Sinodo, la parola ai giovani
— 21 Marzo 2018
— pubblicato da Redazione. —
Papa Francesco li ha esortati a parlare «con coraggio », lasciando «la vergogna dietro la porta». E loro lo hanno preso in parola. Nel pomeriggio di lunedì e per tutta la giornata di ieri, infatti, i 305 giovani arrivati a Roma dai cinque continenti per partecipare alla riunione pre-Sinodale hanno avuto l’opportunità di raccontarsi, esprimere il proprio punto di vista e confrontarsi. I delegati «sono stati divisi in gruppi linguistici e hanno cominciato a lavorare sulle tre parti del documento» ha spiegato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che ha incontrato i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede. «C’è un grande interesse da parte di questi giovani che rappresentano tutto il mondo, ai quali si aggiungono i 15mila che sono collegati attraverso i social» ha osservato Baldisseri sottolineando che la partecipazione via web permette «un ascolto amplificato».
Dubbi, aspettative, speranze, pezzi di vita vissuta, testimonianze di fede, esperienze che fanno emergere altri modelli pastorali, storie che aprono finestre su angoli di mondo sconosciuti. Punti di vista diversi, ma anche sensibilità che si incrociano e si ritrovano, a prescindere dalle latitudini. Tra i temi più sentiti e dunque emergenti,dal dibattito nei gruppi così come dalle riflessioni condivise sui profili social, ci sono il lavoro, l’università e soprattutto la famiglia, sia quella di origine che quella futura, cioè quella da progettare e da costruire.
Oggi è il giorno in cui i pensieri e le parole saranno elaborati: le sintesi, frutto del lavoro dei gruppi linguistici, serviranno a preparare la bozza di testo che domani sarà presentata in assemblea e approfondita nuovamente all’interno dei laboratori. Proposte e suggerimenti permetteranno di arrivare sabato mattina al documento definitivo, che sarà consegnato al Papa e ai vescovi che ad ottobre si raduneranno per il Sinodo che ha per tema proprio ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’.
Fonte: Avvenire.it
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