Le Chiese del Golfo della Spezia festeggiano giovedì prossimo 13 settembre il proprio patrono San Venerio. Per l’occasione, come sempre, la reliquia del santo, donata alla diocesi spezzina da quella di Reggio Emilia, sarà portata sull’isola del Tino, dove Venerio visse da eremita con altri monaci nel settimo secolo dopo Cristo.
Il programma delle celebrazioni inizia però lunedi con la Messa che il vescovo Luigi Ernesto Palletti celebrerà alle 18 nella antica pieve che proprio al santo Venerio è dedicata, ai margini del quartiere del Favaro: si tratta, come è noto, del più antico tempio cristiano ancora oggi esistente nel comune della Spezia. Mercoledì 12 settembre alle 17.30 si terrà invece la Messa solenne, sempre presieduta dal vescovo, nella cattedrale di Cristo Re, presenti il clero del Golfo e le autorità civili e militari. Al termine del rito, la reliquia e la statua lignea del santo, realizzata negli anni Cinquanta dallo scultore Teofilo Raggio, saranno portate in processione dalla cattedrale sino al Molo Italia, da dove, via mare, raggiungeranno Porto Venere. Giovedì 13 settembre, nonostante i vincoli militari e quelli provocati da recenti frane, sarà consentito l’accesso al pubblico all’isola del Tino, limitatamente al piazzale della Vela, dove monsignor Palletti celebrerà la Messa alle 11, per poi impartire la tradizionale benedizione alle imbarcazioni.
Anche quest’anno le celebrazioni sono coordinate dall’associazione “Pro Insula Tyro”, ora presieduta da monsignor Pier Carlo Medinelli, presidente del capitolo della cattedrale. La collaborazione tra autorità religiose e autorità militari (l’isola del Tino da vari decenni è zona militare) ha portato ieri l’altro, in occasione delle celebrazioni di quest’anno, ad un interessante convegno di studi, svoltosi nel salone del Museo diocesano della Spezia. Al centro del convegno, con il ricordo del santo eremita e dei suoi monaci svolto da Eliana Vecchi, c’è stata la recente ristrutturazione dello storico faro militare che sorge sulla sommità dell’isola, con un valore anche culturale: D’Annunzio, ad esempio, in una sua celebre lirica, “Meriggio”, si riferì al Tino proprio come all’”Isola del faro”. Il convegno è stato coordinato da don Cesare Giani. I lavori effettuati e le prospettive di utilizzo sono state illustrate dal capitano di fregata Stefano Gilli, del comando di “Marifari”.
E’ stato inoltre proiettato un video fotografico sull’isola a cura di Elisabetta Cesari.
Fonte: Avvenire/LaSpezia
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