Miracolo italiano
— 15 Gennaio 2020
— pubblicato da Redazione. —
A Palermo ci sono paralitici che ballano e ciechi che leggono, ma c’è anche un marito abbandonato che, in un soprassalto di tigna (non certo di onestà), per vendicarsi della ex moglie falsa invalida decide di denunciare la truffa. Una delle tante, temo, che animano l’economia parallela del Paese dei miracoli. Questa l’aveva messa in piedi un pensionato, il classico insospettabile, creando dal nulla un’azienda di medie dimensioni che dava un secondo lavoro a decine di salariati: medici intenti a produrre certificati falsi e funzionari pubblici cui toccava il delicato compito di spacciare attestati fasulli per autentici. Ai clienti veniva garantita la pensione di invalidità a vita in cambio del versamento delle prime dodici mensilità. Immagino quanta organizzazione richieda un’impresa così articolata. Peccato che, anziché a creare nuova ricchezza, servisse a dirottare quella esistente nelle tasche di un’accolita di parassiti. Ogni tanto mi domando che cosa sarebbe capace di fare una certa Italia, se solo mettesse i suoi talenti al servizio di veri progetti imprenditoriali e non della bieca depredazione delle risorse pubbliche. Ma ancora di più mi chiedo perché queste storie ci indignino così poco, strappandoci al massimo una smorfia di disgusto o di compatimento. Come se ciò che è dello Stato, essendo di tutti, non fosse in realtà di nessuno e appartenesse di diritto al primo che riesce a metterci le mani sopra.
Fonte: Massimo GRAMELLINI | Corriere.it
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