Disturbi del sonno, depressione, ansia, stress sociale: sono le conseguenze della smartphone-dipendenza che sempre più interessa anche i bambini, con conseguenze importanti sul modo in cui essi apprendono, giocano e interagiscono. E se gli adulti non riescono a “educare” all’uso consapevole, è la scuola che deve intervenire
Sette bambini su dieci, in Italia, preferiscono giocare al cellulare piuttosto che trascorrere quel tempo all’aria aperta o con gli amici. Un dato che deve allarmare e che non può non essere associato al fatto che anche moltissimi adulti mostrano chiari segni di dipendenza dai dispositivi digitali.
Certo, l’utilizzo dello smartphone non è da demonizzare in sé, ci sono anche aspetti positivi legati a un uso consapevole, ma i fattori di rischio sono notevoli, specialmente se sono gli adulti a non riuscire a gestire il processo “educativo” nell’utilizzo della tecnologia. Il ruolo della scuola diventa quindi fondamentale per riequilibrare l’uso distorto delle tecnologie digitali e prevenire i rischi legati all’abuso.
Le emozioni digitali
Nelle famiglie, nelle scuole, a casa, ormai non c’è contesto in cui nelle nostre mani non sia presente un cellulare. Questa situazione riguarda gli adulti, gli adolescenti e riguarda anche i bambini. I telefoni sono diventati quasi uno strumento di amplificazione nei gruppi di amici o di colleghi. Salendo in treno, andando dal dottore, si incontrano continuamente famiglie alle prese con pc, tablet e cellulari. Ma quali sono gli effetti del digitale sulla cognizione, sulle emozioni e sulle abilità comunicative-relazionali? Che cosa sta accadendo nelle situazioni educative?
Ormai sono noti molti degli effetti positivi del digitale su aspetti dell’apprendimento (come memoria, percezione, motivazione) soprattutto se questi strumenti sono guidati bene didatticamente.
Strumenti digitali, come nasce la dipendenza
Tuttavia, nonostante questi importanti aspetti positivi, non possiamo non considerare anche gli innumerevoli fattori di rischio legati all’utilizzo di strumenti digitali. In particolare, l’aspetto che più ci preoccupa è quello che interessa il sistema dopaminergico.
Le evidenze neurobiologiche mostrano come lo sviluppo di una “dipendenza” sia correlato ad una complessa interazione di sostanze chimiche del cervello, in primis la dopamina.
La dopamina è un neurotrasmettitore responsabile della motivazione e del comportamento alla ricerca di ricompensa, essenziale per il cambiamento neuroplastico, ovvero il processo che consente il formarsi di un’abitudine o di una dipendenza. Sembra dunque che ogni volta che il telefono suoni ed arrivi un messaggio o un like dai social network, si inneschi il sistema dopaminergico della ricompensa. Col passare del tempo, la dopamina viene rilasciata prima e dopo l’utilizzo dello smartphone, fino a quando ogni telefonata provoca un’impennata della produzione di questo neurotrasmettitore. La dopamina che precede l’azione motiva l’utente, creando il bisogno e l’urgenza di agire. Si determina così la necessità di controllare e utilizzare il telefono sempre di più per ottenere la stessa risposta cerebrale. Quando le abitudini si stabilizzano, automaticamente si entra nel meccanismo della dipendenza. Questo genera l’insorgere di una sintomatologia caratterizzata da ansia e stress, unita all’alterazione dei recettori sensoriali del sistema visivo, conseguente agli effetti della luce blu dello schermo.
Cellulare, disturbi del sonno e depressione
In aggiunta, a seguito della diffusa abitudine di utilizzare il cellulare prima di addormentarsi o durante la notte, sono sempre più presenti pervasivi disturbi del sonno (Thomée, Härenstam & Hagberg, 2011). Molto si è discusso anche della luce blu brillante degli schermi che, imitando l’effetto della luce solare, inibisce la produzione della melatonina, neurotrasmettitore fondamentale per un corretto equilibrio sonno – veglia (Toda, M., Nishio, N., Ezoe, S., Takeshita, T., 2015). Nelle situazioni di disequilibrio, a subire un’alterazione sono tutti i processi fondamentali che agiscono durante le ore di sonno, (come ad esempio quelli di “cleaning”) che pertanto, non riescono a dispiegare appieno i loro effetti. Inoltre, correlati a questi disturbi sembrano essere gli stati e le sintomatologie depressive associate all’utilizzo di smartphone nelle ore notturne (Lemola, Perkinson-Gloor, N., Brand, S., 2015). Infatti, sono ormai numerosi, gli studi che collegano un uso smodato dei device digitali all’aumento della depressione, specialmente tra gli adolescenti (Lemola et al., 2015; Morgan, C., Cotten, SR., 2003).
L’ansia da separazione da smartphone
Un ulteriore aspetto che caratterizza fortemente e ci permette di parlare di dipendenza da smartphone è: l’ansia da separazione. Con questo termine, ci si riferisce allo stato psicofisiologico che si prova quando non si ha la possibilità di essere connessi e utilizzare il proprio dispositivo. È infatti documentato scientificamente un aumento di stati d’ansia all’aumentare del tempo trascorso in assenza del proprio smartphone (Cheever, Rosen, Carrier, Chavez 2014; Lepp, Barkley, Karpinsky, 2014; Lee et al., 2014). In particolare, evidenze mostrano che se durante lo svolgimento di un compito cognitivo (ad esempio, fare un puzzle), è vietato rispondere al telefono, si rileva un minor livello attentivo e un aumento della pressione sanguigna, del battito cardiaco e dei livelli d’ansia. Se invece durante lo svolgimento dello stesso compito, gli utenti sono in possesso dei loro iPhone, non si registra nessun incremento di indicatori fisiologici e psicologici (Clayton, Leshner, Almond, 2015). In particolare, il dato relativo al minore stato attentivo, è in linea con numerose ricerche che ci dicono che utilizzare uno smartphone, o anche solo ricevere una notifica influenzi negativamente la produttività e l’attenzione al lavoro o a scuola (RJ Katz‐Sidlow, A Ludwig, S Miller, 2012; Levine, LE., White, Bowman M, 2007).
Smartphone e stress sociale
A questo quadro, in cui si parla di rischio e di fattori che ostacolano il benessere, si aggiunge lo stress sociale. Nato per facilitare la comunicazione e i rapporti interpersonali, lo smartphone se utilizzato in maniera eccessiva, sembra essere promotore dell’isolamento e della solitudine. Ricerche mostrano infatti, che utilizzare il cellulare soprattutto in contesti di condivisione e di scambio sociale (ad es. cenare con la propria famiglia o essere con il proprio partner), influisca negativamente sui rapporti familiari e amicali causando conflitti, negatività e stress (Hawi, N.S., Samaha, M., 2017; Westermann, T., Moller, S., Wechsung, I., 2015).
L’uso giornaliero dello smartphone
Questi dati mettono quindi in evidenza la presenza di sintomatologie e di problematiche legate ad un utilizzo non salutare e alla dipendenza dal cellulare. Le case di telefonia mobile hanno pubblicato dati relativi all’utilizzo giornaliero di smartphone. E’ stato stimato che per verificare la presenza di chiamate perse, messaggi o like ai social network, in media picchiettiamo, digitiamo e facciamo scorrere il telefono 2.600 volte al giorno e per gli utenti più assidui, 5.427 volte al giorno. Considerando che un giorno è composto da 24 ore, e in media 7- 8 ore sono dedicate al sonno, emerge con chiarezza quanto gli smartphone siano costantemente presenti nella quotidianità della società odierna (in media, circa ogni minuto).
Ormai il telefono è la prima cosa che si guarda al mattino e l’ultima prima di andare a dormire. Le ricerche ci dicono che gli adulti utilizzano i loro telefoni non soltanto durante le loro attività di vita quotidiana come ad esempio, nelle riunioni o a pranzo, ma anche quando sono in presenza dei loro figli (Winnick, 2016).
Gli adulti e l’uso non consapevole della tecnologia
Alla luce di tutte le evidenze sull’imitazione differita e della teoria della mente, è importante considerare le ricadute di queste abitudini comportamentali sui bambini. Intervenire affinché l’adulto non diventi “addicted” e quindi dipendente verso uno smartphone assume una rilevanza notevole, che un bambino sia controllato nell’utilizzo di device elettronici rappresenta una necessità, una conditio sine qua non. Utilizzare un dispositivo mobile in età adulta non è come farlo nella prima infanzia, ovvero quando il bambino è in un momento di crescita e di maturazione del processo neurale e sta strutturando le reti connettomiche del suo Sé. Inoltre, ad alimentare questa situazione di grande allarme, sono le sempre più diffuse situazioni educative in cui ad esempio genitori, per far mangiare il proprio piccolo o per parlare con altri adulti al parco giochi, trovano l’immediata soluzione nel chiedere aiuto ad una tecnologia digitale. Dunque, i primi a subire gli effetti di un uso non consapevole dei device elettronici sono spesso gli adulti stessi, che quindi non riescono a gestire il processo “educativo” nell’utilizzo della tecnologia.
Perché è importante acquisire consapevolezza? Perché questi meccanismi abituali e comportamentali determinano immediatamente una memoria ancestrale che produce dopamina e innesca dipendenza. I bambini dovrebbero giocare, trasformando un oggetto con il gioco simbolico del far finta. Questo è come milioni di anni evolutivi ci avrebbero detto di fare per quello che è il tempo giusto di questo gioco giusto. Le ricerche invece ci rivelano che i bambini utilizzano device elettronici per molte ore al giorno, tutti i giorni. L’utilizzo di tablet, smartphone, videogames, sta modificando il modo in cui bambini e adolescenti apprendono, giocano e interagiscono tra loro.
Il ruolo della scuola
Alla luce degli effetti positivi e negativi dei device digitali c’è da considerare che in Italia il 71% dei bambini preferisce trascorrere il proprio tempo libero utilizzando uno strumento digitale. Questo rappresenta un enorme campanello d’allarme non solo per i fattori di rischio sopraelencati, ma anche perché ci mostra che i bambini preferiscono uno strumento digitale, piuttosto che giocare all’aria aperta, incontrare amici e stare con le figure significative. Da qui emerge il ruolo decisivo della Scuola. La dipendenza dal sistema digitale nasce quando il processo non è sufficientemente guidato e supportato. C’è una situazione di rischio e di pericolo e bisogna combatterlo e prevenirlo con la piena consapevolezza. In questo la scuola ha una potenzialità immensa.
Fonte: Daniela Lucangeli – Laura Mattera | AggendaDigitale.eu