In determinati periodi dell’anno solare riemerge un rigurgito di interesse per l’anno scolastico: a settembre, per l’inizio farraginoso, a corto di docenti; a Natale, per le polemiche sui Presepi e le canzoncine bandite per la rima in “ù”; ai primi di giugno per il finale rocambolesco (bocciature di mezze classi alla volta, tavoli che volano dalle finestre…). La scuola pubblica italiana è in sofferenza…per i 9 decimi che frequentano la pubblica statale, ma anche per il decimo restante che ha scelto (potendolo fare, perché purtroppo i poveri non hanno potuto) la pubblica paritaria.
Purtroppo non tutti i genitori sono liberi di scegliere il tipo di educazione pubblica che desiderano, se non hanno i mezzi per pagare sia le tasse allo Stato per la scuola pubblica statale, sia le rette alla pubblica paritaria che allo Stato costa, tutta insieme, per quel famoso decimo degli studenti che la frequenta, 500 milioni di euro all’anno. Quanto costano allo Stato i restanti 9 decimi dei suoi studenti nelle pubbliche statali? Sono precisamente, dice il MIUR, 7.682.635…, dunque più di 57 miliardi di euro! Sconfortante, se si guardano i risultati, fatte le debite eccezioni. Infatti nella scuola pubblica statale ci sono docenti e dirigenti eroici, che lavorano senza risparmiarsi, si occupano nel modo migliore che possono dei ragazzi e che…hanno lo stesso stipendio di quelli che nulla fanno nulla, o fanno danno… Gravissima ingiustizia, ma chi controlla? E chi provvede? Il ruolo di “controllore” spetta sempre allo Stato, che però, nel caso della scuola pubblica statale, è anche il “gestore”. Quindi, il gestore (lo Stato) chiude occhi e orecchi… E’ l’evidenza.
Dunque c’è qualcosa che non quadra: 1) lo spreco delle risorse; 2) l’incapacità dello Stato di controllare quello che lui stesso gestisce; 3) la mancanza di consapevolezza e senso critico degli italiani; 4) l’impossibilità – da parte del genitore – di scegliere la buona scuola pubblica (statale o paritaria) che ritiene giusta per il proprio figlio, come è scritto nella Costituzione e nella Dichiarazione dei Diritti umani. E come succede in tutti i Paesi europei, tranne Grecia e Italia… Si pensi inoltre al disabile, che cambia prof. di sostegno ogni anno e che se lo vede quasi sempre usato come supplente… i genitori sarebbero felici di iscriverlo alla pubblica paritaria… ma non possono. E neanche la scuola può riceverlo: come paga il prof. di sostegno? Lo fa pagare ai genitori degli altri alunni? Iniquo. Spetta sempre allo Stato provvedere al disabile.
Ad oggi, lo Stato non può più spendere neppure una lira per la scuola pubblica, sia statale che paritaria, entrambe destinate – per motivi diversi – al collasso. Il costo standard di sostenibilità per allievo è un nuovo modo di calcolare le spese scolastiche nella scuola pubblica paritaria e statale e rispetta la libertà di scelta della famiglia. Questo costo è una “quota pro capite” che lo Stato deve anzitutto calcolare correttamente (è stato fatto!) e poi darla all’alunno e alla famiglia, che lo assegnano alla scuola prescelta. In soldoni: il finanziamento spetta all’allievo e alla famiglia (che paga fior di tasse allo Stato) e, di conseguenza, quest’ultima lo assegna alla scuola pubblica – statale o paritaria – che preferisce. Chiaro che per l’alunno disabile la quota pro capite sarebbe maggiore, a seconda della gravità della patologia. Ovviamente, la scuola, per essere scelta e ricevere la “quota capitaria” dalla famiglia, deve essere appetibile, evitare sprechi, fare attenzione che i prof. siano veri professionisti, curare tutti gli aspetti importanti della vita scolastica. Se il genitore non potesse scegliere, esisterebbe solo la scuola pubblica statale, come nei regimi totalitari.
Fonte: Anna Monia ALFIERI | InTerris.it