Finanziamento scuole paritarie. Su Repubblica l’economista Alessandro De Nicola ha proposto una dote da 3000 euro per ogni studente delle scuole cattoliche in quanto l’aumento del loro numero aumenterebbe il risparmio per le casse dello stato.
Non capita tutti i giorni di leggere un inno al finanziamento alle scuole paritarie sulle colonne di Repubblica. Pur vero che si trova a pagina 32 dell’edizione del 7 novembre, a commento della sentenza UE sull’ICI da recuperare dalle associazioni no profit, che i media hanno volgarmente tradotto come “Chiesa”.
L’autore del testo è Alessandro De Nicola, presidente del gruppo economico Adam Smith Society, avvocato e docente all’Università Bocconi di Milano. Si è mostrato oggettivamente preoccupato del fatto che l’incasso delle imposte sugli immobili da parte dello Stato possa mettere in crisi il mondo delle scuole paritarie: «Il problema che ora dobbiamo porci riguarda le conseguenze di tale provvedimento nei confronti delle scuole paritarie cattoliche (gli altri enti hanno una situazione simile ma non svolgono un servizio pubblico diffuso come gli istituti scolastici)».
Il versamento di tale denaro porterebbe infatti alla chiusura di molte di queste scuole, già in difficoltà a causa delle briciole versate dallo Stato italiano, unica eccezione europea. «Qui non si tratta di essere a favore o meno delle scuole confessionali», ha aggiunto, «ma di riconoscere il rilevante servizio pubblico svolto dagli istituti paritari, i quali, per essere accreditati, devono sottostare ad un sistema pubblico di controlli e verifiche. Senza asili nido privati, migliaia di famiglie non saprebbero dove sbattere la testa e i circa 900 mila alunni che frequentano le paritarie costano allo Stato 550 euro ciascuno mentre la spesa pro capite degli scolari degli istituti pubblici è di seimila euro».
L’economista bocconiano ha dunque confermato quel che da anni scriviamo: uno studente che frequenta le scuole paritarie costa allo Stato 550 euro, mentre uno studente che frequenta le scuole statali ne costa 6000 (in realtà 6800, dati 2014). «Se domani tutte le scuole paritarie cattoliche chiudessero è ovvio che le casse pubbliche avrebbero un aggravio di vari miliardi di euro all’anno», e non ci sarebbero posti per ospitare gli studenti.
Per questo De Nicola ha invitato a cogliere l’occasione della sentenza UE per modificare la situazione: «se si assegnassero borse da tremila euro a ciascun studente da poter spendere nei collegi paritari e questo raddoppiasse il loro numero di alunni non ci sarebbero “oneri aggiuntivi per lo Stato”, grazie ai risparmi di spesa per la scuola statale». Inoltre, una equilibrata concorrenza tra scuole (cosa che adesso non avviene) significa «innovazione, sforzo di migliorarsi e riconoscimento concreto che tra le libertà personali fondamentali, esiste anche la libertà educativa, controlli e curriculum approvati dallo Stato. L’urgenza di evitare la chiusura di centinaia di scuole potrebbe trasformarsi insomma in opportunità di miglioramento del nostro sistema scolastico».
Una riflessione più che valida ed inaspettata, sopratutto perché ospitata sulle colonne di un quotidiano che, tra gli altri, nel 2013 si fece portabandiera (fallendo) delle istanze laiciste in occasione del referendum sul finanziamento alle scuole paritarie indetto nel comune di Bologna. In ogni caso vorremmo rassicurare il prof. De Nicola, il governo non riscuoterà mai il denaro alle scuole cattoliche (sempre ammesso che non abbiano pagato l’ICI) in quanto è scattata la prescrizione, come spiegato dal giurista Giuseppe Della Torre. A ben vedere, come ha spiegato l’economista, non sarebbe nemmeno corretto non decidendosi a finanziarle adeguatamente, nonostante l’enorme risparmio che apportano alle casse pubbliche.
Fonte: UCCRonline.it