«Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei». L’amico don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto di Genova, aveva fatta sua questa frase di don Luigi Di Liegro, compianto direttore della Caritas di Roma. Lui riprendeva il proverbio, ricorda don Gallo, “dimmi con chi vai, ti dirò chi sei” e sosteneva che il proverbio andava cambiato. Guarda negli occhi la gente e diglielo: dimmi chi escludi e ti dirò chi sei. Andrebbe scritto come preambolo in tutte le Costituzioni, in quella italiana che dichiara la Repubblica «fondata sul lavoro» e in quelle scritte, copiate o rivedute dei Paesi del Sahel che, come tanti altri Paesi dell’Africa, festeggiano i sessant’anni dalle loro indipendenze. Così anche quella del Niger, datata 2010 dopo il colpo di stato di Salou Djibo, ora candidato presidenziale alle prossime elezioni. Nel Niger, dopo innumerevovoli traversie politico-militari, ci troviamo già alla Settima Repubblica e, nell’articolo 3 della citata Costituzione, si recitano i princìpi fondamentali. Nell’ordine troviamo che… «il governo è del Popolo, dal Popolo e per il Popolo, che c’è la separazione tra lo Stato e la religione, che vige la giustizia sociale ma nella solidarietà nazionale». Nessuno di questi orientamenti è preso sul serio e tantomeno rispettato e allora la proposta di riassumere l’insieme con la frase citata in principio trova tutto il suo senso. Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei, messo nel cuore delle Costituzioni dei Paesi del Sahel.
A pochi mesi dalle elezioni presidenziali nel Niger e di altri Paesi del Sahel, che si preannunziano foriere di problemi e possibili destabilizzazioni, occorrerebbe ripartire da questa semplice ed essenziale affermazione. Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei, aiuterebbe elettori ed eletti a ridare un senso alla parola svilita dall’uso e dall’abuso che chiamiamo “politica”. Le divisioni tra opposizione e maggioranza sulle modalità legate al processo elettorale nel Niger non lasciano presagire nulla di buono. Non saranno certo le interessate raccomandazioni “finanziarie” della cosiddetta Comunità Internazionale che cambieranno il clima nefasto che sperimenta il Paese. Corrono voci, piuttosto fondate, che le distribuzioni preventive di soldi ai futuri elettori non hanno aspettato l’inizio della campagna elettorale, in città e soprattutto nelle zone rurali, dimenticate da sempre. Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei è il detto che riassume una vita, un orientamento, una politica, una storia e vale a livello sia personale sia sociale e istituzionale. Vale per coloro che si professano credenti e per coloro che rivendicano una semplice affiiazione culturale o consuetudinaria alle religioni ufficiali. Ogni chiesa, moschea, luogo pubblico, ufficio ministeriale, Assemblea Nazionale, sedi di sindacati (venduti o coerenti), ministri della Repubblica e consiglieri della Presidenza, dovrebbero apporre questa frase alla porta del loro ufficio o servizio.
Proprio ieri, sabato, il Collettivo delle Organizzazioni di Difesa dei Diritti Umani e della Democrazia, ha presentato un rapporto sulla situazione dei diritti umani in ambito carcerario, in relazione con la radicalizzazione religiosa. Tra i punti emersi dal rapporto si ricorda che attualmente, per ogni detenuto, lo Stato investe 300 franchi Cfa al giorno (46 centesimi di euro), per il cibo e altre necessità di igiene. Che le violenze sessuali e quelle legate a “mafie” interne sono diffuse, che il diritto alla salute, in condizioni di saturazione, è impensabile e che, infine nella Casa di detenzione di Niamey su un totale effettivo di 1.077 detenuti i condannati sono appena 125. Ciò significa che gli altri 952 sono detenuti in attesa di giudizio e quindi, in teoria, presunti innocenti. Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei, è riferito anche ai contadini e in genere agli abitanti delle campagne del Paese. Assieme agli allevatori, ricominciano a esistere solo in prossimità delle elezioni eppure rappresentano la maggior parte della popolazione del Niger. Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei vale anche per i migranti e per i rifugiati che si trovano a migliaia nel Paese. Le leggi e le politiche di esternalizzazione delle frontiere e dei respingimenti nel Mediterraneo (nel deserto basta la sabbia a coprire la vergogna), si traducono sul posto con la progressiva “criminalizzazione” del migrante e l’invisibilità dei rifugiati. Custoditi o presi in ostaggio, attraversano, “invisibili” ai più, lo spazio saheliano e sono sopportati finchè tacciono. Aveva ragione don Gallo, dimmi chi escludi e ti dirò chi sei.
Fonte: Mauro ARMANINO | Avvenire.it