Le misure estremiste prese dal presidente democratico nella prima settimana alla Casa Bianca fanno storcere il naso anche a tanti suoi elettori.
A ottobre Kenneth Craycraft definì su First Things Joe Biden e Kamala Harris come il «ticket più anticattolico di sempre». In meno di una settimana il presidente e il vicepresidente hanno confermato la previsione, gettando le basi per politiche estremiste che hanno già fatto storcere il naso a molti elettori dei democratici, anche tra i cattolici.
ABORTO, LA CHIESA ATTACCA BIDEN
Nell’anniversario della Roe v. Wade, Biden e Harris hanno diffuso un messaggio ricordando come l’aborto «negli ultimi quattro anni sia stato vittima di un attacco estremo e implacabile» da parte del governo di Donald Trump. Per questo, ricordando il proprio impegno a favore del «diritto di scegliere in materia di salute riproduttiva», l’amministrazione democratica ha promesso di «codificare in legge» la sentenza della Corte Suprema americana che ha dato il via libera all’aborto negli Stati Uniti, anche «nominando giudici che rispettino» il diritto a sopprimere i non nati.
La nota ha suscitato la reazione preoccupata del capo della commissione “pro-life” della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Kansas City Joseph Naumann, che ha emesso un comunicato per «invitare con forza il presidente a rigettare l’aborto», notando che «è allarmante e tragico che un presidente si impegni a codificare una sentenza della Corte Suprema che nega ai bambini non nati i loro più fondamentali diritti umani e civili».
CATTOLICI SOLO A PAROLE
In campagna elettorale, Biden ha insistito ripetutamente sulla sua fede cattolica e la Chiesa, pur senza mai criticarlo duramente, non ha potuto fare a meno di notare, nella persona del presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Los Angeles José Horacio Gómez, che alle parole dovrebbero seguire anche i fatti:
«Non posso non rilevare che il nostro nuovo presidente ha preso l’impegno di perseguire alcune politiche che implicherebbero dei mali morali e minaccerebbero la vita e la dignità umana, in modo particolarmente grave nei campi dell’aborto, della contraccezione, del matrimonio e del genere. La nostra profonda preoccupazione è la libertà della Chiesa e la libertà dei credenti di vivere secondo le loro coscienze. Per i vescovi di questa nazione, la continua ingiustizia dell’aborto rimane la “priorità preminente”».
Anche la speaker democratica della Camera, la cattolica Nancy Pelosi, ha provato a minimizzare l’importanza del sostegno del presidente all’aborto, sostenendo che chi votava Trump solo perché era contrario all’aborto in realtà «intendeva mandare a picco l’intera democrazia, per questa sola questione». Le ha risposto a stretto giro Salvatore Cordileone, arcivescovo di San Francisco: «Nessun cattolico in buona coscienza può favorire l’aborto. La nostra terra è imbevuta del sangue degli innocenti, e ciò deve finire».
«LO SPORT FEMMINILE È MORTO»
Se l’aborto sarà un costante terreno di scontro tra la Chiesa cattolica americana (che è divisa al suo interno) e il “cattolico” Biden, non sarà l’unico. Uno dei 17 ordini esecutivi firmati dal presidente durante il suo primo giorno nello Studio ovale riguarda i diritti Lgbt e soprattutto il diritto degli uomini trans a competere nelle gare sportive ufficiali femminili. D’ora in poi, ogni scuola che riceve finanziamenti federali e praticamente ogni scuola superiore pubblica deve accettare nelle competizioni femminili «i maschi biologici che si identificano come femmine». Altrimenti, scrive il Wall Street Journal, «sarà oggetto di sanzioni».
Questa decisione, secondo un’allenatrice di campioni olimpici dell’atletica leggera come Linda Blade, «sarà la morte dello sport femminile, di una competizione equa e di molti passi avanti fatti nel campo dei diritti delle donne». In tutti gli stati americani potrebbe accadere ciò che avviene in Connecticut dal 2017, dove due velocisti maschili che si identificano come ragazze dal 2017 vincono tutte le gare di corsa, stabilendo record irraggiungibili dalle coetanee, alle quali impediscono di avanzare nei tornei nazionali, distruggendo di fatto la pratica di questo sport al femminile nello Stato.
on è un’esagerazione: basta considerare che la più grande velocista al mondo, Allyson Felix, l’atleta più vincente in assoluto ai campionati mondiali, che può vantare più medaglie d’oro di Usain Bolt, ha fatto registrare nei 400 metri il record personale di 49,26 secondi. In base ai dati del 2018, circa 300 ragazzi delle superiori solo negli Stati Uniti sono in grado di batterla. «Ammettere nelle competizioni femminili maschi biologici significa semplicemente che le donne non potranno più vincere», riassume il Wsj.
IL DILEMMA DELL’IMMIGRAZIONE
Come questa politica possa conciliarsi con le politiche femministe sbandierate dal duo Biden-Harris è un mistero, ma c’è un terzo ambito in cui il presidente dovrà fare attenzione: quello dell’immigrazione. Il presidente ha svelato il primo giorno il suo piano per riconoscere la cittadinanza a 11 milioni di immigrati irregolari, una politica che gli permetterebbe di recuperare il terreno perduto alle elezioni tra gli elettori latinoamericani, ma come nota l’Associated Press per passare al Congresso dovrebbe essere appoggiata da almeno 10 senatori repubblicani. Una missione quasi impossibile.
Inoltre, spiega l’Ap, i democratici devono fare attenzione a «non alienarsi parte della loro base dando l’impressione di dare la precedenza agli immigrati invece che ai bisogni degli americani in difficoltà» a causa della crisi provocata dalla pandemia. C’è una parte del partito, infatti, che continua a ritenere al pari dei repubblicani che «una revisione delle leggi immigratorie potrebbe portare a un afflusso di lavoro a basso costo, danneggiando così i lavoratori americani».
Non c’è dunque una facile via d’uscita per Biden da questo enigma. Di sicuro, per il presidente democratico sarà molto difficile «unire» gli americani con misure estremiste di questo calibro.
Fonte: Leone GROTTI | Tempi.it