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Tre Madonne per Milano

Vengono da Pozzuoli, da San Gimignano e da San Pietroburgo. Sono tre dipinti ora presenti nella città lombarda. Tre momenti diversi dell’Incarnazione del Signore, che rendono visibile la tenerezza di Dio per l’uomo

Una arriva da Pozzuoli, un’altra da San Gimignano, una terza arriva, ma sarebbe più corretto dire che “torna”, da San Pietroburgo. Sono tre celebri Madonne che popolano il Natale di Milano, cioè della città più disincantata e moderna d’Italia. Presenze che moltiplicandosi si rafforzano e portano allo scoperto desideri e attese insospettate: accade che nella secolarizzatissima Milano, le persone a migliaia si mettano in fila per ammirare immagini di Maria. È un rito che si ripete ogni anno con l’esposizione gratuita che il Comune offre alla città portando un capolavoro a soggetto natalizio a Palazzo Marino. Ma quest’anno la Madonna, com’è detto, s’è fatta addirittura in tre.
Filippino Lippi, Annunciazione (1482), ora a Palazzo Marino, Milano, fino al 12 gennaio
Seguendo un ordine cronologico di arrivo, la prima è quella proposta dal Museo Diocesano. È un’opera della più nota pittrice della storia, Artemisia Gentileschi, arrivata dalla Cattedrale di Pozzuoli. Il soggetto è un’Adorazione dei Magi; la tela è di grandi dimensioni, e quindi giganteggiano proporzionalmente anche i tre re che sembrano quasi ruotare attorno alla figura assai più esile di Maria. È un quadro che nei toni un po’ ombrosi, quasi da vicolo, e nell’impeto, comunica uno spirito molto napoletano. La Madonna è una popolana dal volto bello e affilato, con i capelli raccolti all’indietro, che liberano collo e guance, proprio come piaceva a quel punto di riferimento per tutti che era stato Caravaggio (Artemisia aveva dipinto quest’opera nel 1634). È una Maria minuta, con gli occhi socchiusi come se sperimentasse un’indicibile dolcezza nel porgere il Figlio ai tre stranieri venuti ad omaggiarlo. Noi, davanti a questa grande tela ci sentiamo come il primo dei tre re, quello in primo piano, che alza e spalanca lo sguardo, calamitato proprio da quella dolcezza che disegna l’atteggiamento di Maria: e quella sua figura un po’ fuori scala sembra dar le dimensioni dello stupore che lo ha pervaso.

C’è una Maria che a Milano torna. È la Madonna Litta, che arriva dall’Ermitage ed è esposta al Museo Poldi Pezzoli. Arriva con l’etichetta di Leonardo da Vinci, anche se gran parte della critica la riferisce a Boltraffio, uno degli allievi che meglio avevano assorbito la lezione del maestro. Di chiunque sia è un’immagine di una perfezione folgorante. Maria allatta il Bambino all’interno di un edificio che spalanca le sue finestre su un bellissimo paesaggio delle Prealpi lombarde, tutto dipinto su una scala di azzurri. Il quadro infatti risente dello stile introdotto e sperimentato da Leonardo nella fase centrale della sua lunga permanenza milanese, intorno al 1490. È un’immagine che ha avuto una grandissima fortuna, come testimoniano le decine di copie e derivazioni in circolazione e le tante incisioni.

Nell’Ottocento era entrata nelle collezioni dei duchi Litta, che ne facevano vanto nel sontuoso palazzo in Corso Magenta. Poi, nel 1865 lo zar Alessandro II la comperò e la portò a Pietroburgo. Anche in questo caso l’asse degli sguardi è quello che “costruisce” il quadro e ne spiega anche il fascino. Il primo è lo sguardo intenso di Maria; uno sguardo che si abbassa e che letteralmente s’imbeve di suo Figlio. L’altro è proprio lo sguardo del Bambino che inaspettatamente si rivolge verso di noi e quasi ci chiama dentro il quadro: non siamo più semplici osservatori, ma siamo chiamati ad essere parte di questa familiarità di rapporti.

La terza Maria è proprio quella arrivata a Palazzo Marino, per la tradizionale esposizione natalizia. È un’Annunciazione di Filippino Lippi, artista fiorentino figlio d’arte (suo padre Filippo, grande pittore, era frate carmelitano ma si era innamorato di una monaca, Lucrezia Buti: poi papa Pio II sciolse i rispettivi voti). È un’Annunciazione emozionante nella sua eleganza e sontuosità: l’Angelo e Maria dialogano stando al centro dei due grandi tondi, racchiusi in cornici bellissime intagliate nel legno. È una Madonna che riempie di meraviglia proprio per la bellezza della posa, dell’abito e del contesto in cui si mostra. È una Madonna che ci viene restituita come il più prezioso dei gioielli, dove ogni dettaglio evoca una perfezione, esteriore e interiore. E il culmine è ancora una volta nello sguardo, dove la perfezione si fa obbedienza.

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