George Soros non è solo una delle 30 persone più ricche al mondo, ma è anche un intellettuale il cui punto di riferimento è tuttora Karl Popper. Il quale sognava una «società aperta» in cui vi fosse tolleranza per tutti… tranne per chi crede nella verità, da lui negata. E oggi Soros, con la sua Open Society, sta realizzando il sogno del suo docente, accantonando il Logos in favore di una società informe e senza identità, dove ogni realtà, perfino la più immorale, è ben accetta.
L’anno scorso, l’anniversario del Sessantotto è passato – chissà perché – decisamente in sordina; la stessa fine rischia di farla l’anniversario dell’Ottantanove, anno della caduta della «cortina di ferro». Credo che sia giusto ricordare, se non proprio l’autore, il catalizzatore del processo che portò alla fine del comunismo: George Soros (György Schwartz).
Proprio così, Soros è stato il regista della fine del comunismo, come lui stesso spiega nel suo libro Underwriting democracy (2004); e come conferma il ghostwriter di papa Francesco, Jeffrey Sachs, in The end of poverty (2005).
Soros è accusato di essere un cinico speculatore, forse non del tutto a torto. Alcuni ricordano, ad esempio, un’intervista del 1998 nella quale ammette cinicamente di avere – lui, ebreo – confiscato i beni degli ebrei ungheresi durante l’occupazione nazista; e di non provare, per questo, alcun senso di colpa [https://www.youtube.com/watch?v=npvHhGZTSXo, dal minuto 8.30]. Per quanto riguarda le speculazioni, sarà sufficiente citare quelle del 1992 contro la sterlina e la lira; queste operazioni gli fruttarono miliardi di dollari e una laurea honoris causa in economia presso l’Università di Bologna.
Attualmente, Soros è considerato una delle trenta persone più ricche al mondo. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che Soros è anche un intellettuale, laureato in filosofia presso la London School of Economics; e che il suo maestro e – ancor oggi – punto di riferimento fu il celebre epistemologo ebreo Karl Popper (insieme, nella foto in basso).
Il contributo più importante di Popper al metodo scientifico è il celebre «principio di falsificabilità». Di cosa si tratti, è presto detto. Da Galileo in avanti, un’affermazione scientifica è tale se può essere verificata sperimentalmente. Lo scienziato avrà quindi cura di fornire tutte le informazioni necessarie per replicare le sue osservazioni; se la replica fornisce gli stessi risultati, l’affermazione si può considerare verificata. Secondo Popper, invece, l’uomo non è in grado di cogliere alcuna verità. È inutile, quindi, cercare di verificare un’affermazione; al massimo, è possibile falsificarla, cioè dimostrarne la falsità. Perché la verità non esiste.
Le conseguenze politiche di queste idee furono tratte in un libro intitolato La società aperta e i suoi nemici. In questo libro Popper spiega come la storia dell’umanità sia un lento passaggio da una «società chiusa» (dogmatica, intollerante, ancorata all’idea di verità) a una «società aperta», nella quale valori, visioni del mondo, fedi religiose coesistono, competono, muoiono e nascono. In una società aperta, infatti, non c’è nulla di definitivo, tutto è in continuo cambiamento (clicca qui). Ogni idea, ogni realtà è ben accetta, persino le più strampalate e immorali. Tolleranza per tutti, quindi; tranne… per gli intolleranti. Per coloro, cioè, che credono nella verità, che si fanno portatori di valori assoluti validi per chiunque. Essi e le loro idee vanno soppressi, se necessario anche con la forza: affermare la verità è un crimine come l’assassinio, il rapimento e la tratta degli schiavi.
Bene: lo scopo di Soros, il motivo per cui sta accumulando tutte queste ricchezze, è realizzare la società aperta di Popper. Non a caso, la sua più importante fondazione «filantropica» si chiama Open Society Foundation (OSF), Fondazione per la Società Aperta. E questo è il motivo per cui la OSF finanzia l’immigrazione clandestina in Europa (clicca qui).
L’Europa è la terra plasmata dal Logos, Colui che era in principio e che si definì come «la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6). Bene, Soros sta «aiutando» il vecchio continente a completare la sua transizione da «società chiusa», fondata su una Verità eterna, universale; a «società aperta», informe, senza cultura né identità. Una società tollerante, nella quale – spiega Soros – tutto è oggetto di contrattazione tra individui, senza limiti né interferenze da parte di alcuna autorità morale; una società classista, nella quale tutto è in vendita e nella quale tutto è possibile («eutanasia, ingegneria genetica e il lavaggio del cervello»), senza valori né relazioni stabili. In poche parole, è lo stesso Soros ad affermarlo: il Brave New World di Aldous Huxley.
Fonte: Roberto MARCHESINI: LaNuovaBQ