Ieri sera a Sanremo un cantante ha infiammato il pubblico dell’Ariston più di tutti gli altri. Non è stato Zucchero, né Tiziano Ferro con Massimo Ranieri e neanche il ritorno dei Ricchi e poveri. Si tratta di Paolo Palumbo, 22 anni, il più giovane malato di Sla d’Europa.
La malattia l’ha colpito quando aveva solo 17 anni e stava per entrare alla scuola di alta cucina di Gualtiero Marchesi. Su una speciale sedia a rotelle, e grazie a un sintetizzatore vocale, Paolo si è preso il palco di Sanremo, dove ha cantato Io sono Paolo: «Se esiste una speranza ci voglio provare. Per volare mi bastano gli occhi, sono la montagna che va a Maometto, pur restando disteso sul letto… ».
La sua testimonianza carica di speranza e sofferenza ha colpito tutti. E non poteva essere altrimenti. In un’intervista ad Avvenire, ieri, dichiarava: «Il brano che porto è un inno alla vita, scritto con l’obiettivo di spronare chi si arrende al primo ostacolo. Se ho incontrato la musica è grazie alla malattia, all’inizio è stato il modo con cui cercavo di far sentire ciò che provo tutti i giorni combattendo la mia battaglia. Cantare all’Ariston è il regalo più bello che potessi ricevere».
E ancora: «La fede è il mio volo principale, il dono più grande che ho coltivato al giungere della malattia e nel momento più difficile ha salvato la mia anima. Credo profondamente e prego tanto, tutti i giorni. Prego perché i miei sforzi abbiano un senso nell’umanità. Prego ovviamente per i miei cari. Quanto a me, pregare per chiedere la grazia della guarigione sarebbe egoistico: Dio ha un disegno per tutti noi, se sono in questa condizione c’è un motivo preciso e questa consapevolezza mi basta».
A prescindere da come andrà la gara musicale, Paolo Palumbo con la sua canzone ha già vinto Sanremo.
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