Il film in un tweet
Agnese e Stefano s’incontrano a Roma e s’innamorano. Pur volendosi bene
dovranno fare i conti con i mondi diversi a cui appartengono.
La sfida
È possibile proporre ancora oggi la castità come via per accedere all’amore
vero? Che valore diamo oggi alla verginità? Che cosa è secondo “natura”?
La condizione umana
In cosa consiste la purezza? Nella castità di un corpo o nell’intenzionalità
delle persone? Sono domande scomode per questo tempo, forse, ed anche
per Roberto De Paolis al suo primo lungometraggio che, con Cuori puri, mette
in scena una storia d’amore, di desideri e di paure. Agnese è una giovane
diciottenne che vive tra casa e chiesa alla periferia di Roma. Stefano, invece,
è un venticinquenne “borderline” che da un centro commerciale è passato
a fare la guardia in un parcheggio attiguo a un campo rom. I due hanno intenzioni
serie per la loro vita.
La prima sta per fare la “promessa di verginità” fino al matrimonio, il secondo
non vuole perdere il lavoro, unica “via di uscita” dentro un contesto sociale
e familiare piuttosto precario nonché pericoloso. L’incontro “casuale”
tra i due genererà a poco a poco una passione tale che metterà a dura a prova
i loro principi e le loro più intime intenzioni. Attorno ad essi un mondo
che in diverso modo li provoca: i genitori, gli amici, gli “zingari” o il prete
(bellissima rappresentazione). Gli altri e loro. Loro e gli altri, ma anche in
un’ultima analisi “l’altro”, diverso da sé, che può mettere addirittura in crisi
con se stessi.
De Paolis ci racconta così uno spaccato di vita, davvero reale, frutto di ricerche
sul campo. Nel cuore di Tor Sapienza noi ritroviamo una storia che profuma
di “freschezza”, come il suo stesso modo di “girare”. Non è quindi un cinema
“stantio” o da copertina, piuttosto un racconto “naturale”, aderente ai nostri
giorni: quelli carichi di domande, timori, tensioni, scontri, ma anche quelli fatti
di sorprese piuttosto “inaspettate”; come i giorni “puri”, del resto, di Agnese e
Stefano che, misteriosamente, li coinvolgono nel loro desiderio, in fondo, di
amare ed essere amati.
Una rilettura del film teologico-pastorale
a cura di Francesco Riccio, delegato della Pastorale Giovanile delle diocesi della
Campania
Il film ci racconta la storia di Agnese e Stefano, due ragazzi, due mondi, paralleli,
che si scontrano prima ancora di incontrarsi. Sboccia un sentimento che
difficilmente sa stare dentro i ranghi della benpensante mamma di Agnese, né
tantomeno nella solitudine del giovane Stefano. Il film è forte, anche duro, ma
scorge la fragilità. Vite educate, seppure a valori diversi, ora si lasciano guidare
solo dalla passione. I finali delle storie d’amore sono imprevedibili? Forse, ma
spesso si somigliano un po’ tutti.
«Agnese li vuoi i limiti?». Ma che domanda è? E soprattutto mi chiedo, da
una domanda simile rivolta ad una diciottenne, che risposta ci si aspetta? A
diciotto anni i desideri sono forti e le pulsioni scatenate, nel vocabolario di un
diciottenne pare quasi che la parola “limite” sia messa al bando. Le paure di
una madre sola, forse delusa dall’amore, la fretta di un prete nel rispetto di una
natura che si prepara al dono di sé, trasformano una proposta in imposizione,
una scelta d’amore trasformata in rinuncia. A cosa deve rinunciare Agnese e
perché? Stefano è da un’altra parte, sembra che già abbia attraversato il guado.
I limiti li deve subire, sono quelli del lavoro, deve mantenersi, non ha le spalle
coperte, anzi deve coprire lui le spalle ad una famiglia disagiata. Nessuno gli
chiede nulla, nessuno gli regala niente. Anche a lui qualcosa è negato; anche
a lui la vita impone qualcosa, la solitudine.
Agnese e Stefano nel guardarsi, raccontarsi, si scoprono liberi, si donano
primizie. Per lui lei è pura a prescindere, mente lei ritrova in lui un desiderio
di Dio accantonato. Lui è quanto basta per scardinare ogni preconcetto, ci
sono tutte le condizioni per smettere di vivere di menzogne e di rivelarsi senza
sentirsi giudicati o fuori posto. La relazione tra Agnese e Stefano si libera dalle
altrui paure. Sono entrambi davanti alla loro vita, assaporano la gioia di amarsi,
sperimentano paure, ma questa volta non sono degli altri ma loro, le scelte
gli vengono suggerite dalla vita. Per Agnese e Stefano comincia la vita: non si
torna più indietro. Potremmo andare a rileggere per un confronto il Vangelo
di Giovanni al capitolo 8, il giudizio severo dei contemporanei di Gesù sulla
peccatrice da lapidare. Potremmo andare a rileggere la Parabola del Padre
buono in Luca 15, per rasserenare il nostro giudizio sull’amore di Dio.
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