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Altra lezione olandese: «In Italia troppi vecchi in terapia intensiva»

Come affrontano l’emergenza coronavirus nei Paesi Bassi? Invitando i medici a selezionare gli anziani in base alla loro potenziale “vulnerabilità”

 

Con l’occasione dell’emergenza coronavirus la distanza tra Olanda e Italia non emerge solo nei tavoli dell’Unione Europea dove si discute (litigando) di bilanci e misure anticrisi. Anche in campo medico tra i due paesi sembra aprirsi un abisso. La settimana scorsa lo ha mostrato a tutti Frits Rosendaal, capo del reparto di epidemiologia clinica dell’ospedale universitario di Leida, insignito dall’Olanda con tutti i maggiori riconoscimenti scientifici.

Parlando delle differenze tra l’approccio dell’Italia all’emergenza sanitaria e quello del suo paese, il professor Rosendaal ha tenuto a sottolineare non solo che da noi il coronavirus è stato libero di circolare per molto più tempo prima che fossero adottate misure di contenimento, un ritardo che ha «facilitato il contagio». Soprattutto, ha aggiunto Rosendaal, a fare la differenza è la gestione dei posti disponibili nei reparti di terapia intensiva: in Italia, ha osservato il medico, «ricoverano persone che noi in Olanda non ricovereremmo perché troppo anziane. Gli anziani godono di una considerazione molto diversa nella cultura italiana».

PROBLEMI DI BUDGET

Non ci vuole molta fantasia per intuire che cosa comporti all’atto pratico questa “diversa considerazione” verso gli anziani. Una differenza che può avere concretissime conseguenze in ambito terapeutico, così come a livello di budget economico. E chissà che non pensasse anche a questo, il ministro delle Finanze olandese, Woepke Hoekstra, quando giovedì al Consiglio europeo ha chiesto l’avvio di una indagine presso la Commissione di Bruxelles per sondare i motivi per cui alcuni paesi dicono di non avere margini di bilancio nonostante la crescita dell’area euro negli ultimi anni. Ovvio che Hoekstra si riferiva proprio all’Italia, alla Spagna e agli altri sette stati europei che invocano i coronabond per far fronte alle spese di emergenza (il premier portoghese Antonio Costa ha definito «ripugnante» la proposta olandese).

Ma torniamo all’ambito medico. Un altro che sottolinea le differenze di approccio fra Nord e Sud dell’Europa è Hans van der Spoel, vicedirettore della terapia intensiva all’ospedale universitario di Amsterdam. Anche secondo Van der Spoel, interpellato dal quotidiano Volkskrant, ci sono «grandi differenze tra noi e paesi come la Francia e l’Italia». Nei Paesi Bassi, spiega il medico, «di solito si riflette molto di più se sia un beneficio per il paziente un così lungo apporto di ventilazione». Al contrario, «più vai a Sud, più diventa poco negoziabile interrompere questo trattamento che allunga inutilmente la vita. È così già in Francia», figurarsi in Italia. Nel Belpaese infatti «l’età media dei pazienti in terapia intensiva è molto più alta che qui». E adesso sappiamo che non è un caso.

Fonte: Tempi.it

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