Al di là di smentite (che non arriveranno), esegesi, interpretazioni normalizzatrici, al di là dei tranquillizzatori di professione, i nononvolevadirequello che ignorano che mai nessun Papa ha avuto un team di addetti alla comunicazione così nutrito (a parte che Navarro Valls era così alto e bello e bravo che ne valeva dodici), a parte le analisi dei tagli di montaggio che manco Thelma Schoonmaker, trovo che non si debba cadere nella trappola della lobby lgbt.
Il colpo, quello finale, che la lobby tenta da decenni, con gli slogan sull’omofobia (quando sono la categoria più protetta del mondo occidentale) e le parate e le storie alla “non mi vogliono in parrocchia” (quando ci sono capi scout civiluniti e parroci mandati via perché a loro non andava bene), al di là delle leggi, quello che la lobby cerca di ottenere, VERAMENTE, è che la Chiesa smetta di dire che i rapporti sessuali tra due persone dello stesso sesso sono contro natura, un peccato mortale, un intrinseco disordine. Non è un peccato l’omosessualità, ovviamente, in quanto condizione in parte misteriosa, quasi sempre una risposta a una ferita che nessuno può giudicare, spesso fonte di grande sofferenza verso la quale la Chiesa, da vera madre, invita a comprensione e accoglienza. Invece l’assecondare la tendenza avendo rapporti sessuali contro natura, questo sì è un peccato. E su questo anche Papa Francesco è sempre stato chiaro (dal chi sono io per giudicare un omosessuale che cerca Dio – che cerca Dio vuol dire che non si adagia sulla sua condizione, ma è in tensione verso la Verità – al suo definire le teorie omosessualiste “colonizzazione ideologica”, e “sbaglio della mente umana”, fino al suo denunciare, in Amoris Laetitia 278 le inaccettabili pressioni che le Chiese locali subiscono da organizzazioni internazionali per introdurre le unioni civili, e mille altri esempi). Soprattutto, se anche Francesco dovesse diventare meno chiaro, come forse è stato, perfino su questo, in sede di interviste, esternazioni, conversazioni private riferite da colleghi un po’ creativi, il giudizio della Chiesa sugli atti omosessuali non potrà mai cambiare, perché la Chiesa è madre, li ama davvero come figli, e non potrà mai dire che ciò che alimenta la loro ferita è buono per loro.
Non cambierà il Catechismo, non cambierà il Magistero, non cambierà san Paolo (troppo tardi, mi spiace), non cambierà il Vangelo.
Si possono fare tutti i film che si vogliono, i taglia e cuci, occupare i posti più in alto nella gerarchia con preti prime donne, rilasciare tutte le interviste del mondo, ma questo non cambierà mai, perché è Parola di Dio, e la Parola di Dio è sempre una parola di amore per i suoi figli, ed è l’unica salvezza offerta a questi fratelli feriti. Gesù mangiava con i peccatori, le prostitute, le adultere, ma non chiedeva una legge per il divorzio o per la prostituzione, perché sapeva che il vero bene di quei figli feriti era tornare al progetto originario di Dio su di loro. Si faceva compagno del peccatore, ma giudicava il peccato.
Possiamo sicuramente chiederci se in passato ci sono stati gesti e parole e giudizi poco fraterni sui peccatori, possiamo sicuramente essere fratelli migliori verso tutti, ma non potremo mai cambiare la Verità.
Alla lobby omosessualista non interessano veramente le posizioni della Chiesa sulle loro battaglie civili, la lobby le sue leggi le ha già ottenute, ed è ridicolo che ci si accapigli su una frase sulle unioni civili quando la legge già c’è in tutto il mondo occidentale. Gli omosessuali già possono civilunirsi, non sono discriminati anzi come si è visto in questo caso manovrano i fili della comunicazione (e solo un uomo di un’altra generazione come Papa Francesco può davvero pensare ancora che siano una minoranza da valorizzare, e non i padroni del vapore: siamo noi “troppo cattolici” la minoranza da proteggere tipo panda), quelli ricchi già possono comprarsi i figli (come anche coppie di uomini e donne, in barba alle leggi italiane). Possono intestarsi case ed eredità, andare a prendere a scuola i figli nati da un ovulo comprato e dal seme del convivente, e definirli figli propri, benché in Italia la stepchild adoption non esista, possono già fare tutto. Il mondo li considera come vogliono essere considerati, è rimasta solo la Chiesa a dire loro che la loro sessualità vissuta è intrinsecamente peccaminosa, ed è questo che dà loro fastidio. Sennò perché tutta questa esultanza, a partire dal nostro paese, sulle unioni civili, che già ci sono? Perché Martin definisce “storica” l’intervista vecchia di due anni del Papa? Perché non hanno messo nel film anche quel passaggio in cui il Papa dice che per gli omosessuali “quando sono ancora piccoli si può fare ancora qualcosa con lo psichiatra, dopo è tardi” (cit.)? Perché l’obiettivo è non avere più nessuno che dica loro una Verità dolorosa e che risuona dentro di loro proprio perché vera. Insomma, a me di cosa pensi di me il Rabbino capo o l’Imam non importa. Li rispetto, ma non riconosco loro nessuna autorità morale su di me. Perché invece quello che dice la Chiesa è così importante anche per persone – la maggioranza – che non cercano di conformare la propria vita alla vocazione battesimale, che non fanno un cammino serio di fede?
Infine, una nota. Ho letto che il film racconta anche l’incontro con due omosessuali che si preoccupano di portare in parrocchia i tre bambini generati da donne all’estero con il loro seme, temendo il giudizio dei parrocchiani (dove li avranno mai visti dei cattolici che rifiutano dei bambini in parrocchia? Vi prego presentatemeli!), motivando il loro desiderio con la preoccupazione di voler educare cattolicamente i piccoli. Ora, tutti noi educatori, genitori e non, sappiamo bene che l’educazione non può essere altro che una trasmissione di sé, cioè non possiamo insegnare ai piccoli ciò che noi per primi non viviamo o non proviamo seriamente a vivere, perché i figli ascoltano con gli occhi. Vedono quello che siamo, verificano con la nostra vita se ciò che diciamo è vero. Due omosessuali che non abbiano fatto un voto di castità, cosa che non posso sapere ma che è la conditio sine qua non, non possono educare cattolicamente, perché vivono in modo stabile, programmatico, dichiarato, deliberato, cosciente e consapevole nel peccato mortale. Potranno educare stupendamente all’arte, alla cultura, a tutto quello che vogliamo, un senso civico invidiabile, un rispetto dell’ecologia ineccepibile, impegno sociale per i poveri, ma essere cattolici è un’altra cosa. E’ cercare con tutto il cuore una relazione personale con Dio per mezzo di Cristo, attraverso i sacramenti, nell’insegnamento della Chiesa. Vivere deliberatamente nel peccato mortale impedisce questa relazione.
Conosco coppie che per varie vicissitudini si sono incontrate con un matrimonio alle spalle. Quando hanno deciso di vivere il loro battesimo hanno fatto voto di castità. Non so, forse a volte saranno caduti, ma poi hanno chiesto perdono e si sono rialzati. Loro sì che hanno educato in modo cattolico i figli – e che figli! – giocandosi la vita nell’obbedienza alla Chiesa, versando lacrime e sudore per essere fedeli a Cristo, perché quando lo incontri capisci che vale la pena scommetterci ciò che hai di più caro, perché niente è più caro di Cristo, per chi lo ha incontrato. Non hanno mai preteso che fosse la Chiesa a cambiare per i loro desideri.
Un’ultima chiosa. Innanzitutto il Papa che sempre ricorda quanto padre e madre siano imprescindibili, non se la è sentita di ricordarlo a quei due uomini? Mi chiedo poi se qualcuno dell’amplissimo team degli spin doctor del Papa si sia preso la briga di spiegargli come sono venuti al mondo i bambini di cui parlavano quegli uomini nella lettera a Francesco (gli stessi che quando io invocavo per loro la presenza della mamma mi hanno risposto che “la madre non esiste, è un concetto antropologico”). Sono sicura che non lo sappia, perché nessuno, finora, neppure il più audace dei porporati si è mai azzardato a giustificare una pratica così atroce e crudele, che neppure il bene che sono quei bambini, innegabilmente, può giustificare, così come la nascita di bambini in provetta non può mai giustificare la morte di tutti quelli sacrificati perché loro nascessero. Le donne di tutto il mondo si stanno muovendo per denunciare questo scempio. E su questo la Chiesa non ha mai vacillato, neppure con la più spericolata o manipolata delle interviste.
Fonte: BlogCostanzaMiriano.com