Caro direttore, qualcosa si sta muovendo. E si sta muovendo in un campo in cui siamo fermi da più di settant’anni. Mi riferisco al tema della libertà di educazione, che in Italia, Paese teoricamente cattolico (oggi neppure più teoricamente), è sempre stato bloccato proprio dal fatto che esistono molte scuole “cattoliche”.
In che senso qualcosa si muove?
Innanzi tutto, qualcosa si muove perché qualcuno si è mosso e si è mosso con sempre maggiore decisione: una piccola suora, piena di fede e di coscienza civile, che, fedele al Vangelo, a forza di “rompere”, ha costretto anche le istituzioni a prendere atto della sua insistenza e ad affrontare il problema, all’inizio magari non per convinzione, ma grazie a questa insistenza. Ma ora anche le istituzioni, a poco a poco, si stanno convincendo.
Infatti, lo scorso 14 novembre si è tenuto a Roma, nella sede Cism Usmi, un interessantissimo seminario dal tema “Autonomia, parità, e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa”, alla presenza e con l’intervento del Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei. I lavori sono stati introdotti dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, la quale ha affrontato in modo molto diretto e senza giri di parole il problema, sottolineando come «secondo il rapporto OCSE-PISA (…) in Italia il sistema scolastico è egualitario sulla carta, ma nei fatti non consente ancora di superare le differenze di partenza tra gli studenti legate al contesto familiare e sociale, anzi le consolida (…). Il rapporto evidenzia in particolare come non tutti gli studenti abbiano pari accesso a un insegnamento di alta qualità». Infatti, la legge n.62 del 2000 (quella che ha affermato che il sistema scolastico pubblico è composto da scuole statali e da scuole paritarie) non ha avuto attuazione e quindi «non ha prodotto anche gli effetti sperati sul piano sostanziale». Detto questo, la Presidente del Senato ha dichiarato di condividere il documento emesso dalla Cei, citando, in particolare, questo passaggio: «Per soddisfare questa esigenza (piena parità, ndr), potrebbe essere utile una riflessione, da parte di tutte le Istituzioni, sulla via suggerita dall’Ocse di finanziamenti mirati alle famiglie più povere, o una attenta valutazione di proposte come quella contenuta nel documento della Cei, che suggeriscono la determinazione di un “costo standard di sostenibilità per allievo” a carico della Stato e da distribuire a beneficio tanto delle scuole pubbliche, quanto di quelle paritarie».
Il 14 novembre, dunque, è stato sdoganato il tema del costo standard e si è aperto quello relativo all’aiuto che si deve dare alle famiglie povere perché possano accedere all’educazione che ritengano più consona per i propri figli.
Ma non è finita qui, ed anche qualcosa d’altro si muove. Per esempio, il prossimo 13 febbraio dalle ore 9.30 alle 13 si terrà a Roma, presso la sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, un convegno intitolato “Libera scuola in libero Stato”, con questo sottotitolo: “Il diritto alla libertà di scelta educativa è un principio sancito nel diritto nazionale e internazionale”. Ad esso parteciperanno vari “esperti” (Andrea Maccarini, Marco Grumo Giuseppe Bertagna, Anna Monia Alfieri) e le principali associazioni interessate al problema. Forse, la cosa più interessante di tale convegno è costituita dal fatto che vi interverranno rappresentanti di tutti i partiti del centro destra e del centro sinistra. Questi incontri interpartitici fanno ben sperare e sono, sul tema, una grande novità, costituita dal fatto che partiti diversi per storia e per contenuti finalmente riescono a parlarsi serenamente su di un tema che riguarda uno dei diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna. Quello del diritto alla libera scelta educativa, infatti, prima che le scuole riguarda i singoli cittadini e le singole famiglie ed è attraverso questi soggetti che occorre, finalmente, dare piena attuazione alla legge sulla parità.
Importante, allora, che tutti pongano grande attenzione a questi “movimenti” di cui ho descritto brevemente due esempi. Dobbiamo tutti contribuire a non fermare ciò che, per fortuna, si sta muovendo.
Fonte: Peppino Zola | Tempi.it