Ares ripubblica quello che è ormai un classico della letteratura
Quarantatre’ anni, oltre un milione di copie vendute nel mondo, traduzioni in 22 lingue, innumerevoli ristampe: sono i numeri che fanno la storia di un libro che ha fatto storia. “Ipotesi su Gesù”, di Vittorio Messori, uscito nel 1976, non ha mai smesso di essere letto, discusso, studiato, imitato.
Però da qualche anno era scomparso dai cataloghi della Sei, la storica casa editrice dei salesiani che lo aveva pubblicato, nel frattempo “assorbita” in un più ampio gruppo editoriale. Molti hanno scritto all’autore lamentandosi del fatto che non riuscivano più a trovare il libro in vendita, che non era giusto dover contare solo su vecchie copie o su qualche fortunato ritrovamento o prestito. Così Messori, come racconta in prima persona, decide di far ripubblicare il testo e sceglie l’editore Ares.
E in questi giorni, appunto dopo 43 anni, esce la nuova edizione di “Ipotesi su Gesù”: qualche limatura, un capitolo soppresso, un altro aggiunto e per il resto tutto rimane esattamente uguale a quanto uscì nel ’76, senza che si sia deposto, per così dire, un solo granello di polvere su queste pagine. Che oggi risultano di stringente attualità, perché sempre viva risuona, la domanda che l’uomo rivolge alla figura che spaccato in due la Storia: Chi sei Tu? E da quella domanda è cominciata la lunga ricerca dell’autore, cominciata con quel saggio e dipanatasi, nel tempo, in centinaia e centinaia di pagine.
Per molti adolescenti quel libro è stato una specie di scandaglio, per sondare le acque agitate della giovinezza, in quei turbolenti anni Settanta, e per scoprire le ragioni di una fede che quasi nessuno si premurava di aiutare a crescere. Per molti adulti, e persino per molti religiosi, come aveva potuto constatare ” con amarezza” lo stesso autore, il libro rappresentava una scossa, l’incitamento a “parlare di nuovo di Gesù”, di rimetterlo al centro della propria vita. Come poteva ottenere un simile risultato un saggio e per di più scritto da un laico? Come riuscivano quelle parole raggiungere tanti, che si sentiva disorientati e soli, anche quando ascoltavano i sacerdoti in chiesa? Eppure era accaduto, e accade ancora.
Un successo reso ancora più clamoroso e sorprendente perché nato dal passaparola tra i lettori, non certo per la pubblicità che se ne era fatta. Certo, è arrivato anche il momento dei dibattiti, delle polemiche, delle curiosità e delle contrapposizioni. Intanto il libro tracciava la sua lunga strada e penetrava concretamente nella vita dei lettori. Grazie a “Ipotesi” nel nostro Paese venne rilanciato il genere dell’apologetica e Messori diventò uno degli scrittori e intellettuali italiani più letti e conosciuti.
“Di Gesù non si parla tra persone educate. Con il sesso, il denaro, la morte, Gesù è tra gli argomenti che mettono a disagio in una conversazione civile. (…) È irrimediabilmente tabù”. In questo modo fulminante inizia “Ipotesi”. Era vero nel 1976. Ed è così anche oggi? Possiamo constatare che è ancora così, solo che nel frattempo, se possibile, di Gesù e della sua presenza, nonché della sua vicenda terrena, si parla ancora meno, se non per uso strumentale, polemico, politico.
In numero crescente sacerdoti e religiosi tendono a seguire i dettami del “polically correct”, o meglio della nuova parola d’ordine della cultura globale: inclusione. Bisogna “includere” tutti, e per fare questo, si ragiona, non bisogna calcare troppo su quello che divide, che fa problema, che non può essere accettato da tutti. E Gesù che cosa rappresenta? Può essere inclusivo o meno, parlare di Lui? Meglio non insistere, meglio rendere questa figura il più fluida possibile, un bel simbolo in grado di piacere, non di scandalizzare. I rischi del relativismo sempre più pervasivo, le secche di una fede-fai-da-te e di una dottrina diluita, se non negletta, rendono dunque difficile il percorso del credente, il suo diventa un viaggio nel mondo pieno di ostacoli.
Messori affronta questo viaggio con umiltà e insieme con entusiasmo, con il rigore dello storico unito alla passione dell’uomo che sa che in gioco non c’è semplicemente la riuscita di un buon libro e di una brillante ricerca, ci sono la verità e il senso stesso della propria esistenza. Rifiuta la prospettiva del relativo, dell’accomodante. La rovescia totalmente, trasformandola in quella dell’ et-et, non dell’ aut-aut, che la fede autentica rivendica, questa si’ vera inclusione, ma nel senso che la realtà tutta viene illuminata, nulla risulta censurato, le contraddizioni ritrovano un senso, una logica.
L’autore fa piazza pulita di preconcetti, di frasi fatte, dice con chiarezza che la conoscenza diretta di Cristo è sempre più scarsa, così come scarseggia la lettura del Vangelo. Anche se si accumulano da secoli volumi e non ci si vergogna di affrontare dibattiti pubblici mostrando l’evidente ignoranza sulla storia di Gesù e su quella della Chiesa. In realtà, nella vita di tutti i giorni il nome di Gesù viene pronunciato con riluttanza.
Leggendo, o rileggendo, questo libro, invece, quel nome torna a farsi vivo, forte, un richiamo appassionante. Nelle sue pagine, spiega Messori nell’introduzione alla nuova edizione, “mi ritrovo ancora, senza dubbi ne’ pentimenti: grazie a Dio, i 43 anni trascorsi non hanno intaccato la mia fiducia nella veridicità dei Vangeli. Anzi, l’approfondimento degli studi mi ha confermato la verità del grido appassionato di Riccardo di San Vittore, il grande teologo benedettino, col quale termino il libro. Un grido che mi pare sintetizzare la conclusione del mio lavoro di scavo nel mistero del Cristo : Signore, se il nostro è un errore, sei tu che ci hai ingannato “.
Fonte: ACIstampa.com