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L’OMS nega la realtà dell’immunità di gregge

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha improvvisamente cambiato la sua definizione di un concetto fondamentale dell’immunologia. La dichiarazione di Great Barrington, con cognizione di causa, aveva chiesto di riprendere una vita normale e coesistere col virus. L’OMS, pur di dar torto ai firmatari, ha cambiato la definizione di immunità di gregge, negando decenni di ricerca medica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, per ragioni sconosciute, ha recentemente e improvvisamente cambiato la sua definizione di un concetto fondamentale dell’immunologia: quello dell’immunità di gregge. Un termine di cui negli ultimi mesi si è sentito molto parlare.

Di che si tratta? Quando si viene infettati da un virus l’organismo reagisce e il sistema immunitario codifica l’informazione in modo da creare immunità nei suoi confronti. Quando questo succede in un numero sufficiente di persone (e ogni caso è diverso, per cui non è possibile dare delle percentuali precise, soprattutto visto il grandissimo numero di immunità crociate) il virus perde la sua caratteristica pandemica e diventa endemico, cioè prevedibile e gestibile. Ogni nuova generazione incorpora questa informazione attraverso una continua esposizione. Le persone che si sono immunizzate attraverso la malattia che hanno avuto e da cui sono guarite, rappresentano una protezione nei confronti del resto della popolazione, diminuendo la circolazione stessa del virus.

Agli inizi dell’epidemia di Covid in Europa, quella dell’immunità naturale era alla base della strategia che in Gran Bretagna era stata proposta da una delle massime autorità in ambito di Sanità Pubblica, Sir Patrick Vallance, nominato da Boris Johnson consulente e stratega per l’emergenza sanitaria. Sir Patrick, le cui posizioni erano state riprese immediatamente dalla NBQ, aveva  descritto il Covid 19 come una brutta malattia, ma aveva sottolineato che la maggior parte delle persone avrebbe sperimentato solo una malattia “lieve”. L’epidemiologo aveva quindi spiegato che il virus sarebbe stato stagionale e sarebbe tornato anche il successivo inverno. Per questo riteneva importante sviluppare un’immunità di gregge, per tenere sotto controllo il virus a lungo termine. “Con il 60% della popolazione infetta dal virus – disse – avremmo una immunità di gregge”. Ovvero una protezione dell’intera popolazione. Il premier inglese aveva tutte le intenzioni di affidarsi alla strategia elaborata da Sir Patrick, nonostante le aspre critiche che vennero da diversi Paesi europei, in primis l’Italia, dove si accusava lo scienziato britannico di “irresponsabilità”, di volere la morte di migliaia di persone, ma poi avvenne una sorta di golpe ai vertici della sanità inglese, favorita dalla messa fuori gioco di BoJo per alcune settimane, a causa proprio del Covid. Emerse quindi una nuova figura di epidemiologo, Neil Ferguson, fautore convinto del modello cinese, quello abbracciato con convinzione dall’Italia, ovvero quello dei lockdown duri. Sappiamo come è andata. In una valutazione retrospettiva, si può affermare che le valutazioni di Sir Patrick Vallance sulla natura del Covid erano esatte. I lockdown estremi non hanno cambiato l’andamento epidemiologico della malattia, e la Gran Bretagna è tuttora uno dei Paesi col più alto tasso di decessi.

Le tesi di favorire una immunità naturale sono state recentemente riprese nella Dichiarazione di Geat Barrington, scritta da tre dei più autorevoli epidemiologi del mondo, che sostiene l’opportunità di utilizzare l fenomeno dell’immunità di gregge come modo per proteggere i più vulnerabili e ridurre al minimo i danni alla società. Il documento, redatto presso l’Istituto Americano di Ricerca Economica di Great Barrington, nello stato del Massachusetts negli Stati Uniti d’America,  firmato il 4 ottobre 2020, vede come primi firmatari Martin Kulldorff (professore di medicina all’Università di Harvard), Sunetra Gupta (professore epidemiologo all’Università di Oxford), e Jay Bhattacharya (professore alla Scuola di Medicina dell’Università di Stanford). Questi scienziati sono espressione delle migliori facoltà di Medicina del mondo. Il documento consiglia un approccio diverso alla pandemia di COVID-19: al posto di lockdown, con effetti dannosi sulla salute fisica e mentale, gli autori raccomandano la “protezione focalizzata” delle persone vulnerabili, anziani e malati, e di permettere di vivere normalmente la loro vita ai giovani e a coloro che hanno un più basso rischio di morte, fino a raggiungere l’immunità di gregge.

La Dichiarazione è un documento che completamente controcorrente rispetto alle politiche attualmente adottate in Europa. Vi si può leggere questi passaggi: “Le attuali politiche di blocco stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica, a breve e lungo periodo. I risultati (solo per citarne alcuni) includono tassi di vaccinazione infantile più bassi, peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari, meno screening per il cancro e deterioramento della salute mentale – con la conseguenza che questo porterà negli anni a venire a un aumento della mortalità, con la classe operaia e i membri più giovani della società che ne soffriranno il peso maggiore. Tenere gli studenti fuori dalle scuole è una grave ingiustizia. Mantenere queste misure fino a quando non sarà disponibile un vaccino, causerà danni irreparabili con conseguenze sproporzionate per i meno fortunati. Con il passare del tempo, la nostra comprensione del virus sta crescendo. Sappiamo che l’incidenza della mortalità da COVID-19 è più di mille volte superiore negli anziani e nei malati rispetto ai giovani. Infatti, per i bambini, COVID-19 è meno pericoloso di molte altre patologie, tra cui l’influenza. Con l’aumento dell’immunità nella popolazione, il rischio di infezione per tutti, compresi i più vulnerabili, diminuisce. Sappiamo che tutte le popolazioni alla fine raggiungeranno l’immunità di gregge – cioè il punto in cui il tasso di nuove infezioni diventerà stabile – e che questa immunità può essere aiutata (ma non dipende) da un vaccino. Il nostro obiettivo dovrebbe quindi essere quello di ridurre al minimo la mortalità e i danni sociali fino a raggiungere l’immunità di gregge.

“L’approccio più umano, che bilancia i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge, è quello di permettere a coloro che sono a minimo rischio di morte di vivere normalmente la loro vita per costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale, proteggendo al meglio coloro che sono a più alto rischio. Noi chiamiamo questa strategia “Protezione Focalizzata”. L’adozione di misure per proteggere le persone vulnerabili dovrebbe essere l’obiettivo centrale delle risposte di salute pubblica a COVID-19”.(…) “A coloro che non sono vulnerabili dovrebbe essere immediatamente consentito di riprendere la vita come normale. Semplici misure igieniche, come il lavaggio delle mani e la permanenza a casa quando si è malati, dovrebbero essere praticate da tutti per abbassare la soglia di immunità di gregge. Le scuole e le università dovrebbero essere aperte all’insegnamento in presenza. Le attività extrascolastiche, come lo sport, dovrebbero essere riprese. I giovani adulti a basso rischio dovrebbero lavorare normalmente, piuttosto che da casa. Dovrebbero essere aperti i ristoranti e le altre attività commerciali. Arte, musica, sport e tutte attività culturali dovrebbero riprendere normalmente. Le persone più a rischio possono partecipare se lo desiderano, mentre la società nel suo insieme gode della protezione conferita ai più vulnerabili da coloro che hanno costruito l’immunità di gregge”.

La risposta dell’OMS alla dichiarazione firmata anche da altri 34 esperti è stata incredibile, dittatoriale. Da una settimana all’altra l’OMS infatti ha cambiato la definizione di Immunità di gregge. Se prima si poteva leggere nei documenti stessi dell’ Organizzazione che “L’immunità di gregge è la protezione indiretta da una malattia infettiva, si verifica quando una popolazione diventa immune tramite vaccinazione o immunità acquisita da previa infezione, a partire dal 13 novembre le cose sono cambiate. L’OMS dice che “una popolazione può essere protetta da un certo virus se viene raggiunta una determinata soglia di vaccinazione. L’immunità di gregge si consegue proteggendo la gente da un virus, non esponendola ad esso. In pratica, questa nota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità cancella di colpo le evidenze di decenni di studi epidemiologici. L’Immunità di gregge è ottenibile in un solo modo: con la vaccinazione. Una affermazione antiscientifica, motivata evidentemente solo da ragioni politiche, non certo per l’emergere di nuove evidenze scientifiche.

Una posizione dittatoriale, che va nella direzione di un’unica strategia: la vaccinazione universale, persino per le persone che hanno già fatto la malattia, e sono pertanto già immunizzate. L’OMS può anche decidere di cambiare le carte in tavola, ma non può piegare la Medicina a suo piacimento, per i suoi interessi.

Fonte: Paolo Gulisano | LaNuovaBQ.it

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