Da Natale a oggi in Nigeria si uccidono brutalmente molti cristiani rapiti da estremisti islamici. I media tacciono
È un fine anno livido, grigio, insanguinato. Il giorno più atteso dell’anno, da tutti, Natale, cristiani e non, quelle poche ore di pace, ritorni in famiglia, affetto, sfuma nell’orrore. In un video di 56 secondi prodotto da Amaq, un gruppo di assassini affiliati all’Isis che si spaccia per agenzia di stampa, si vedono undici uomini, dieci di loro vengono gettati a terra e decapitati con brutalità. È la stessa scena che si era vista anni fa in Libia, quando alcuni operai copti egiziani che lavoravano in Libia erano stati decapitati da uomini dell’Isis. Qui siamo in Nigeria, ma la scena, le vittime e gli aguzzini sono gli stessi: islamisti di Boko Haram, il gruppo terrorista che da anni massacra i cristiani nel nord della Nigeria, dove la maggioranza della popolazione è islamica, per costruirvi un nuovo stato islamico.
Il giorno dopo Natale Martha Bulus, una bellissima cristiana nigeriana che pochi giorni dopo, il 31 dicembre, avrebbe dovuto sposarsi, viene fermata dagli uomini di Boko Haram e decapitata insieme alle sue cinque damigelle. Anziché un matrimonio, Martha ha avuto un funerale. L’orrore continua anche nel nuovo anno.
Ai primi di gennaio quattro seminaristi cattolici vengono rapiti, solo uno di loro è stato rilasciato in gravi condizioni, dopo essere stato picchiato violentemente. Pochi giorni fa il reverendo Lawan Andimi, guida locale della Christian Association of Nigeria, viene decapitato nel filmato girato dai suoi rapitori. L’ultimo orrore è di un paio di giorni fa. Anche qui un video della pseudo agenzia di stampa dell’Isis. Uno studente universitario di 22 anni, Ropvil Daciya Dalep, viene rapito il 9 gennaio. Nel video si vede il giovane inginocchiato per terra, le mani legate e dietro di lui un ragazzino con una pistola in mano che pronuncia queste parole: “Non ci fermeremo fino a quando non ci vendicheremo di tutto il sangue che è stato versato”. Quindi gli spara alla testa e lo ammazza. Secondo Rita Katz, direttrice di Site, sito che vigilia l’attività online dei terroristi, dalle analisi il bambino avrebbe 8 anni e anche lui era un cristiano rapito.
Già in Siria i jihadisti avevano filmato bambini intenti a giustiziare prigionieri o mentre veniva insegnato loro a combattere. Il fenomeno dei bambini soldati in Africa è diffuso da sempre, non è una novità. Adulti mutilati e uccisi davanti agli occhi dei figli, rapiti e portati in scuole di addestramento destinati a trasformarsi ben presto in bambini-soldato e le bambine in schiave sessuali. Le loro missioni, spesso pericolosissime perché costretti a infiltrarsi in territorio nemico, sono finalizzate ad avere informazioni sulle postazioni militari governative. Spesso vengono usati come kamikaze, perché non destano sospetti, con cinture esplosive si fanno esplodere nei mercati pubblici. Per usarli nei loro malefici scopi, a causa della loro immaturità fisica ed emotiva, questi piccoli predestinati a una esistenza fatta di violenza e soprusi, vengono separati dalle loro famiglie, drogati, torturati, violentati, costretti ad uccidere. Un lavaggio del cervello, come quello del bambino di 8 anni che ha giustiziato il cristiano nigeriano, per crescere generazioni di assassini.
La giornalista e scrittrice Antonella Napoli, minacciata di morte da gruppi islamisti dopo essersi recata in Sud Sudan, nella sua ultima opera (L’innocenza spezzata, Edizioni Gorée 2019) racconta la storia di Suleya, una bambina di 12 anni che ha perso i propri genitori, il padre ucciso e mutilato sotto i suoi occhi e la madre stuprata e fatta sparire dai ribelli del Lord’s Resistance Army (Esercito di liberazione del Signore) arrivati un giorno nel suo villaggio per fare razzie. Rapita e portata in una scuola di addestramento nella giungla tra Uganda e Congo sarà destinata alla vita di bambina-soldato e di schiava sessuale.
Ma oltre a lei e pochissimi media internazionali, quello che accade in Nigeria da anni non fa notizia. Quello che abbiamo raccontato, quanto accaduto in Nigeria nell’ultimo mese, non è stato reso noto quasi da nessuno. Un silenzio di morte, che pesa su tutti i governi occidentali che in Nigeria hanno interessi economici fortissimi.
Fonte: Paolo VITES | IlSussidiario.net