Il figlio può essere un barbaro
— 8 Agosto 2018
— pubblicato da Redazione. —
Il figlio può essere un barbaro.
Senza l’opera di trasmissione dei significati della vita, da una generazione all’altra, le nuove generazioni saranno solo dei barbari accampati nel nostro territorio.
Non capiranno, non conserveranno e non trasmetteranno più niente di quello che ha alimentato la vita dei loro avi.
E la vita perderà il suo fervore e il suo significato e il collegamento al nodo divino che unisce le cose.
Se mancherà questo, la nuova generazione si accamperà barbaramente nella città che ti avrà presa.
Quale gioia possono procurare a questi barbari i tuoi tesori?
Essi non sanno servirsene, poiché non posseggono la chiave del tuo linguaggio. Per quelli che sono emigrati nel regno della morte, questo villaggio era come un’arpa, e i muri, gli alberi, le fontane e le case avevano il loro significato. Ogni albero aveva la sua storia, ogni casa le proprie usanze e ogni muro era diverso per via dei suoi segreti.
Quando facevi la tua passeggiata era come se componessi un brano musicale, traendo il suono desiderato da ogni tuo passo.
Ma il barbaro accampato nel tuo villaggio non sa farlo vibrare.
Egli vi si annoia, e, nell’impossibilità di comprendere, abbatte i tuoi muri e distrugge i tuoi oggetti.
Per vendetta contro lo strumento di cui non sa servirsi, vi appicca il fuoco, che lo ripaga almeno con un po’ di luce.
Dopo di che si scoraggia e sbadiglia. Poiché è necessario conoscere quello che si brucia, perché la fiamma sia bella. Così la fiamma del cero acceso davanti al tuo Dio. Ma la fiamma stessa della tua casa non dirà nulla al barbaro poiché non è la fiamma di un sacrificio.
Perciò l’immagine di una generazione installatasi come un’intrusa nel guscio dell’altra mi ossessionava.
E mi sembravano essenziali quei riti che nel mio impero obbligano l’uomo a tramandare o a ricevere la propria eredità.
Io ho bisogno di abitanti nel mio impero, non di campeggiatori che non provengono da nessun posto.
Da: “Il figlio può essere un barbaro” in Cittadella
Fonte: Antoine de Saint Exupéry | BlogCostanzaMiriano.com
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