Il Boss che chiude i concerti con il “Padre nostro”
— 25 Febbraio 2019
— pubblicato da Redazione. —
di Giovanni Cichero
Mettiamo una sera ed una vecchia passione per un rocker americano … un pò di tecnologia domata grazie all’intervento di una ragazza (mia figlia) ben più preparata a destreggiarsi tra codici e collegamenti ed ecco servito Bruce Springsteen. Il non più giovanissimo artista americano, quello di The River, di Born in the USA e di Tougher Than The Rest (e tanti altri successi mondiali), ha deciso di passare qualche mese (230 date o giù di lì) in un teatro di Broadway.
Poco meno di 1.000 posti sempre tutto esaurito, due ore e mezza di canzoni e storie, la sua storia. Bruce, un palco la sua chitarra, il suo piano e la sua armonica, niente più. Anzi tanto di più. Mentre oramai stanco, non per la musica e le parole, ma per la giornata oramai finita (da tempo), la sorpresa e l’emozione più grande. Bruce sta per chiudere il concerto e dopo aver ripercorso il rapporto col padre e l’amicizia di alcuni suoi musicisti che non ci sono più, prende a parlare di un albero tagliato nel suo paese natale (sembrava dovesse esserci per sempre) e ricorda di quando bambino ripeteva suo malgrado, tutti i giorni alcune frasi, che oggi assumono per lui un diverso e più grande valore:
Our Father, who art in heaven,
hallowed be thy Name.
thy kingdom come,
thy will be done,
on earth as it is in heaven.
Give us this day our daily bread,
and forgive us our trespasses
as we forgive those who trespass against us.
And lead us not into temptation,
but deliver us from evil.
Amen.
Una preghiera sussurrata intensamente, il Padre Nostro, è lì dentro, sembra voler dire, che si trova tutto il sale della nostra storia. Bruce (the Boss) ora è anche una meravigliosa testimonianza di Vita (e di quello che hanno seminato le suore di St. Rose).
***
QUI il concerto per chi fosse abbonato a Netflix (la preghiera a 2 ore e 23 minuti circa)
Fonte: CostanzaMirianoBlog.it
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