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TikTok, impazzano le #challenge. Ma per la #Benadryl è morta Chloe, 15 anni

È successo in USA e Chloe è l’ultima di altre vittime più fortunate che se la sono cavata con un breve ricovero. Ma il rischio c’è per tutti. Dobbiamo fare il nostro mestiere di genitori. Sapere cosa succede sulla piattaforma più amata dai giovanissimi e mal frequentata da troppi adulti.

TikTok la piattaforma che piace ai giovanissimi

Mamma ho visto uno che … e la frase può finire nei modi più disparati; a pronunciarla è una delle mie due figlie più grandi e nella risposta alla mia domanda “dove?” c’è quasi sempre TikTok. “Su TikTok, mamma”, l’ho visto nei “Per te”. “E’ vero che sta per scoppiare la terza guerra mondiale?” mi chiedevano invece qualche mese fa, prima che ci sommergesse la pandemia con le sue tragiche realtà e la sua tragica manipolazione. Vero che Trump odia TikTok? Era un’altra questione che le interrogava.

Sì, sono grandi ma non abbastanza per quello che attraverso questo social può succedere. E come genitore sono sempre in fase di ripensamento dei limiti imposti loro (forse avrebbero potuto essere totali ancora per un po’) e della libertà che va lasciata loro esercitare. Ma che libertà può essere quella di cimentarsi in una sfida che ha come scopo quello di filmarsi mentre si hanno allucinazioni e come rischio poco remoto quello di accusare gravi malesseri o di rimetterci la vita?

Le challenge: non solo sciocche (o divertenti), anche pericolose

L’ultima notizia sconvolgente che riguarda questo social media coinvolge proprio una ragazzina che ha l’età delle mie, anno più anno meno. E allora, non sono grandi abbastanza, se nei “Per te” per esempio si dovessero imbattere in un video della #Benadrylchallenge che è costata la morte a Chloe Marie Phillips, residente a Oklaoma City. È l’ultima,o meglio ce lo si augura, di una serie: a maggio tre teenager sono finiti al pronto soccorso per disturbi legati all’assunzione eccessiva dello stesso antistaminico.

A maggio, tre adolescenti di Fort Worth, Texas, erano stati ricoverati in ospedale dopo aver ingerito dosi eccessive di Benadryl nel corso della “sfida”.

Uno degli adolescenti, una quattordicenne di nome “Rebecca”, il 31 maggio scorso ha preso 14 tavolette di Benadryl.
“Faceva paura. Aveva allucinazioni. Il suo battito cardiaco a riposo era di 199”, ha detto Katie, la madre di Rebecca. “L’abbiamo portata di corsa al pronto soccorso locale e hanno deciso di trasportarla all’ospedale pediatrico”. (Secolo d’Italia)

Sognava di diventare avvocato, aveva appena compiuto 15 anni lo scorso 26 luglio. Ma il 21 di agosto è deceduta a causa di una overdose di Benadryl, un antistaminico prodotto e distribuito dalla Johnson & Johnson.

È letteralmente così, lo conferma anche il medico del centro antiveleni della città dove è morta la giovane: la dose necessaria ad ottenere allucinazioni è pericolosamente simile a quella che occorre per una morte da sovraddosaggio.

Scott Schaeffer, direttore del centro avvelenamenti dell’Oklahoma, ha confermato che la Benadryl Challenge può essere effettivamente pericolosa per la vita di chi partecipa. “Grandi quantità di benadryl possono provocare convulsioni e, in particolare, problemi di cuore. Il cuore tende ad andare fuori ritmo e a non pompare sangue in maniera efficiente”, ha spiegato il medico.

L’assunzione eccessiva del principio attivo presente in questo antistaminico rende vulnerabili a infarto, ictus, convulsioni, danni cerebrali e persino alla morte.

Lo riferisce alle telecamere del notiziario cittadino e viene riportato da molte altre fonti.

L’infermiera che ha visto i tre ragazzini texani si dice stupita del fatto che nessuno di loro avesse intenzione di farsi del male, stavano “solo” partecipando ad una sfida dopo aver visto un video su TikTok.

“Quello che mi ha colpito è stato il fatto che abbiamo avuto tre adolescenti per la stessa intossicazione in una settimana”, ha detto Amber Jewison, un’infermiera tirocinante dell’ospedale pediatrico di Fort Worth. ‘Nessuno di questi pazienti stava cercando di farsi del male. Hanno detto tutti di aver visto video su TikTok ed erano curiosi di provarlo”.

Leggiamo il bugiardino, ecco le dosi raccomandate con i limiti assolutamente da non superare: il Benadryl è composta da Difenidramina cloridrato. Questa la posologia per gli adulti: 25-50 mg (= 1-2 capsule o 2-4 cucchiaini) 3-4 volte al dì. Ovvero una massimo due capsule (o tavolette) al giorno.

Una delle ragazzine ricoverate al pronto soccorso pediatrico ne aveva assunte 14.

Tenere fuori dalla portata dei bambini

Questa è, di fatto, la raccomandazione del mondo adulto per il farmaco e per i video che invitano alla sfida. Rimossi già a maggio i pochi contenuti correlati, riferisce la portavoce della piattaforma; attenzione i farmaci possono essere pericolosi, teneteli lontani dai bambini, dice sostanzialmente la casa farmaceutica.

Ora sui social si rincorrono i video, le storie, gli hashtag e i thread per dissuadere, per rendere questa sfida meno allettante, per far sì che si sentano apprezzati se NON la praticano. Bene, benissimo, viralizziamo queste raccomandazioni. Diamo ascolto alla prozia disperata di Chloe che implora il mondo di impedire quel che loro non sono riusciti a fermare.

 “Vi prego non lasciate che lo facciano i ragazzi… non voglio vedere altre famiglie vivere quello che stiamo vivendo noi”

Lo ha scritto in un post che poi è stato rimosso. Sulla ragazzina com’è naturale solo ricordi positivi: era intelligente, gentile, aveva fede, era piena di amici, aveva tanti sogni. (Eppure è morta tragicamente e scioccamente. Poveri genitori, poveri fratelli. Eccola, con il suo papà solo pochi anni fa)

Ma quali sono le reti di sicurezza, i filtri sufficientemente stretti per trattenere fuori della vita dei nostri figli questi pericoli? Ora, non so se risulta anche a voi, ma vedere l’approdo di migliaia di boomers su Tik Tok, ad esibirsi in niente, perché è di niente che si tratta, ma farlo sistematicamente, tenendo i profili sempre aggiornati, ecco di sicuro non aiuta ad esercitare presso i più giovani quell’autorità necessaria per dire “no, questa roba non si fa. E non si fa perché lo dico io”.

Immediatezza, velocità, indifferenza di proposta: scrollando la home di TikTok ti puoi imbattere in cose lontanissime e contraddittorie che però sembrano equivalenti: dal sacerdote che ti benedice al ragazzino che lancia un’altra meravigliosa sfida #peeyourpantschallenge (ovvero pisciati addosso: ma filmati e mostralo al mondo); dai cagnolini più simpatici della terra alla minaccia incombente di conflitto atomico. Tutto uguale.

Il mondo degli adulti che non fa ciò che dovrebbe. E fa ciò che non dovrebbe. (E dice di non fare ciò che fa a sua volta e non è credibile)

Cosa, anzi no, chi può fare la sola differenza in questo marasma se non la capacità di discriminare della persona che maneggia questi schermi?

E chi insegna, chi mostra ad uno più piccolo i criteri in base ai quali lasciare passare una cosa e trattenerle un’altra? Un adulto, degli adulti. Chi dovrebbe semmai dire “questo strumento non lo usi o lo usi per un’ora al giorno in totale”? Un adulto autorevole, i genitori certo ma confermati (e non ridicolizzati o marginalizzati) da una società che più o meno dica lo stesso.

Possiamo passare tutti i contenuti che vogliamo su qualsiasi piattaforma ma il primo messaggio che diamo ai nostri figli è che queste piattaforme esistono, che gliele rendiamo accessibili, che su di esse si sentono quasi già ubriachi per la libertà di andare dove vogliono, incontrare chi vogliono, godersi la vista dei fenomeni più strani. Esporsi agli occhi di tanti che possono concedere loro la pietra filosofale che vanno cercando dappertutto: l’apprezzamento. Insieme al suo reciproco tanto generosamente distribuito: “fai schifo! non hai mangiato e vomitato dopo che ti sei vista allo specchio?” (non è un’iperebole, è un esempio visto coi miei occhi, patito sulla nostra pelle)

Tenere fuori dalla portata dei bambini non è un’avvertenza indicata tanto per un social come questo quanto per un medicinale utilissimo a contrastare gli effetti molesti della rinite allergica?

Difficile non risultare moralisti, lo so. Però se penso alle mie figlie e penso a noi genitori mi dico che bisogna esserci ed essere anche duri. Prima non dopo, se possibile. Tremo al pensiero di non esserci abbastanza e al pensiero che le considerazioni sul rapporto costo benefici dell’uso degli smartphone siano state inadeguate. Che basti poco, pochissimo perché anche loro si imbattano in qualcosa di più grande di loro, incorrano in pericoli che non riescono a calcolare in tempo.

Hanno fame di essere visti e di piacere. Chi insegna loro che ci si sazia davvero di altro?

Il tema non è solo “non assumere farmaci a dosi pericolose”; il tema è perché caspita lasciamo che i nostri figli si lascino mangiare dalla fame di essere visti, guardati, esposti mentre fanno o mostrano qualcosa di sensazionale, fossero gli effetti allucinogeni di un antistaminico o le chiappe sode che escono da short sempre più short. Perché?

Potremmo, tra genitori almeno, convenire che tra noi si faccia squadra e se uno vede i figli di un altro esporsi come merce erotica magari ci si avvisa e non ce la prendiamo?

TikTok ha il limite dell’età dei 13 anni, aggirabilissimo. E non ha nessuna frontiera per questo nuovo Far West da conquistare con tutto il suo succulento potenziale commerciale. I giovanissimi comprano cose o se le fanno comprare.

TikTok più di altri social spinge al sensazionalismo, a comportamenti uniformanti, alla smania di fare colpo: esiste un ragazzino o una ragazzina a cui non interessi piacere e ottenere apprezzamenti?

Personalmente rabbrividisco nel vedere ragazzine che fino a due anni fa giocavano con le bambole darsi volontariamente in pasto agli occhi di tutti, in pose che sono oltre il sexy, con costumi o short che sono oltre la moda; in posa, ammiccanti a favore di una selva di sguardi impossibili da incrociare e magari far abbassare; di gente giovane ma anche di adulti che mettono il like e forse riescono ad azzardare altre mosse. Impazzano anche le ragazzine in costume che fanno acrobazie imparate al corso di ginnastica artistica, la qual cosa non aiuta. No, non aiuta affatto.

Ci sono challenge simpatiche, coinvolgenti e innocue; ci sono sul social dei veri e propri autori che realizzano video di qualità, che hanno milioni di follower e ne hanno fatto una professione. Ci sono anche eccellenti esperimenti di presenza cristiana su questo social, ne abbiamo parlato anche noi. Ma il mezzo, di per sè, favorisce e alimenta delle tendenze tutt’altro che benefiche, dobbiamo saperlo.

Fonte: Paola Belletti | Aleteia.it

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