«Va sfatato un pregiudizio, che la famiglia numerosa possa essere qualcosa di svantaggioso, che crea difficoltà, mentre si tratta di una grande risorsa perché, a parte che i figli sono il preziosissimo frutto del matrimonio, loro si integrano, si coeducano a vicenda, e si crea un equilibrio di affetti»: è quanto sottolineato dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, a margine della presentazione del libro Educazione orizzontale – Il mestiere delle sorelle e dei fratelli nelle famiglie numerose (Firenze, Edizioni Toscana Oggi, 2019, pagine 250, euro 12) avvenuta nel pomeriggio di ieri, mercoledì, a Roma presso il Centro internazionale famiglia di Nazareth. Il volume è frutto di una ricerca coordinata dall’Università cattolica del Sacro Cuore, sulla base delle testimonianze di una sessantina di giovani fra i 20 e i 30 anni, sia figli unici sia figli di famiglie numerose.
«Devo tutto alla mia famiglia — ha raccontato il porporato nel corso dell’incontro, parlando a braccio — durante la guerra ho sperimentato tutte le difficoltà, passando da un rifugio all’altro. Ho avuto una infanzia molto triste, andavo a scuola con bambini orfani, più tristi di me. Se siamo sopravvissuti lo dobbiamo alla condivisione, eravamo divenuti un’unica famiglia». «Ho capito — ha proseguito il presidente della Cei — che nella logica del Vangelo il dividere significa moltiplicare».
Il cardinale Bassetti ha anche ricordato un altro episodio della sua vita, quando da vicario generale stava preparando un gruppo di ragazzi per la cresima a Firenze nel 1993. «Uno di loro mi chiese cosa fosse un fratello — ha raccontato — era figlio unico. Pensai alla povertà esistenziale di questo ragazzo e così ho capito il Vangelo, quando Filippo dice a Gesù “mostraci il padre”. In un Vangelo apocrifo Cristo risponde: “Chi vede il fratello vede il padre”». «Nel fratello quindi — ha concluso il porporato — vediamo il volto di Gesù e del Padre».
Da qui l’appello del cardinale Bassetti a «ritornare a dire, anche nella catechesi, alle coppie che avviciniamo, che la famiglia è l’icona della Santissima Trinità più alta che si trova nella terra perché la famiglia costituita dal sacramento del matrimonio è l’immagine dell’unione che intercorre tra il Padre il Figlio e lo Spirito Santo e diventa la testimonianza concreta di questa unione nei genitori, nei figli, nella coppia che è la sua fonte nell’unità».
«Torniamo a dire che la famiglia è una piccola Chiesa domestica», ha poi chiesto il presidente della Cei, che ha sottolineato come «essendo piccola Chiesa i coniugi cristiani nei confronti dei figli hanno tutti i doveri della grande Chiesa, di santificare, di educare, di governare, di reggere la propria famiglia».
Nell’incontro è intervenuta anche Raffaella Butturini, una delle curatrici del libro insieme al marito Giuseppe e a Francesco Belletti, direttore del Centro internazionale studi sulla famiglia. «Oggi il senso di colpa fra le famiglie numerose è diffuso — ha osservato Butturini, membro dell’Associazione nazionale famiglie numerose — ci si sente come un fenomeno da carrozzone». Mentre le istituzioni «hanno associato l’idea della famiglia numerosa a quella di famiglia bisognosa, ci sono alcuni valori positivi all’interno della famiglia numerosa confermati dal fatto che i bambini di solito sono un punto di riferimento nelle classi», ha affermato. «Siamo una risorsa e non un peso per lo Stato», ha concluso Butturini, chiedendo a ogni famiglia numerosa di «andare in giro con la testa alta».
«Nei figli che hanno l’esperienza di una famiglia numerosa viene fuori quel senso di responsabilità, dato che non possono mai sfuggire dal contesto in cui vivono e si devono organizzare», ha affermato dal canto suo Francesco Belletti. Per esempio, ha specificato, «sanno litigare meglio perché non hanno scelta, e questo influisce anche sui rapporti con gli amici: loro non chiudono la relazione quando litigano».
«I figli di famiglie numerose hanno un atteggiamento di resilienza — ha aggiunto Raffaello Rossi, fondatore e direttore del Centro consulenza per la famiglia di Bologna — la loro abitudine è più “esserci” che “fare”. Per loro è più facile l’adattabilità al contesto sociale».
Fonte: Charles de Pechpeyrou | OsservatoreRomano.it