Mi piace la richiesta che ascolto dalle labbra di Dio: “In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda»”.Dio si manifesta a Salomone perché vuole sapere cosa ci sia nel suo cuore. Nella risposta che sorge spontaneamente dall’anima mi rendo conto della qualità del mio cuore.
Cosa voglio chiedere a Dio in questo momento? Mi dice di chiedergli ciò che vuole. Il miracolo che gli chiedo si verificherà?
Dio non è come una macchina che dispensa bevande che obbedisce ai miei ordini. Non è automatico, almeno non nel modo in cui spero.
Questa domanda infrange le mie resistenze nel chiedere. Di cosa ho bisogno? Cosa sogno? Cosa desidera il mio cuore? Mi addentro in me cercando risposte, o necessità concrete. Cosa voglio chiedere a Dio?
Salomone è molto sensato nei suoi desideri:
“Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?”
La sua risposta non smette di sorprendermi. Avrebbe potuto chiedere pace, ricchezza, discendenza. Avrebbe potuto desiderare una vita piena, senza fallimenti, senza angosce. Una vita pacifica e comoda. Avrebbe potuto chiedere di superare suo padre David.
Ma non lo fa. Chiede solo saggezza. Chiede un cuore docile per governare, un cuore capace di discernere il bene dal male. È abbastanza per vivere tranquilli?
Salomone chiede quello di cui ha bisogno per governare un popolo immenso. Si sente piccolo e bisognoso. Sa che senza saggezza e senza docilità non potrà essere un buon governante.
Mi sorprende quando vedo i politici che governano la Terra. In genere non chiedono saggezza o docilità a Dio.
Hanno smesso di vedere il potere come un servizio, e lo vedono piuttosto come un’opportunità per affermarsi, per avere di più. E trattengono il potere tra le mani.
Salomone sa che davanti ai suoi occhi ha una missione impossibile. Governare con pace un popolo difficile, ribelle, immenso. E chiede docilità, non di avere una mano forte.
Chiede saggezza per distinguere il bene dal male, non che la sua forma di governo infonda timore in chi lo segue. Docilità e saggezza. Sono possibili solo quando vivo ancorato al cuore di Dio.
Dio ringrazia Salomone per la sua richiesta:
“Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te”.
Gli dona un cuore saggio e intelligente. Questo mi sorprende e mi rallegra. Sarò sempre felice con un cuore così? Vivrò lunghi anni nell’abbondanza con un cuore saggio?
Non necessariamente. Essere saggio non mi porterà la pace in modo naturale, ma mi permetterà di vivere tranquillo e grato nei confronti di Dio.
Un cuore saggio cerca di fare in tutto la volontà di Dio. E distinguere il bene dal male è necessario per riposare in Lui.
Solo chi cerca la verità in Dio non si altera per le contrarietà del cammino. Sa in chi riposa e non teme il futuro. Mi piace questa libertà interiore. Voglio essere saggio, come leggevo giorni fa: “Parlare è da sciocchi, tacere da codardi e ascoltare da saggi” [1].
Chi è saggio sa ascoltare prima di crearsi un giudizio. Sa tacere e non dire più di ciò che è necessario. Sa aspettare il suo momento prima di prendere una decisione precipitosa.
L’uomo saggio vive con “l’orecchio nel cuore di Dio e la mano sul polso del tempo”, come diceva padre Kentenich.
Voglio vivere cercando in Dio il passo successivo da compiere e percependo intorno a me quella voce che palpita nel sangue, in quello che succede.
L’uomo sciocco cerca le risposte solo dentro di sé. Non chiede aiuto. Non cerca Dio. L’uomo saggio è un uomo radicato in Dio.
In Lui trova le risposte che cerca. In Lui può riposare, e sa in ogni caso cosa deve fare, dire, tacere, giudicare.
È questa saggezza degli uomini di Dio che desidero. Non voglio parlare per me, ma che Dio ponga le sue parole nel mio cuore.
Voglio essere uno strumento docile nelle sue mani e lasciare che si ascolti la Parola di Dio nelle mie. E che nei miei passi impacciati si seguano i suoi. È questo che desidero davvero.
Non mi importa essere sciocco agli occhi del mondo se sono saggio per Dio. Non gli chiedo la realizzazione dei miei desideri, ma che si compia sempre la sua volontà in tutti i miei progetti.
Questa saggezza che Dio mi dona mi rende paziente, mite, umile, allegro, fiducioso e fedele. Questa saggezza per vivere è quella che chiedo a Dio ogni mattina.
Saper riposare in Lui senza temere che non diventino realtà tutti i cammini che intraprendo, tutti i miei sogni.
[1] Carlos Ruiz Zafón, L’ombra del vento.
Fonte: Carlos Padilla | Aleteia.org