L’esperienza della scuola durante questi mesi di forzata chiusura ha dimostrato che insegnanti, dirigenti, gestori, studenti e famiglie sono in grado di imprimere una spinta innovativa, resiliente e creativa all’organizzazione didattica, educativa e gestionale delle scuole italiane, quando possono concentrarsi sullo scopo per cui la scuola nasce: accompagnare il ragazzo nella sua crescita, nel prendere coscienza di sé e del mondo e sostenerlo nell’imparare. Tutto questo è avvenuto in quello che avrebbe potuto essere il momento più buio della scuola italiana, con edifici chiusi e inaccessibili, ragazzi costretti tra le mura domestiche, insegnanti obbligati ad utilizzare tecnologie e metodi didattici in molti casi mai affrontati. Pure in mezzo a grandi difficoltà, abbiamo visto e ascoltato innumerevoli esempi di ciò che la scuola è e può essere e, insieme, sono emersi alcuni vincoli troppo rigidi che la nuova situazione ha messo in evidenza.
In particolare, la scuola paritaria ha potuto prendere coscienza del bene più prezioso che ne caratterizza la ragione d’essere: la libertà di azione nel perseguimento del suo scopo, l’autonomia delle scelte, la possibilità di costruire un’opera educativa a partire dall’origine che la fa nascere e dall’identità che la genera, nelle circostanze che vengono offerte. Tale ricchezza originale è più decisiva di ogni finanziamento, pur importantissimo, di ogni emergenza, di ogni tentativo di omologare la scuola paritaria ad una copia “privata” della scuola statale.
Così la scuola statale è stata sollecitata a riscoprire il valore sociale della propria azione, la centralità della relazione educativa, il valore dell’alleanza tra soggetti nella realizzazione di processi formativi ed a ripensare la proposta organizzativa secondo un modello di comunità di apprendimento.
Liberare le scuole, dunque, perché è nell’esperienza di una libertà vissuta e riconosciuta che fiorisce il desiderio di educazione, e l’educazione è possibile solo dove esistono spazi di libertà.
Ed è perciò in forza di questa esperienza di scuola “liberata” vissuta in questi mesi che formuliamo alcune proposte che possono segnare un riferimento per l’avvio di una rivisitazione delle norme scolastiche a sostegno di una autentica libertà di educazione ed in vista di un rilancio del sistema della scuola pubblica, in particolare di quella paritaria.
Libertà di insegnare
Abbiamo visto insegnanti giovani o precari condividere con colleghi di grande esperienza didattica le proprie competenze e il proprio vissuto, generando migliore capacità di rispondere alla situazione.
Chiediamo quindi l’abolizione del vincolo del possesso dell’abilitazione come titolo per l’insegnamento, riconoscendo idonei ad insegnare tutti coloro che possiedono i requisiti per partecipare ad un concorso per l’assunzione come docenti nei ruoli statali. È avvenuto per i medici (laurea = idoneità) in periodo di emergenza. Si introduca anche per gli insegnanti. Siano eventualmente scuole, presidi, docenti con adeguata esperienza a garantire tirocinio e formazione per gli insegnanti più giovani.
Libertà di organizzare
Il tempo scuola, la quantità di ore di lezione o di giorni a scuola hanno assunto un significato nuovo durante questo periodo.
Studenti, famiglie e contesti hanno esigenze diverse: ripensiamo al tempo scuola, ai vincoli che ancora esistono, lasciamo alle scuole l’autonomia organizzativa che intendono esercitare per rispondere al meglio a queste esigenze cominciando dal calendario e dall’articolazione del tempo scuola. Si stabiliscano obiettivi e limiti minimi e si permetta alle scuole di definire il tempo della didattica e del recupero, arrivando anche a ripensare modalità e funzione degli esami di fine ciclo.
Libertà di scegliere
Abbiamo sperimentato che le scuole non sono tutte uguali e rispondono diversamente alle sfide del presente.
Permettiamo alle famiglie di scegliere liberamente la scuola per i propri figli, senza vincoli geografici (presenti ancora nella scelta della scuola dell’infanzia o per istituti con richieste di iscrizione particolarmente numerose) o economici (la necessità di sostenere una retta nella scuola paritaria). Questo avvenga attraverso un significativo finanziamento di tutto il sistema pubblico di istruzione, con un sostanziale adeguamento delle risorse per le paritarie di ogni ordine e grado. Si renda possibile la libertà di scelta anche attraverso adeguate detrazioni fiscali per le spese di istruzione. Avvenga in qualsiasi modo, ma, a 20 anni dal riconoscimento della parità giuridica, è tempo di dare attuazione anche a quella economica.
Libertà di costruire
Abbiamo scoperto che le scuole sono, insieme alla famiglia, l’infrastruttura più importante di una comunità.
Perché non valorizzare dunque il coinvolgimento di famiglie, realtà culturali, soggetti economici dei territori nella gestione delle scuole? Per questo auspichiamo che le comunità locali possano offrire il proprio contributo anche per le strutture, le infrastrutture e i sussidi scolastici. Devono essere incoraggiate a farlo. Attraverso la totale esenzione fiscale delle donazioni, la defiscalizzazione degli investimenti per l’ammodernamento strutturale ed infrastrutturale (edifici, ammodernamento di spazi e banda larga, ad esempio). Rilanciamo lo school bonus, senza i troppi vincoli che ne hanno frenato il successo, perché chi dona ad una scuola possa detrarre integralmente dalle imposte tale donazione. La comunità migliora la scuola, la scuola migliora la comunità.
Fonte: Foe.it