Perché ha sentito il bisogno di scrivere ai ragazzi? «Perché ricorderanno questi giorni per tutta la vita – risponde Squillace -. L’improvvisa chiusura delle scuole per (almeno) una settimana è un evento davvero eccezionale. Neppure in tempo di guerra, sotto i bombardamenti, le scuole erano chiuse: si scappava in rifugio se suonava l’allarme, ma poi le lezioni riprendevano subito. Anche dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, le scuole chiusero per un paio di giorni soltanto».
Nella lettera chiede di mantenere il sangue freddo, di non lasciarsi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Di approfittare di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro… L’intenzione era quindi di dire una parola rassicurante e pedagogica non solo ai ragazzi ma anche ai genitori? «Volevo far arrivare il messaggio di non chiudere in casa i figli, se stanno bene, di lasciarli uscire all’aria aperta. Di usare, come scrivo alla fine della lettera, il pensiero razionale di cui la medicina moderna è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità».
Ma cosa pensa il preside del liceo scientifico Volta – che è in testa alle classifiche della Fondazione Agnelli per il successo scolastico dei suoi studenti – della possibilità di fare lezione a distanza? «Per una settimana di chiusura la perdita delle lezioni non è un grosso problema, rispetto alla gravità della situazione generale che stiamo vivendo: i ragazzi diventeranno grandi lo stesso. Se lo stop dovesse protrarsi a lungo, ci si organizzerà»