Neanche nei racconti di Orwell i regimi arrivavano a tanto. I cittadini picchiati dai mafiosi e abbandonati dalla polizia il 21 luglio 2019 ora vengono arrestati.
Nella Fattoria degli animali, forse la più feroce e brillante critica della dittatura sovietica mai scritta in Europa, George Orwell descrive alla perfezione una delle più potenti armi nelle mani di un regime: la falsificazione della verità attraverso la manipolazione dei fatti e la riscrittura della storia. Nel romanzo è Piffero il maiale incaricato di distorcere la realtà a vantaggio di Napoleone e a spregio di Palladineve, con l’aiuto del belare delle pecore e del latrare dei cani. Fuor di allegoria, Orwell parlava di Stalin, della degenerazione della rivoluzione comunista, dell’epurazione di Trockij con l’aiuto di propaganda, polizia segreta e masse manipolate. Orwell, convinto socialista, visse durante la dittatura di Stalin ma se fosse vissuto ai giorni nostri, cambierebbe sicuramente il romanzo per adattarlo alla realtà cinese. Il regime di Xi Jinping, infatti, in quanto a riscrittura della storia non è secondo a nessuno. Anzi.
CHE COSA È SUCCESSO A YUEN LONG
Ne è prova quanto avvenuto mercoledì a Hong Kong, dove la polizia ha arrestato 13 persone, tra cui il deputato democratico Lam Cheuk-ting, con l’accusa di aver partecipato attivamente agli scontri avvenuti il 21 luglio 2019 nella stazione della metropolitana di Yuen Long, durante le oceaniche manifestazioni anti-estradizione. Quel giorno, come dimostrato da numerosi video disponibili online, 100 uomini vestiti di bianco (alcuni sventolando la bandiera cinese), armati di mazze, bastoni e sbarre, hanno attaccato centinaia di civili inermi e disarmati all’interno della metropolitana. L’attacco è continuato per oltre mezz’ora e la polizia, pur avendo ricevuto decine di telefonate, è intervenuta soltanto 39 minuti dopo la prima richiesta di aiuto. All’arrivo della polizia, un agente è stato ripreso mentre dava una pacca sulla spalla a un aggressore. In tutto, 45 persone finirono in ospedale, nessuno venne arrestato o interrogato sul posto e un noto parlamentare pro Cina è stato ripreso mentre si congratulava e stringeva le mani dei violenti, ridacchiando con loro.
L’attacco premeditato (come dimostra questo lungo servizio), quasi sicuramente organizzato dalle triadi mafiose di Hong Kong spesso ingaggiate dal Partito comunista cinese per svolgere i lavori sporchi, in questo caso spaventare e dissuadere la popolazione dal manifestare contro il governo, sconvolse la città di Hong Kong. Tanto che perfino la governatrice Carrie Lam prese le parti dei manifestanti parlando di episodio «scioccante». Cinque giorni dopo, il governo chiamò gli autori delle violenze «criminali che hanno attaccato in modo arbitrario cittadini indifesi». L’amministrazione si scusò persino per il tardivo intervento della polizia (il cui gradimento tra la popolazione crollò in una notte al minimo storico). Dal canto suo, il comandante della polizia si disse «rattristato» per l’inadeguato comportamento degli agenti, ammettendo un ritardo di «quasi 40 minuti», negando però ogni legame tra la polizia e le triadi.
LA VERITÀ VIENE RISCRITTA
A novembre, appena quattro mesi dopo l’accaduto, il nuovo capo della polizia, Chris Tang, cominciò a ritrattare la versione dicendo che anche alcuni manifestanti avevano «creato problemi». Dopo altri quattro mesi, a marzo, ha aggiunto che anche dalla parte dei cittadini c’erano alcuni «criminali che hanno incitato all’odio» e che è «troppo presto» per dire se la polizia debba scusarsi. A maggio una commissione (solo sulla carta) indipendente ha scagionato la polizia, negando che l’intervento sia stato tardivo e accusando «criminali in maglia nera» di aver fomentato le violenze.
Infine, due giorni fa, grazie alla nuova legge sulla sicurezza nazionale, la polizia ha arrestato 13 vittime di quel giorno, accusandole di essere stati gli iniziatori degli scontri. Il commissario Tang ha anche ritrattato le dichiarazioni del suo predecessore sull’intervento della polizia, affermando che in realtà i poliziotti erano arrivati sulla scena dopo 18 minuti, una versione ampiamente irrealistica e smentita da decine di filmati.
«LA POLIZIA PUÒ ARRESTARMI QUANDO VUOLE»
Gwyneth Ho, ex giornalista di Stand News che ha ripreso per oltre un’ora e trasmesso l’intero attacco dal vivo prima di essere a sua volta assalita e picchiata brutalmente, motivo per cui oggi ha abbandonato il giornalismo, ha criticato su Facebook il nuovo commissario, accusandolo di mentire e di voler «riscrivere la storia». Le stesse accuse sono giunte dal Partito democratico, soprattutto per l’arresto del deputato Lam, che quel 21 luglio 2019 rimediò fratture alle dita e ferite a faccia, braccia e gambe. Il presidente, Wu Chi-wai, ha dichiarato:
«Invece che occuparsi della brutalità della polizia, le autorità cercando di riscrivere la storia. Ma noi tutti sappiamo che la storia non può essere riscritta. È solo un trucco di un governo autoritario che cerca di ignorare le istanze del popolo».
Ho, la giornalista che ha filmato tutta, ha aggiunto: «Ho ripreso ogni angolo della metropolitana. L’unico che mi è sfuggito è quello dove si trovava la polizia, perché loro non c’erano durante gli attacchi. Se constatare i fatti è ormai un crimine sotto questo governo, la polizia può venire ad arrestarmi in qualsiasi momento». Orwell non avrebbe saputo fare di meglio.