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La libertà religiosa in tempo di pandemia

L’intervento del segretario per i Rapporti con gli Stati l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher, al “Ministerial to Advance Religious Freedom”, il vertice annuale sulla promozione della libertà religiosa

«Desidero evidenziare e commentare una serie di situazioni allarmanti che mettono in discussione la libertà di religione». Con queste parole l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, ha introdotto il suo intervento al “Ministerial to Advance Freedom of Religion or Belief”, il terzo vertice annuale a livello ministeriale — tenutosi lunedì 16 in videoconferenza — sulla promozione della libertà religiosa al quale la Segreteria di Stato ha partecipato regolarmente negli ultimi anni.

Analizzando la crisi sanitaria generata dall’epidemia da covid-19 e le relative misure stabilite dagli Stati per fronteggiare la diffusione del virus, l’Arcivescovo Gallagher ha ribadito come, pur rispettandoli pienamente, tali provvedimenti stiano limitando le attività religiose.

«A tale riguardo, le autorità civili dovrebbero essere consapevoli delle gravi conseguenze che tali protocolli potrebbero creare per le comunità religiose o di credo, che svolgono un ruolo importante nell’affrontare la crisi non solo grazie al loro sostegno attivo nel campo dell’assistenza sanitaria, ma anche al loro supporto morale e ai loro messaggi di solidarietà e speranza», ha affermato il Segretario per i Rapporti con gli Stati, che ha poi messo in rilievo le ripercussioni sulle attività religiose, educative e caritative delle comunità di fede.  In particolare, Monsignor Gallagher ha ribadito che, dal punto di vista cattolico, «l’accesso ai sacramenti è “un servizio essenziale”» e che la libertà di culto non costituisce un corollario della libertà di riunione, ma deriva essenzialmente dal diritto di libertà di religiosa.

Oltre all’emergenza pandemica, l’Arcivescovo ha richiamato le molteplici modalità attraverso le quali viene messa a rischio la libertà religiosa: dagli attacchi atroci da parte di estremisti alla diffusione del populismo, «spesso manifestato in alcune forme di nazionalismo volte a considerare gli “outsider” non solo come “altri” ma spesso come “nemici”».

L’Arcivescovo Gallagher ha poi avanzato «due percorsi paralleli» per la promozione e la tutela della libertà religiosa. Ponendo l’attenzione sulla dimensione spirituale e morale della persona, assolutamente non «secondaria a questa esistenza terrena», ha invocato e difeso «la necessità del dialogo interreligioso e interculturale per promuovere la comprensione e il rispetto reciproci» e il diritto fondamentale, radicato nella dimensione interiore dell’individuo, della libertà religiosa, che non può essere in alcun modo manipolato. Solo con un dialogo sincero e autentico, ha ricordato l’Arcivescovo Gallagher, si può costruire la fraternità e l’amicizia sociale, necessarie per una pacifica convivenza nelle nostre società pluralistiche.

Il Segretario per i Rapporti con gli Stati ha concluso il suo intervento riferendosi alla recente enciclica Fratelli tutti, laddove Papa Francesco afferma: «Come cristiani chiediamo che, nei Paesi in cui siamo minoranza, ci sia garantita la libertà, così come noi la favoriamo per quanti non sono cristiani là dove sono minoranza. C’è un diritto umano fondamentale che non va dimenticato nel cammino della fraternità e della pace: è la libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni» (FT, 279).

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