FAMIGLIA. Mons. Lorizio: “discernimento e concretezza per formare sposi, sacerdoti, religiosi/e che accompagnino coppie in difficoltà”
— 23 Maggio 2018 — pubblicato da Redazione. —Tra i frutti di Amoris laetitia c’è anche “La forza dell’amore: vino nuovo in otri nuovi”, corso di alta formazione in consulenza familiare con specializzazione pastorale promosso quest’estate dall’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei e dall’Istituto superiore di scienze religiose Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense, in collaborazione con la Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana. Mons. Giuseppe Lorizio, che ne è il coordinatore, ce ne illustra novità e obiettivi.
“La forza dell’amore: vino nuovo in otri nuovi” è il tema del nuovo corso di alta formazione in consulenza familiare con specializzazione pastorale promosso quest’estate dall’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei e dall’Istituto superiore di scienze religiose Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense, in collaborazione con la Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana. Il corso, multidisciplinare e di durata triennale, è coordinato da mons. Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Lateranense, e si articola in due settimane intensive per tre estati consecutive, alle quali si aggiungono due week-end ogni anno dislocati sul territorio. La prima annualità (2018 – 2019) parte con le due settimane estive in programma dall’8 al 21 luglio a Madonna di Campiglio (Trento). All’appuntamento (iscrizioni fino al 31 maggio) “sono attesi famiglie, coppie di sposi, sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose”, spiega al Sir il direttore dell’Ufficio Cei, don Paolo Gentili. Parole d’ordine formazione, coscienza, discernimento, concretezza. Per il sacerdote, occorre “coniugare la concretezza di Amoris Laetitia con il volto familiare della parrocchia che emerge in Evangelii Gaudium” creando nuove alleanze tra parrocchie e consultori di ispirazione cristiana. E la concretezza richiede “professionalità” perché non si può più “andare nella vigna del Signore come operai generici”.
Mons. Lorizio, qual è l’obiettivo del corso che si presenta con una veste rinnovata?
Quest’anno, a differenza che nei precedenti, l’Ufficio famiglia Cei si appoggia all’Istituto Ecclesia Mater per formare alla luce di Amoris laetitia coppie di sposi, sacerdoti, religiosi/e, seminaristi che possano accompagnare le coppie in difficoltà tenendo conto di quanto l’esortazione apostolica propone attraverso l’esercizio del discernimento, realtà non facile da gestire. Da un lato, infatti, ci può essere un atteggiamento superficiale, ad esempio in ordine al tema dell’Eucarestia e divorziati risposati, per dire che Amoris laetitia apre le porte indiscriminatamente a tutti; dall’altro, un atteggiamento di rigida chiusura. Entrambi sono da evitare per trasmettere invece il messaggio dell’esortazione in maniera equilibrata.
Un’altra novità è il coinvolgimento della Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana.
Sì, le persone che verranno a formarsi saranno consulenti familiari di tipo pastorale. In questo senso è importante coinvolgere anche queste realtà presenti sul territorio. Anche i consultori, oltre alle parrocchie, possono intercettare persone o coppie in difficoltà.
A lei è affidato il modulo di introduzione al cristianesimo che precede tutti gli altri. Si tratta di un’alfabetizzazione della fede?
Precede e segue perché riteniamo che anche da questo punto di vista possiamo essere istruiti a ripensare il messaggio evangelico per attuarlo nelle diverse situazioni. Pure preti e seminaristi che hanno già seguito un percorso teologico saranno chiamati ad andare di nuovo alle radici della fede per illuminare con la fede le diverse situazioni. Il tutto all’insegna della concretezza: oltre alle settimane estive è prevista anche molta attività laboratoriale sul territorio guidata da esperti con laboratori e casi concreti ad hoc.
Amoris laetitia afferma che siamo chiamati a formare le coscienze non a sostituirle. Si tratta di partire da zero o di risvegliarle?
Siamo arrivati a pensare questo percorso formativo dopo diversi momenti di confronto sul tema dell’amore tra coscienza e norma mettendo in atto una riflessione teologica sulla coscienza e una riflessione giuridica sulla norma. Non si tratta di osservanza di norme lontane ma piuttosto di calare queste norme nella coscienza di persone, coppie, famiglie. Coscienze illuminate non nascono come funghi ma vanno formate e accompagnate, e questo riguarda sia i destinatari del corso sia coloro che si avvicineranno ai consulenti. Non si tratta né di sostituirsi alle coscienze né di manipolarle perché la coscienza, ci ha ricordato lo scorso novembre il Papa nel messaggio al III Simposio internazionale organizzato dall’Ufficio famiglia della Cei, è il tabernacolo nel quale la persona incontra Dio e quindi va ascoltata, rispettata ed eventualmente illuminata.
In che modo in un tempo di autocoscienza e autodeterminazione ipersoggettiva? L’uomo è ancora capace di ascoltare in profondità questa voce?
La sana teologia non ritiene la coscienza un prodotto del soggetto ma un luogo nel quale Dio parla. Tutti noi, anche le persone che riteniamo più malvagie, possediamo il senso del bene e del male, del vero e del falso, ma l’ascolto della voce della coscienza richiede attenzione educativa e attenzione alla parola di Dio. E comunque non siamo noi che illuminiamo le coscienze; è la Parola di Dio che dimostra che dentro di noi c’è questa voce che spesso soffochiamo e mettiamo a tacere. Risvegliarla è il compito di chi fa pastorale, non solo familiare ma pastorale in generale.
In questo ambito ricorre spesso l’espressione “teologia in ginocchio”. Che significa?
È un’espressione di Papa Francesco. La teologia non si fa solo dietro la scrivania o nelle biblioteche, ma si fa soprattutto attraverso un atteggiamento di preghiera perché è un pensiero meditante che si pone in ascolto di Dio, della Sua Parola, dello Spirito, e attraverso questo ascolto esercita la riflessione e cerca di annunciare la Parola nella maniera il più possibile adeguata al linguaggio dell’uomo di oggi. Tutti i grandi maestri del pensiero teologico sono stati anzitutto grandi santi.
A volte è stata data un’interpretazione erronea di Amoris laetitia. Qual è la visione di amore e di matrimonio che emerge dall’esortazione?
Alla base di questo documento c’è la visione biblica secondo la quale l’amore assoluto, unico, perenne tra uomo e donna altro non è se non immagine dell’amore di Dio per l’umanità. In questo senso interpretare Amoris laetitia come un documento al di fuori o contro la tradizione della riflessione della Chiesa su matrimonio famiglia e sulla realtà umana dell’amore è decisamente fuorvianteL’esortazione si colloca nel solco di questa tradizione e ci aiuta a interpretare il messaggio della Parola di Dio per le persone di oggi e nelle situazioni in cui si vivono ferite, difficoltà e fragilità.
Fonte: Giovanna Pasqualin TRAVERSA | AgenSir.it