Arnaud Beltrame, il gendarme-eroe dell’attentato a Trèbes, deceduto in ospedale nella notte tra venerdì e sabato, non aveva figli ma stava per sposare la compagna. Da settimane un sacerdote preparava l’unione religiosa di Arnaud e Marielle, che erano già sposati civilmente.
Le ultime ore di vita illuminano l’intera esistenza del tenente colonnello della Gendarmerie francese. Padre Jean-Baptiste, gli è stato accanto nelle ultime ore e gli ha impartito l’unzione degli infermi. Il sacerdote, da settimane, preparava l’unione religiosa di Arnaud e Marielle, che erano già sposati civilmente. La coppia e il sacerdote, come ha scritto Le Monde, avevano dedicato «trenta ore» alla preparazione del rito religioso, che era fissato a giugno. «Prego che questo matrimonio abbia luogo», aveva detto padre Jean-Baptiste, venerdì sera, dopo un’ora nel reparto rianimazione dell’ospedale di Carcassonne, dove il soldato era ricoverato e la compagna lo vegliava. Sempre Le Monde aveva scritto che padre Jean Baptiste avrebbe unito la coppia con rito religioso poco prima della morte di Beltrame. Il sacerdote, però, in serata ha smentito quest’ultima parte. «Era incosciente, non ho potuto sposarlo», ha detto. Beltrame è morto nella notte.
Poche ore prima, nel pieno delle concitate fasi del sequestro in un supermercato poco distante, il tenente colonnello 44enne si era consegnato a Redoaune Lakdim, il 25enne terrorista franco-marocchino, autore dell’assalto «in nome del Daesh». Si era offerto di prendere il posto di una donna rimasta ostaggio del terrorista. Ma ha poi lasciato il suo cellulare aperto su un tavolo consentendo così ai suoi colleghi delle forze speciali, all’esterno, di capire cosa stesse accadendo dentro. Proprio quando hanno sentito che Lakdim sparava al gendarme, le “teste di cuoio” hanno lanciato l’assalto in cui il terrorista è stato ucciso.
Le bandiere e gli stendardi della gendarmeria francese verranno listati a lutto oggi in omaggio al gendarme eroe: lo ha annunciato il direttore generale dell’Arma, Richard Lizure. E sulla Rete si moltiplicano i messaggi di condoglianze e solidarietà con l’hashtag #TousGendarmes, «Siamo tutto Gendarmi».
La madre: «Mi direbbe: ho fatto solo il mio lavoro»
«Ha dato la sua vita per uno sconosciuto, sapeva di non avere praticamente alcuna possibilità» ha detto stamani a Rtl il fratello Cédric. «Credo che quello che ha fatto vada al di là dell’impegno del suo mestiere. Se ne è andato da eroe». «Sapevo che doveva per forza trattarsi di lui» ha aggiunto la madre sempre ai microfoni di Rtl. «È sempre stato così, lui ha sempre fatto tutto per la patria, da quando è nato». «Era la sua ragione di vita – ha spiegato – quella di difendere la patria». «Oggi – ha continuato – mi direbbe “mamma ho fatto soltanto il mio lavoro”. Faceva parte del suo modo di essere».
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L’omaggio dei politici
Il mondo politico francese si inchina dinanzi all’eroismo di Arnaud Beltrame. Oltre al solenne omaggio del presidente, Emmanuel Macron, del premier Edouard Philippe e dei membri del governo, anche i leader dei diversi partiti all’opposizione hanno salutato il coraggio e l’abnegazione dell’agente morto. Di «eroe francese» ha parlato il segretario dei Républicains, Laurent Wauquiez, mentre la leader del Front National, Marine Le Pen, auspica che il »suo sacrificio possa segnare una svolta radicale nella lotta contro il Daesh». In un tweet, il neo-segretario socialista, Olivier Faure, rivolge un messaggio «a tutti gli studenti di Francia: a vostro parere – scrive – chi incarna l’eroismo? Colui che sacrifica la propria vita per altrui o colui che sacrifica quella degli altri in nome della proprie idea di morte? Grazie ad Arnaud Beltrame. Al grande uomo, la patria riconoscente», conclude Faure, citando la celebre iscrizione all’ingresso del Pantheon di Parigi, dove riposano i grandi della Francia.
Nel fiume di omaggi, anche quello del presidente dell’Assemblea Nazionale, François de Rugy, che a nome della rappresentanza nazionale rivolge «le più sincere condoglianze alla famiglia, ai cari e ai colleghi del tenente-colonnello» Beltrame e «la più alta riconoscenza per il suo atto eroico dinanzi alla barbarie».
Fonte: Avvenire.it