30, a Sarzana, si tiene nella casa della salute di via Paci (vecchio ospedale) un dibattito sul tema “Gioco d’azzardo in Val di Magra”. Introdurrà Enrico Malferrari. L’iniziativa è promossa dal consorzio di cooperative “Cometa” e da varie associazioni, come la Caritas, le Acli, l’Agesci, la “Papa Giovanni XXIII” e Libera, a seguito del recente annuncio della prossima apertura, a Sarzana, di nuove sale da gioco di azzardo.
Un evento accolto, sino ad ora, da un silenzio … assordante. Eppure – osservano in una nota gli organizzatori del convegno – questo genere di sale assesta spesso un altro duro colpo alla crescita delle persone e quindi al bene comune. L’esperienza di “Cometa” e di altri gruppi che le assistono e le seguono mostra come le persone che si affidano all’azzardo, e sono tante, distruggano la propria autostima e rinuncino a comunicare con gli altri. Di fronte a un fenomeno che purtroppo è in crescita, gli organizzatori del convegno intendono quindi rivolgersi a tutti: alle singole persone, agli imprenditori, ai commercianti, alla Comunità ecclesiale, alle scuole, alle associazioni di ogni tipo, alle istituzioni, formulando anche alcune precise proposte in particolare agli enti locali.
La città, sostengono, deve essere solidale, non luogo dove ”homo homini lupus” (”l’uomo sia lupo per l’altro uomo”). I locali dell’azzardo sono senza finestre, senza orologi, con luci soffuse, per rimanere anonimi, per non far “sentire” il vicino. Le persone rimangono come avvolte da una macchina elettronica, la quale, come altri giochi quali i “grattaevinci”, finisce comunque per toglierti almeno il venti per cento di quanto ci spendi. Così, l’ambiente e la macchina riducono il giocatore ad essere solo, per “avvolgerlo” e per isolarlo senza creare allarmismi.
La società appare sempre di più una società ... da lupi: gioco, alcool, tabacco, droghe sintetiche e non sintetiche. Il gioco favorisce ovviamente anche gli strozzini, ai quali si chiede denaro, e spesso la criminalità. Chi vive sul gioco, dicono ancora gli organizzatori, vive di fatto sulla disgrazia altrui. Le prede più facili sono i giovani, i vecchi, i deboli economici che sperano di avere tutto e subito, mentre il gioco di fatto costa loro almeno il venti per cento la prima volta, per poi arrivare a prendersi tutto. Ma più grave ancora dell’aspetto economico del problema sono le ripercussioni sulla salute mentale e sulla progettualità personale: il cervello rischia di dipendere da macchine e da foglietti preordinati da altri, ed aspetta la sorte del suo sogno, che non si avvererà, essendo tutto programmato perché non si realizzi. E resta così privato di fatto di ogni qualità creativa. La società finisce per tramutarsi in uno spezzatino di isole gestite dai “monopoli finanziari del venti per cento” e le persone si trasformano, di fatto, in prede indifese.
Al convegno, che si annuncia davvero interesssante, tutti sono invitati.
Fonte: Avvenire/LaSpezia