LA SPEZIA BRUGNATO SARZANA – Questa mattina la diocesi ha festeggiato i sette anni dall’istituzione dell’adorazione eucaristica perpetua nella cappella del Santissimo Crocifisso presso la chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta. Assente il vescovo Palletti per influenza, la Messa, allietata dal coro parrochiale, è stata celebrata dal parroco, mons. Ilvo Corniglia.
«Gesù riconosce la bellezza e il valore dell’amore umano e del matrimonio», ha detto il parroco commentando la pagina del vangelo odierno sulle nozze di Cana. «Secondo i profeti, il banchetto nunziale significava i beni che Dio avrebbe dato alla nuova famiglia e al suo popolo, un’abbondanza di vino buono. Cana è la rivelazione di Gesù. La pagina di vangelo non parla della sposa. Lo sposo è citato solo per ricevere il complimento di aver riservato il buono buono per la fine del pasto. Il vero sposo è Gesù, che dona vino nuovo e sovrabbondante – il Vangelo, l’Eucaristia, lo Spirito Santo -. “Non è ancora giunta la mia ora”, dice alla madre. La Sua ora è la Passione, morte e risurrezione. Gesù è lo sposo che arriva a dare la vita per noi, per la sua comunità».
La pagina del vangelo parla anche di Maria. «È lei a scoprire che il vino è venuto a mancare. Sì immedesima con sposi e organizzatori: “non hanno vino”, dice a Gesù. Secondo un detto medievale, “l’amore è occhio”. Maria vede il bisogno, ma non chiede al figlio il miracolo, gli espone la situazione. “Donna, che c’è tra me e te?” le risponde Gesù, facendole capire che Lui dipende esclusivamente da Suo padre, deve realizzarne il Suo progetto. Gesù, infatti, pensava ai beni messianici, e chiede a Maria uno scatto di fede, da madre a discepola. Maria accetta. Ella rappresenta il nuovo popolo di Dio, che rinnova l’Alleanza. E dice ai servi di fare quello che Lui dirà».
Che cosa significa questo per noi oggi? «Ogni volta che ci ritroviamo per l’Eucaristia, si rinnova Cana. È una festa di nozze dove ciascuno di noi è invitato e dove si rinnova il Vangelo e il dono di sé di Gesù nell’Eucaristia. Ci accorgiamo che c’è aria di festa? La nostra fede ha un sobbalzo? E questa festa rimane dentro di noi e nelle nostre relazioni? Maria ci insegna che cosa bisogna fare quando inizia a mancare l’amore: non mettersi a discutere, ma chiedere a Gesù o, a Maria, per la sua intercessione. E poi cercare di mettere in pratica quello che Egli dice. Gesù dice sempre qualcosa, a meno che non siamo completamente sordi».
Mons. Corniglia ha quindi ringraziato chi partecipa all’adorazione perpetua della Spezia, in particolare chi vi dedica settimanalmente una o piu ore del proprio tempo. «Ma basta anche poco, cinque minuti con Dio placano tante tempeste. Gli adoratori sono lì perché vogliono esprimere la propria comunione con Dio. Lo fanno a titolo personale, ma anche a titolo della comunità, e della diocesi. Chiediamo la grazia che l’incontro con Gesù e sette anni di adorazione provochino qualcosa dentro di noi».
L’adorazione eucaristica perpetua della cappella del Santissimo Crocifisso si svolge ininterrottamente, giorno e notte, dalla sera di domenica 22 gannaio 2012, quando fu istituita dal vescovo Francesco Moraglia, pochi giorni prima della nomina a patriarca di Venezia. Alcune centinaia di adoratori hanno uno o più turni alla settimana, coordinati dall’ammiraglio Francesco Andreuccetti. Sottolineando l’importanza, per tutta la comunità spezzina, dell’adorazione perpetua, Mons. Corniglia ha auspicato «fedeltà e nuove adesioni».
F. BELLOTTI