La cultura in prima serata il sabato sera. È con questa scommessa che Rai 1 entra nel vivo della stagione televisiva autunnale. E lo fa con il celebre conduttore Alberto Angela, attraverso due progetti: “Stanotte a Pompei”, andato in onda sabato 22 settembre; e “Ulisse il piacere della scoperta”, che dopo 18 anni lascia Rai 3. A sancire il passaggio su Rai 1, un nuovo ciclo di 4 puntate che partirà il 29 settembre e che proseguirà ogni sabato sempre nella stessa collocazione oraria trattando temi culturali. Vatican News e Sir hanno intervistato Alberto Angela in occasione delle riprese di “Ulisse” in Vaticano.
Sabato in prima serata. “Per noi – afferma Alberto Angela – è una grande gioia e una grande responsabilità, ma arriviamo all’appuntamento forti dell’esperienza maturata fino a ora. A parte ‘Passaggio a Nord Ovest’, che c’è da 20 anni, e ‘Super Quark’ al quale lavoro dal 1994, penso soprattutto al ciclo ‘Stanotte a…’ e a ‘Meraviglie’. Diciamo che abbiamo capito come si può fare a lavorare in prima serata sulla rete ammiraglia. E porteremo al pubblico quello che il pubblico ha sempre voluto e sempre apprezzato”.
La Sistina e il Rinascimento al centro. La prima puntata di “Ulisse” ruota attorno alla Cappella Sistina, grazie anche alla collaborazione che il Dicastero per la Comunicazione, attraverso Vatican Media e con il supporto del partner Officina della Comunicazione, ha fornito alla Rai e in particolare al Centro di Produzione Rai di Napoli. Tema chiave il Rinascimento nell’ambito di un percorso che toccherà anche Roma, Firenze e Londra, per rievocare storie e personaggi legati a questo luogo straordinario nel cuore del Vaticano.
Le maestranze vaticane. Uno degli ingredienti di base della formula di questi progetti è senza dubbio l’assetto produttivo e quindi la cooperazione con le ‘maestranze’ vaticane, già sperimentata in altre circostanze, come ad esempio in occasione della fortunata puntata di “Stanotte a San Pietro” nel 2016.
“Chi conosce molto bene i luoghi – spiega Angela – sa anche in quale momento della giornata è meglio filmarli, quale momento offre più emozione per raccontare la sua storia, quali sono i movimenti di camera da fare. Sono scelte capaci di rendere molto più vivo un determinato luogo”.
Una familiarità necessaria per districarsi con sapienza in certi ambienti e per garantire elevati standard qualitativi.
La scoperta dei luoghi. Alberto Angela lo sottolinea più volte che è importante poter contare su un gruppo di lavoro ben rodato, come quello che si è costituito con l’appoggio delle istituzioni comunicative del Vaticano. “Quando c’è il sorriso dietro le telecamere – dice – il prodotto davanti è sicuramente molto buono. Si filma di notte, in luoghi dove d’estate non c’è l’aria condizionata, chiusi con un caldo torrido tremendo.
Si soffre tutti quanti assieme e magari chi sta a casa non se ne accorge, ma per noi resta qualcosa di esaltante. Devo dire che il piacere di fare riprese in questi luoghi unici al mondo equivale al piacere di scoprirli lavorando. Ho dei ricordi incredibili legati al Vaticano, ai Musei Vaticani, alla Cappella Sistina, alla Basilica di San Pietro, che non scorderò mai e che comunque cerco di restituire a chi è dall’altra parte dello schermo”.
Cultura & audience. Sulla base delle precedenti esperienze televisive firmate da Alberto Angela per Rai 1, la risposta del pubblico è stata positiva in termini di audience. “Altri Paesi, che pure hanno vocazioni illuministe, non mettono i programmi di scienza o di divulgazione in prima serata. Li mettono in seconda serata oppure di pomeriggio per i ragazzi. L’Italia è l’unico Paese che riesce a fare questo piccolo miracolo”.
La sfida per il futuro. Per Angela fare cultura in Italia è molto facile. “L’Italia – aggiunge – è il Paese con più siti Unesco al m ondo. E quindi vuol dire che gli italiani da generazioni riescono a fare delle cose che gli altri non riescono a fare.
All’estero il nostro è visto come un Paese dove la gente è simpatica, ma poco affidabile. Invece non è così. Basta girare per vedere cosa significa il nostro patrimonio culturale: quadri, monumenti, ma anche patrimonio che l’Unesco ha definito immateriale, come ad esempio la dieta mediterranea e adesso anche la pizza”.
L’identità del Paese. In questo modo, nonostante l’ambiente digitale abbia cambiato le tradizionali modalità di consumo, il mezzo televisivo sembra riscoprire la sua antica vocazione pedagogica e lanciarsi alla conquista di nuovi target. “Fare cultura in televisione – conclude Alberto Angela – significa aprire il baule di famiglia e ritrovare se stessi. Perché il nostro è un Paese come tanti che ha pregi e difficoltà, ma bisogna fare gioco di squadra come fanno all’estero. Quindi dobbiamo essere uniti e ciò che ci unisce è l’identità. E l’identità permette di riconoscersi nella cultura”.
Fonte: AgenSir.it