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Pakistan. Quaranta cristiani liberati dopo 5 anni di carcere senza prove né processo

Altri due sono morti durante la detenzione. Erano stati accusati di aver linciato e bruciato due islamici a Lahore nel corso degli incidenti seguiti agli attentati del marzo 2015

Scarcerati dopo cinque anni passati in cella per l’accusa di coinvolgimento nell’uccisione di due musulmani seguita alle due esplosioni che il 15 marzo 2015 – nel ghetto cristiano di Youhanabad, a Lahore – che provocarono la morte di 15 battezzati e il ferimento di una settantina.

Oggi 40 cristiani che languivano in carcere in attesa di giudizio (altri due sono morti nel frattempo) sono stati rilasciati, mettendo fine a una vicenda che ha evidenziato la difficoltà delle minoranze ad accedere a una giustizi a certa e rapida.

A Youhanabad, l’azione di due attentatori suicidi durante le funzioni domenicali nelle chiesa cattolica di St. John e nella protestante Christ Church, aveva provocato una reazione violenta della comunità e due musulmani indicati dalla folla come responsabili erano stati linciati. La polizia aveva arrestato un gran numero di cristiani, in parte subito rilasciati, come pure erano stati rilasciati altri individui di fede musulmana pure fermati inizialmente.

Nel 2017 un pubblico ministero – nel procedimento che era stato affidato a un tribunale anti-terrorismo – aveva proposto ai detenuti la conversione all’islam in cambio della libertà.

«È giusto che i presunti colpevoli siano stati arrestati – ha ricordato il parroco di St. John, padre Francis Gulzar –. Tuttavia non possiamo fare a meno di notare come la giustizia non sia uguale per tutti. Perché i responsabili di tante stragi anticristiane non sono mai stati arrestati?».

Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia, ha commentato a sua volta come «la felicità per il rilascio dei cristiani lascia comunque spazio all’amarezza. Possibile che abbiano dovuto passare cinque anni in carcere prima che potesse essere provata la loro innocenza?». La scarcerazione ha probabilmente risentito del clima attuale di minore accondiscendenza verso le istanze estremiste.

Fonte: Stefano Vecchia | Avvenire.it

 


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