I risultati di Verdi e sovranisti sono la reazione alla tecnocrazia liberal-democratica. Per cambiare le cose serve un cambio di modello
Le elezioni europee hanno mostrato due forze emergenti attraverso tutto il continente, con picchi in due importanti paesi fondatori dell’Unione Europea (Ue): i sovranisti e i Verdi. I sovranisti italiani (Lega e Fratelli d’Italia) rappresenteranno la più numerosa pattuglia di questa tendenza politica proveniente da un singolo paese nel nuovo Parlamento europeo, mentre in Germania i Verdi sono riusciti nell’exploit storico di diventare il secondo partito del paese, sorpassando i socialdemocratici.
Il fallimento della tecnocrazia
Apparentemente queste due aree politiche non hanno nulla in comune: i primi sono eurocritici i secondi sono europeisti, i primi stanno a destra i secondi a sinistra. La loro ascesa però è dovuta agli stessi motivi, è il sintomo di uno stesso fenomeno: il fallimento della tecnocrazia liberal-democratica, che è il sistema politico e l’ideologia di riferimento che dopo il trattato di Maastricht ha progressivamente risucchiato popolari e socialisti, ieri padroni del Parlamento europeo e oggi costretti a congegnare nuove alleanze per continuare a far parte della maggioranza parlamentare. La tecnocrazia liberal-democratica ha prodotto due fenomeni che sono sotto gli occhi di tutti: l’erosione del capitale ambientale e l’erosione del capitale sociale e storico. Liberare l’individuo dai vincoli di appartenenza familiare e comunitaria attraverso le leggi di emancipazione (divorzio, aborto, unioni civili e matrimonio omosessuale, fecondazione extracorporea, ecc.) e dai vincoli materiali della finitezza del Creato attraverso tecnologie al servizio della crescita economica illimitata e dei desideri illimitati dell’individuo ha posto le premesse di un collasso socio-politico ed ecologico.
Prezzi ambientali e sociali
Il prezzo della crescita del Prodotto interno lordo della Ue a 28 da 1.800 miliardi di euro nel 1995 a 4 mila miliardi nel 2018 e dell’individualismo istituzionalizzato attraverso leggi riguardanti la famiglia e la vita è sotto gli occhi di tutti. Il prezzo in termini di crisi ambientale è rappresentato da erosione dei suoli fertili, contaminazione delle acque, alterazioni climatiche, rischi di estinzione di specie animali (dalle api agli stock ittici), inquinamento atmosferico da polveri sottili, frane e alluvioni per eccesso di cementificazione dei territori. Il prezzo in termini sociali è altrettanto sciagurato: crollo delle nascite, aumento esponenziale delle nascite fuori dal matrimonio, boom di divorzi e del numero di famiglie formate da una sola persona, indebitamento pubblico insostenibile che è un’ipoteca sulla solidarietà fra le generazioni, crescita esponenziale della diseguaglianza economica fra i più ricchi e i più poveri, impoverimento e tendenziale scomparsa della classe media, crisi del welfare col taglio della spesa sociale, aumento delle tossicodipendenze e del disagio psichico, alti tassi di disoccupazione giovanile.
Risposte sbagliate
La risposta che il “sistema” sta cercando di dare a questi due ordini di problematiche è nota: da una parte impegni irrealistici sulla riduzione delle emissioni climalteranti, con costi economici esorbitanti destinati a ricadere principalmente sulla classe media già al bordo dell’asfissia (da cui reazioni come quella dei gilet gialli) e con nessuna prospettiva di soluzione del problema a causa del fatto che non esistono tecnologie applicate alle energie rinnovabili che permettano di mantenere lo stesso livello di consumo energetico odierno; dall’altra le politiche di austerity e a favore dell’immigrazione di massa viste come soluzione ai problemi economici, demografici e di sostenibilità del welfare, che alla prova dei fatti accentuano povertà, disgregazione sociale, conflitti culturali, rottura delle identità nazionali, impoverimento antropologico degli esseri umani trasformati in unità produttive intercambiabili e delocalizzabili a piacere.
Antropologia sbagliata
Il voto ai Verdi e ai sovranisti rappresenta la reazione all’incapacità delle élites di offrire soluzioni credibili ai problemi che esse stesse hanno creato sui due versanti presi in considerazione. Questi voti continueranno a crescere di numero nel prevedibile futuro, perché la tecnocrazia liberal-democratica non è in grado di correggersi: i suoi effetti perversi sono la conseguenza dell’antropologia sbagliata su cui si basa il suo modello di sviluppo. Anche prevedendo che sovranisti e Verdi avanzeranno proposte radicali per modificare i modi di produzione e le condizioni della coesione sociale, da sola la politica non potrà dare una risposta alle crisi che ci affliggono, anche perché Verdi e sovranisti non sono sufficientemente emancipati dalla visione antropologica prometeica che è alla base della tecnocrazia liberal-democratica che ci ha finora governati.
Cambio di modello
La risposta ha natura politica, ma non consiste principalmente nelle politiche dei governi nazionali o dell’Unione Europea, condizionate dai poteri finanziari, dalle lobbies e dal potere della magistratura; consiste piuttosto in un cambiamento di modello economico e di socialità fondata sui corpi intermedi che deve cominciare dal basso, in una sorta di Opzione Benedetto che deve riguardare il senso di appartenenza a un territorio, la cura e salvaguardia del Creato, la subordinazione delle tecnologie agli interessi della coesione sociale anziché a quelli del profitto e della crescita economica a tutti i costi, la valorizzazione dell’alleanza fra l’uomo e la donna nella famiglia, la venerazione dell’identità e della storia, la naturale propensione degli esseri umani all’amicizia e ai rapporti di buon vicinato in opposizione alla competizione senza limiti e alla frenetica mobilità delle masse umane attraverso il pianeta che le rende apolidi. Una prospettiva che ha la sua guida nella dottrina sociale della Chiesa e che si è arricchita e aggiornata lungo un itinerario che va dalla Rerum Novarum di Leone XIII alla Laudato Si’ di Francesco, passando attraverso la Sollicitudo Rei Socialis di Giovanni Paolo II e la Caritas in Veritate di Benedetto XVI. Senza una svolta di questo genere, non possiamo non aspettarci un collasso di civiltà.
Fonte: Rodolfo CASADEI | Tempi.it