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A Dio Sgreccia, padre della bioetica cristiana

Convinto assertore della necessità dell’incontro tra etica e scienza, il cardinale Elio Sgreccia, morto ieri a 91 anni, ha dedicato la sua vita a difendere l’idea dell’oggettività dell’essere umano. Teologo e presidente della Pontificia Accademia per la Vita, è stato una colonna della bioetica cristiana nell’ambito del rapporto con il diritto: aborto, eutanasia, fecondazione assistita, sperimentazione sull’uomo, biotecnologie. Il suo ultimo appello per Charlie Gard. 

È venuto a mancare alla vigilia del suo 91esimo compleanno, il card. Elio Sgreccia. Una vita spesa per la bioetica, è morto nella sua casa di Roma stamattina. Teologo, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, aveva proseguito la sua attività in favore della vita dal concepimento alla morte naturale fino all’ultimo, partecipando in qualità di presidente agli incontri della Fondazione Ut Vita Habeant. Nato ad Arcevia, in provincia di Ancona, da una famiglia di contadini, Sgreccia si fece conoscere ed amare dai suoi studenti sin dagli anni Settanta, in qualità di assistente spirituale alla facoltà di medicina e chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Proprio in quegli anni cominciò a collaborare con la rivista “Medicina e morale di cui, in seguito, divenne anche direttore. Nei due decenni successivi legò il suo nome a quello del Centro e dell’Istituto di Bioetica della Facoltà di Medicina e Chirurgia della sede romana dell’Università del Sacro Cuore. Nel corso della sua attività scientifica, Sgreccia si distinse per aver rilanciato le istanze della teoria personalista in bioetica, con quel “personalismo ontologicamente fondato” contrapposto al personalismo soggettivista. Per spiegarne la differenza, così scrisse nel suo manuale più famoso: “Un’etica soggettiva avrà come risultato norme e valori che mutano con il soggetto e con il tempo. Invece, un’etica oggettiva fondata sul significato e sulla realtà oggettiva della persona umana avrà come risultato valori e norme oggettive indipendentemente dal soggetto e dal tempo“.

Convinto assertore della necessità dell’incontro tra etica e scienza, dedicò la sua vita a difendere l’idea dell’oggettività dell’essere umano. San Giovanni Paolo II, che nel 1994 istituì la Pontificia Accademia per la Vita, lo volle sin da subito come vice-presidente dell’organismo di cui, poi, divenne presidente nel 2005. In questa veste, Sgreccia si fece conoscere ed apprezzare per l’impegno incessante nella difesa  integrale della vita umana, non esitando ad intervenire con chiarezza sulle questioni divenute di più stretta attualità nell’ambito del rapporto tra bioetica e diritto: aborto, eutanasia, fecondazione assistita, sperimentazione sull’uomo, biotecnologie.

Da vice-presidente e poi da presidente (fino al 2008) della Pontificia Accademia per la Vita non lesinò appelli, osservazioni ed appunti ai legislatori per richiamare sempre e comunque all’esigenza di salvaguardare gli irrinunciabili valori umani. E non fece mancare la sua voce autorevole nemmeno dopo aver lasciato l’incarico: tra i suoi interventi, vale la pena ricordare i suoi “10 punti” sul caso di Charlie Gard, il neonato inglese al centro di una “battaglia” legale tra i genitori e l’ospedale per l’interruzione della respirazione artificiale. Il suo documento, uscito nel momento in cui i fedeli di tutto il mondo invocavano – quasi con disperazione – una presa di posizione della Chiesa sulla vicenda per condannare senza ‘se’ e senza ‘ma’ l’eutanasia pediatrica, ebbe il grande merito di ricordare la grandezza e la chiarezza della dottrina.

Tra i tanti passaggi di quel testo, vale la pena ricordare come Sgreccia denunciò “l’ambivalenza di chi, nel rivendicare la libertà di accesso totale ed indiscriminata all’eutanasia, basandola sull’esclusivo predominio dell’autonomia individuale, nega allo stesso tempo quell’autonomia decisionale in altri casi, come quello in esame, dove si ritiene che siano legittimati a decidere i soli medici, senza coinvolgimento alcuno dei genitori”.

Tra i tanti meriti che vanno attribuiti all’esimio studioso, fatto cardinale da Benedetto XVI nel 2010, anche quello di aver dato l’idea di creare un’associazione che si occupasse della sepoltura dei bambini non nati; fu così che nacque la “Difendere la Vita con Maria” che negli anni ha contribuito a migliaia di sepolture dignitose. L’eredità più importante che ci lascia il cardinal Sgreccia si può ricavare dal suo grande manuale di bioetica: “Rispettare la verità della persona nel momento della vita nascente – scriveva lo studioso – vuol dire rispettare Dio che crea e la persona umana così com’Egli la crea; rispettare l’uomo nella sua fase finale vuol dire rispettare l’incontro dell’uomo con Dio, il suo ritorno al Creatore, escludendo ogni altro potere da parte dell’uomo”. Riposi in pace e vegli sulla Chiesa.

Fonte: Nico SPUNTONI | LaNuovaBQ.it

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