Il Nagorno-Karabakh è sempre stato armeno, anche se Stalin lo regalò all’Azerbaijan nel 1923. Dopo la caduta dell’Urss la popolazione totalmente cristiano-armena votò per l’indipendenza, ma la Turchia che da sempre mira ad espandere il suo potere (per cui avviò il genocidio
Quello che gli armeni temevano da quando è iniziata la guerra in Siria si è avverato. Gli armeni cristiani e alleati dei russi non potevano rimanere a lungo indenni visto l’atteggiamento che la Turchia ha avuto in questa guerra e i suoi nuovi movimenti geopolitici. In questi giorni è diventata sempre più chiara la responsabilità della Turchia nello scatenamento da parte dell’Azerbaigian del conflitto iniziato a fine settembre.
I combattimenti continuano e i bombardamenti hanno coinvolto obiettivi civili nella capitale del Nagorno-Karabakh e in molti villaggi. La Turchia ha inviato mercenari arabi utilizzati nella guerra in Siria, come fece coi curdi per perpetrare il genocidio armeno nel 1915, ha abbattuto un aereo armeno e sono in molti a pensare che i droni utilizzati nel conflitto siano manovrati da ufficiali turchi. Con la “sirificazione” del conflitto la Turchia vuole estendere la sua influenza nel sud del Caucaso e ha inviato un chiaro messaggio a Russia ed Europa, in particolare Grecia e Francia con le quali si è recentemente scontrata, circa la sua determinazione. Con al guerra che procede sono cominciate anche a circolare le immagini di teste mozzate di civili e soldati armeni, come ai tempi del genocidio.
Dopo il fallimento delle trattative per l’ingresso nella Comunità Europea la Turchia ha rispolverato il sogno della rinascita di un nuovo impero ottomano per poter calmare i suoi complessi di inferiorità e giocarsi una rivincita. La politica estera ha visto infatti un incremento degli sforzi per aumentare la sua influenza verso molteplici obiettivi nel mediterraneo, come i Balcani, la Siria, la Libia, il mare e le recenti dispute con la Grecia, e il vecchio nemico di sempre: gli armeni.
Gli armeni sono da sempre un grande ostacolo al sogno turco. A inizio secolo scorso erano visti come un fattore di indebolimento dell’impero dato che aspiravano ai princìpi delle democrazie europee, cosa che pagarono con un genocidio di un milione e mezzo di persone. Oggi gli armeni richiedono il riconoscimento da parte della Turchia del genocidio ormai riconosciuto internazionalmente. A questo è legato il trattato di Sévres del 1920 che divise l’Impero Ottomano tra i vincitori della Prima Guerra mondiale e una cospicua parte era data all’Armenia. E’ difficile rintracciare una situazione geopolitica peggiore di questa e l’unico fattore che ha finora fermato i turchi è la Russia.
La retorica azera e turca del contro-terrorismo ha ben lavorato per dipingere gli armeni come secessionisti, aggressori, occupanti e terroristi. Per mettere contro l’Armenia più paesi possibili, a luglio l’Azerbaijan aveva scatenato il conflitto vicino agli oleodotti che portano idrocarburi in Europa. Inoltre, se il conflitto fosse causato dagli armeni, cosa li avrebbe spinti ad attaccare? Forse tre milioni di armeni si divertono ad aggredire dieci milioni di azeri sostenuti dalla Turchia?
Se il Nagorno-Karabakh, come scrivono, è internazionalmente riconosciuto come parte dell’Azerbaijan, perché nel 1923 Stalin lo dovette sottrarre all’Armenia per darlo all’Azerbaijan? Se gli armeni sono i secessionisti come molti i giornali scrivono, cosa dire del fatto che il Nagorno-Karabakh dichiarò l’indipendenza dall’URSS nel 1991 sulla base della legge sovietica postuma alla caduta del muro (Dopo la secessione della Lituania nel 1990, l’Unione Sovietica approvò la possibilità del referendum per cui sia l’Azerbaijan sia il Nagorno-Karabakh formarono due stati indipendenti. L’anno successivo la Corte Costituzionale dell’Unione Sovietica riconobbe i diritti del Nagorno-Karabakh?
Ci si può fidare di un paese in cui presidente è figlio del precedente presidente, il vicepresidente è sua moglie e i diritti umani vengono costantemente calpestati secondo Amnesty International, che si trova in fondo alla lista Reporter Senza Frontiere per la libertà di stampa e che utilizza mercenari per fomentare guerre?
Dopo la recente escalation tutti gli Stati hanno invitato a un cessate il fuoco: il Canada ha sospeso le forniture di armi all’Azerbaijan, un gran numero di paesi arabi ha denunciato l’aggressione dell’Azerbaijan, la NATO ha invitato la Turchia a usare la sua influenza per porre fine al conflitto, ma l’Italia e il Pakistan si sono mostrati a fianco della Turchia dopo i recenti insuccessi in Libia e nel mediterraneo. E’ bene che l’Italia si ricordi di chi è l’Armenia: in ogni angolo si possono trovare testimonianze della loro lunghissima amicizia, segno della comune appartenenza cristiana. Il Nagorno-Karabakh é terra armena da quando se ne ha memoria. La popolazione, la storia, la lingua, la cultura, l’architettura, l’arte, tutto, é armeno e quindi cristiano (3mila monumenti fra cui 500 chiese sono armene).
L’Azerbaijan non ha mai accettato l’indipendenza della regione armena dopo il “dono” di Stalin, per cui scoppio la guerra del 1992-1994, che perse. E per cui ha disatteso quattro risoluzioni ONU sulla cessazione del conflitto dopo l’armistizio del 1994, continuando fino ad oggi a provocare lungo il confine.
Dopo trent’anni da stato de facto il Nagorno-Karabakh non è ancora riconosciuto de nessuno stato delle Nazioni Unite, organizzazione di cui non fa parte. L’Armenia stessa, per non buttare benzina sul fuoco, non lo ha mai fatto. Questo riconoscimento avrebbe potuto garantire la pace rispettando il diritto all’autodeterminazione degli armeni e ponendo fine alle pretese azere e turche, ma la guerra che si combatte riflette anche il conflitto costante tra Russia e Turchia. Spesso l’America ha appoggiato la Turchia in chiave antirussa. Se Usa ed Europa riconoscessero il Nagorno-Karabakh, favorirebbero la Russia scatenando le ire dell’alleato turco. C’è poi la questione della dipendenza energetica dell’Europa, la quale appoggiandosi all’Azerbaijan spera di ridurre la sua dipendenza dalla Russia. L’Italia per esempio riceve dall’Azerbaijan la maggior parte del suo petrolio.
E’ bene che noi europei ci preoccupiamo, soprattutto dopo i disastri fatti in Iraq, Siria e Libia, e imponiamo un cambiamento nell’appoggio incondizionato che la Turchia riceve da una parte della politica americana. Una Turchia fuori dalla NATO, col benestare di Usa e Russia, è l’unico modo per avere più pace in Europa.
del 1915) vuole la nostra terra. La persecuzione non ha fine e se non si pone un freno anche l’Europa ci rimetterà.
Fonte: Zhirajr Mokini Poturljan | LaNuovaBQ.it