«Coi videogiochi a interfaccia neurale vi cambieremo la vita e l’identità!», assicura Gabe Newell, patron di Valve Corporation
Prossimo è il tempo in cui i videogames utilizzeranno i segnali del cervello per rendere più piacevole l’esperienza del giocatore, e lo faranno modificando la mente del soggetto e sostituendosi alla realtà attraverso interfacce neurali. Lo dice Gabe Newell, mefistofelico patron di Valve Corporation, una delle più grandi produttrici e distributrici di videogames nel mondo, con un fatturato superiore ai 3 miliardi e mezzo di dollari all’anno. «L’esperienza visiva, la fedeltà visiva che saremo in grado di creare farà sì che il mondo reale cesserà di essere il punto di riferimento per definire la migliore fedeltà visiva possibile», ha dichiarato in una recentissima intervista al sito internet della tivù pubblica neozelandese. «Il mondo reale sembrerà piatto, incolore, sfocato rispetto alle esperienze che saremo in grado di creare nel cervello delle persone. È davvero una cosa speciale quando quello che sei diventa modificabile attraverso un’interfaccia neuronale».
Lettura dei segnali cerebrali
Le interfacce neurali, Bci nell’acronimo inglese che significa Brain-computer interface, sono dispositivi di neuroingegneria biomedica congegnati per risolvere problemi di persone affette da gravi disabilità. Sono costituite da elettrodi collegati al sistema nervoso del malato, e le loro dimensioni possono variare dai micrometri al millimetro. La loro versione più avanzata è quella dei nanotubi di carbonio, che possono essere piccoli fino a 10 micrometri. Le interfacce neurali possono essere monodirezionali o bidirezionali, e attualmente la Valve Corporation sta lavorando sulle prime: «Stiamo lavorando a un progetto open source in modo da avere tecnologie di lettura ad alta risoluzione dei segnali cerebrali», dice Newell. I dati che si ricavano da queste “letture” del cervello del giocatore possono essere utilizzate per capire se è eccitato, sorpreso, triste, annoiato, divertito, spaventato, ecc. Le letture possono essere utilizzate dagli sviluppatori per migliorare l’immersione e personalizzare ciò che accade durante i giochi, come aumentare un po’ la difficoltà se il sistema si rende conto che il giocatore si sta annoiando.
Ho bisogno di sonno Rem
Ma nell’intervista Newell mette in evidenza la possibilità non solo di leggere le reazioni cerebrali, bensì anche di iscrivere segnali nella mente delle persone, per cambiare il modo in cui si sentono o fornire immagini migliori del reale nei giochi, come evidenziato nella citazione iniziale delle sue parole. Al momento, le persone accettano che i loro sentimenti siano esattamente quelli che provano, ma secondo Newell le interfacce neurali consentiranno presto la modifica di queste sensazioni digitalmente, il che potrebbe essere facile come usare una app. «Una delle prime applicazioni che mi aspetto», dice, «è il miglioramento del sonno: il sonno diventerà una app che esegui in cui dici: “Oh, ho bisogno di così tanto sonno, ho bisogno di sonno Rem”». Un altro vantaggio potrebbe essere la riduzione o la totale rimozione di sentimenti o condizioni indesiderate dal cervello in un’ottica terapeutica. Alcune persone che usano visori per realtà virtuale immersiva soffrono di vertigini a causa della discrepanza tra ciò che stanno vedendo e ciò che il loro corpo sta percependo: le Bci avanzate saranno in grado di sopprimere quella vertigine.
Malware e rischi
Newell non finge di ignorare alcuni lati problematici dell’uso generalizzato di interfacce neurali applicate ai videogames o a qualunque altro strumento informatico. Le Bci potrebbero essere potenzialmente utilizzate per causare dolore fisico alle persone senza affliggere il loro corpo e quindi senza lasciare tracce. «Potresti far credere alle persone di essere ferite ferendo il loro strumento». E c’è il problema che collegare il proprio cervello a dei computer implica la possibilità che vengano installati dei malware nel primo: «Non c’è niente di magico in questi sistemi che li renda meno vulnerabili ai virus rispetto ad altri sistemi informatici. In questo momento stiamo affidando tutti i nostri dati finanziari, tutte le nostre informazioni personali a infrastrutture tecnologiche, e se le persone che costruiscono quelle infrastrutture fanno un pessimo lavoro, spingeranno l’accettazione dei consumatori in un precipizio. Nessuno vuole dover dire: “Oh, ricordi quando Bob è stato violato dal malware russo? Che cosa orribile! Corre ancora nudo attraverso le foreste?”. Quindi sì, le persone dovranno avere molta fiducia nel fatto che si tratta di sistemi sicuri che non presentano rischi per la salute a lungo termine». Che nel futuro si possa passare dalla tristezza alla gioia e viceversa semplicemente manovrando un interruttore, che un’immagine adulterata della realtà sostituisca quella vera nelle nostre menti, invece sono cose che non sembrano preoccupare affatto Newell.
Fonte: Rodolfo CASADEI | Tempi.it