Lo stop alla didattica pesa sulle scuole statali, ma per le paritarie private è prioritario l’aspetto economico. Senza un provvedimento di sostegno, chiuderanno
Il governo Conte ha iniziato i colloqui per varare il secondo decreto a sostegno delle attività economiche colpite dal coronavirus. Stasera alle 19 è previsto il Consiglio dei ministri per la discussione preliminare. Dopo i provvedimenti urgenti per zone più colpite ora si sta pensando a misure dirette a sostenere l’economia italiana, il cui rischio di entrare in recessione diventa ogni giorno più evidente.
Sono previsti investimenti per circa 3 miliardi di euro in deficit, che hanno già avuto l’ok informale della Commissione europea e del commissario Ue all’Economia Gentiloni.
Anche la scuola è in prima linea sull’emergenza coronavirus visto che in tutte le Regioni del Nord sono state sospese le attività didattiche. Se tuttavia per le scuole statali e per le paritarie comunali l’interruzione della didattica rappresenta il tema prioritario, per le paritarie a gestione privata pesa molto anche il tema economico.
Com’è noto, le rette sono impiegate per il pagamento degli stipendi del personale i quali, per legge, non possono essere decurtati e sono dovuti in toto, visto che l’assenza non è imputabile al dipendente. Tuttavia molte famiglie non residenti nelle zone rosse, che in questi 10 giorni si sono sobbarcate di alcuni costi aggiuntivi come quelli per le babysitter, avranno difficoltà a restare in pari con i pagamenti, per il fatto che la sospensione per il coronavirus gli costerà due volte.
In tante altre scuole i genitori si sono tuttavia fatti avanti per chiedere anche uno sconto sulla quota mensile, mettendo in difficoltà i gestori che con loro hanno un rapporto fiduciario, i quali per ragioni economiche son costretti a negare tale possibilità. Per ovviare a questo problema la Federazione italiana scuole materne (Fism), che vede associati circa 5mila istituti, ha chiesto al Governo l’estensione della Cig in deroga anche per il personale delle scuole non coperte dalla cassa integrazione ordinaria. Si tratta di un provvedimento indispensabile che il governo non può non adottare, se non vuole costringere tanti istituti alla chiusura. Infatti come è noto i bilanci di moltissime scuole non statali, data la loro piccola dimensione, è redatto sul filo di lana e anche una spesa extra di qualche migliaia di euro può causare il fallimento, con il licenziamento del personale.
L’estensione delle cassa integrazione anche alle scuole paritarie diventa quasi un obbligo per il governo dopo che già il Piemonte lunedì e ieri sera la Liguria hanno prorogato l’apertura a lunedì 9 marzo, prevista inizialmente per oggi, uniformando la situazione scolastica a quella di Lombardia, Veneto, Friuli ed Emilia Romagna.
Il presidente Toti in una conferenza stampa ha dichiarato che la proroga si è resa necessaria per limitare gli spostamenti di circa 300 studenti provenienti dal cluster di Savona verso le province limitrofe di Genova e Imperia e anche verso il Piemonte. Tuttavia è anche trapelato che la difficoltà ad aprire le scuole questa mattina è da attribuirsi alla mancanza di dotazione degli igienizzanti per le mani, previste dal decreto del governo. Sia in Piemonte che in Liguria, ma anche nelle altre Regioni a rischio, questi prodotti sono quasi introvabili e la Protezione civile si è attivata solo per rifornire le cosiddette zone rosse.
In mancanza dei flaconi con i gel di produzione industriale, dotati delle conformità di legge, moltissime scuole, sia statali che paritarie, si erano affidate al fai da te oppure con prodotti realizzati dalle farmacie. Tale soluzione, tuttavia, non deve aver convinto la direzione regionale dell’istruzione ligure che bocciando i prodotti non a norma, ha contribuito al prolungamento della sosta didattica.
Fonte: Pierluigi CASTAGNETO | IlSussidiario.net