In un paese che versa in condizioni difficilissime Alejandro Marius ci racconta come si può coltivare la speranza. L’esperienza di Trabajo y Persona
Dopo che la prospettiva della caduta del regime di Nicolas Maduro non è sembrata più imminente, il Venezuela è uscito dalla prime pagine dei giornali italiani e dalle notizie di apertura dei telegiornali. Per restare aggiornati sulla catastrofe economica, sociale e umanitaria che ha colpito il paese latinoamericano bisogna cercare le informazioni sui siti specializzati in lingua spagnola o in inglese. Così si viene a sapere che quest’anno si sono già verificati 23.860 black-out elettrici, che il 95 per cento dei venezuelani non può più contare su forniture continue di acqua potabile, che il salario minimo mensile è inferiore all’equivalente di 5 euro, mentre una famiglia avrebbe bisogno di una cifra 30 volte più alta per fare la spesa e vivere, che prodotti di base come zucchero, farina, carta igienica sono spesso introvabili per giorni.
Rivedere le stelle
Così quando si viene a sapere che un venezuelano (di origini italiane) parlerà in un incontro pubblico in Brianza ci si aspetta un grido di dolore e un appello alla coscienza dell’opinione pubblica di tutto il mondo. E invece no. Alejandro Marius, fondatore e presidente di Trabajo y Persona, nel salone di una parrocchia di Giussano ha parlato di “Un irriducibile desiderio di bene”. Non ha riservato nemmeno una frase o un pensiero alla crisi politica in corso, ma ha raccontato quella che, con un termine oggi di moda, molti definirebbero una storia di resilienza. «Qualche tempo fa a Caracas c’è stato un black-out che ha colpito tutta la città, una capitale di due milioni di abitanti. Ci siamo sdraiati sul prato del condominio a guardare il cielo: non avevo mai visto una stellata così bella, di una bellezza che illuminava dentro, nell’anima»
Cosa fa Trabajo y Persona
La persona che dice questo non è un sognatore propenso a evadere dalla triste realtà, ma un manager che ha rinunciato a una carriera internazionale per creare, dieci anni fa, un’opera sociale impegnata ad affermare la dignità della persona e del lavoro attraverso corsi di formazione alle professioni e all’imprenditoria. Trabajo y Persona opera in 14 regioni del Venezuela in partnership con attori locali. Non dispone di propri centri di formazione, ma collabora con quelli esistenti e facenti capo a scuole salesiane, università, Camere di Commercio, aziende locali o multinazionali, ecc. Forma parrucchiere, falegnami, capi officina meccanici, cioccolatai e, ultimamente, badanti: «A causa dell’emigrazione che negli ultimi anni ha trasferito tanti di venezuelani all’estero, in Venezuela ora esistono molti anziani che vivono soli e campano coi soldi che figli e nipoti gli inviano da fuori. Loro hanno bisogno di assistenza, e chi fosse in grado di dargliela riuscirebbe a guadagnarsi da vivere in questa maniera: per questo abbiamo cominciato a formare badanti».
Far venire fuori il meglio
Laureato in ingegneria elettronica, Marius ha lavorato fino al 2009 per compagnie internazionali come Alcatel e Pirelli, trascorrendo periodi sempre più lunghi lontano da casa. «Non ero veramente più un cittadino del Venezuela, e più in generale cominciavo a non sapere più chi ero per la famiglia, per gli amici, per i compagni di lavoro. La vita è vocazione, ma se non ti fai mai domande non arrivi a capirlo. L’aiuto decisivo mi è venuto da una monaca, madre Cristiana Piccardo del monastero trappista di Nostra Signora di Coromoto. Ha cominciato lei a farmi tante domande, così mi ha insegnato a farle a me stesso. Con lei ho scoperto la mia vocazione, la vocazione di un uomo al quale piace lavorare con gli altri, educare, mettere insieme le persone, vagliare i loro desideri e fare venire fuori il meglio».
Io servo il bene comune così
Così nel 2009 Alejandro dà vita a Trabajo y Persona, in un momento in cui la vita per le imprese in Venezuela diventa durissima per il clima politico dominante. «L’unico possibile modo di cambiare in meglio la politica di un paese è cambiare le persone, senza strumentalizzarle per il discorso di potere dell’uno o dell’altro partito, ma offrendo loro le opportunità che fino a quel momento non hanno avuto. Non puoi vivere bene col tuo benessere conquistato se intorno a te la gente vive male, senza lavoro e senza dignità. Se non fai qualcosa tu, prima o poi qualcuno strumentalizzerà il bisogno di quella gente per i suoi interessi. Io servo il bene comune così, offrendo la possibilità di una risposta alla domanda di bene che c’è nelle persone, insieme a 30 operatori che agiscono in tutto il Venezuela. L’esperienza religiosa che faccio mi dà questa apertura al reale, quello rappresentato dal bisogno delle persone e quello rappresentato dalle stelle».
La scuola e i contrabbandieri
Funziona? Ad ascoltare gli esempi che fa Marius parrebbe di sì: «Nella selvaggia regione di confine della Guaira collaboriamo con una scuola agro-zootecnica salesiana. Lì vicino gli studenti vedono passare persone impegnate nel contrabbando di carburante con la confinante Colombia. In una giornata, questi ultimi guadagnano una somma pari a tre volte lo stipendio minimo mensile venezuelano. Ma nessuno degli studenti si sogna di abbandonare la scuola per dedicarsi al contrabbando, anche se è più remunerativo: non vogliono rinunciare ai programmi che abbiamo messo a punto per loro, sono attratti irresistibilmente dal rapporto che abbiamo creato con loro».
Il popolo, il canto, il lavoro
L’ultima trovata di Trabajo y Persona è stata quella di lanciare un disco-libro di “musica di lavoro” venezuelana trasformando uno spiantato chitarrista jazz in un produttore musicale. «Era da un po’ di tempo che ci dicevamo: “dobbiamo fare qualcosa che riguardi la cultura”. Poi un giorno ho letto un verso di un poeta polacco, Kyprian Norwid: “la bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere”. È stata una folgorazione. Conoscevo José Francisco Sanchez, un giovane chitarrista jazz che non riusciva più a mantenere se stesso e la famiglia suonando e insegnando a suonare. Voleva emigrare a New York per tentare lì la fortuna. Gli ho detto: “Non farlo, resta qui. Faremo un disco coi migliori artisti venezuelani raccogliendo brani musicali tradizionali che hanno per tema il lavoro e sono cantati sul posto di lavoro. Tu sarai il produttore”. Si è entusiasmato, ha preso sul serio la proposta e ha contattato una trentina di musicisti, fra i quali il grande Aquiles Baez, il più famoso chitarrista venezuelano. Abbiamo registrato il disco in Venezuela fra mille difficoltà, a causa dei continui black-out elettrici, e lo abbiamo prodotto e pubblicato grazie agli amici italiani di Itaca Edizioni insieme con un libro di testi. Il cofanetto si intitola “Venezuela – Il popolo il canto il lavoro” e lo presenteremo e metteremo in vendita a Rimini il prossimo 20 agosto, all’interno del Meeting di Rimini».
Più fortunato di voi italiani
Ci saranno anche Sanchez e Baez, che la sera del 22 agosto animerà un concerto gratuito nell’area piscine della Fiera di Rimini. La scommessa sulla bellezza che entusiasma al lavoro e per questo aiuta a risorgere sembra a un passo da un pieno successo. Qualcosa che dal Venezuela non ci si aspetterebbe. «Noi siamo più fortunati di voi italiani, perché la realtà ci sfida continuamente a riconoscere e affermare il senso della vita, non corriamo il rischio di sprofondare negli psicologismi», conclude Alejandro con tono quasi beffardo. «Non ho bisogno di tanti discorsi per giustificare la mia vita. Mi basta raccontare quello che vivo, e il significato vien fuori da sé spontaneamente. Agli amici italiani ricordo spesso una citazione di Alexis Carrel che don Giussani ripeteva sovente: “Molto ragionamento e poca osservazione, conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”».