“Il Terzo settore è stato il vero antidoto contro la disgregazione sociale dei nostri territori. La crisi oggi sta mettendo a dura prova migliaia di organizzazioni in tutto il Paese. Come anche evidenziato di recente da uno studio di Fondazione Cariplo e Istat. Sugli effetti della pandemia sulla sostenibilità degli enti di terzo settore“, spiega a Interris.it Luigi Bobba, esperto di Terzo settore. Presidente del “Comitato Global inclusion“. Dell’osservatorio giuridico Terzjus. E dell’ente per l’istruzione professionale Enaip.
Disuguaglianze nel’accesso ai vaccini
“La messa a disposizione della tecnologia potrebbe garantire una maggiore produzione di vaccini anti-Covid a tutte le latitudini del globo- sottolinea a Interris.it il sottosegretario al Lavoro e leader nazionale delle Acli-. Riducendo così le disuguaglianze nell’accesso ai vaccini. Reso ancora più difficile dalle necessità di refrigerazione dei composti. E dalla carenza di infrastrutture necessarie per il trasporto e la conservazione”.Papa Francesco ha sottolineato che i vaccini sono stati sviluppati come un bene pubblico e devono essere forniti a tutti in modo giusto ed equo, dando priorità a coloro che ne hanno più bisogno. C’è il rischio che la distribuzione dei vaccini su scala planetaria penalizzi i paesi più poveri e come si può ovviare a ciò?
“Il rischio sicuramente esiste. Se guardiamo ai dati dell’Oms, le economie avanzate hanno acquistato oggi più della metà della fornitura di vaccini attualmente disponibili. La People’s Vaccine Alliance è la rete di cui fanno parte organizzazioni come Oxfam e Amnesty. Ha evidenziato come la questione dei brevetti e dei profitti legati alla commercializzazione dei vaccini per Covid potrebbe portare ad una situazione fortemente penalizzante per i paesi del Sud del mondo. Dove solamente 1 persona su 10 avrà modo di ricevere la dose nel corso del 2021″. Credo che una risposta decisiva per una distribuzione più equa dei vaccini possa venire da una più forte sensibilizzazione e presa di coscienza dei governi del Nord del Mondo”.
Da cosa dipende?
“Dalle scelte che dovrà fare l’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) su questa materia. Ma anche da un deciso intervento della filantropia organizzata. Un esempio in questa direzione è rappresentato dall’esperienza Covax realizzata da Gavi Alliance, sostenuta dalla Bill and Melinda Gates Foundation. E dall’Oms con l’obiettivo di garantire un accesso universale ai vaccini contro il Covid”.
Può farci un esempio?
“L’alleanza ha di recente annunciato di aver già assegnato oltre 337 milioni di dosi ai Paesi più poveri che saranno poi consegnate in questa prima metà del 2021. Un altro tema è quello legato poi alla titolarità dei brevetti e della proprietà intellettuale. Che oggi limita fortemente la produzione di massa del vaccino. Come anche dichiarato di recente dallo stesso direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ,Tedros Adhanom”.
Il Pontefice ha esortato i leader mondiali a resistere alla tentazione di aderire ad un “nazionalismo vaccinale” e gli Stati nazionali e le imprese a cooperare- e a non competere- tra di loro. Sta avvenendo?
“Esperienze come Covax si muovono sicuramente nella direzione di un multilateralismo dei vaccini come anche dichiarato di recente da Josep Borrell. Ma sicuramente c’è bisogno di una presa di consapevolezza più forte da parte di tutti. Per evitare che oggi e nel futuro il progresso scientifico diventi pretesto per innalzare muri e allargare le diseguaglianze. Un recente studio avviato dalla Fondazione di Ricerca della International Chamber of Commerce ha evidenziato una prospettiva sconvolgente”.
Quale?
“L’economia globale potrebbe perdere più di 9,2 trilioni di dollari se i governi non riusciranno a garantire ai Paesi del Sud del mondo l’accesso al vaccino per il Covid-19. La metà di questa cifra stratosferica ricadrebbe sulle economie avanzate. Lo studio dimostra chiaramente la necessità di investire per accelerare lo sviluppo. La produzione. E un accesso equo a tutti i trattamenti medici connessi alla pandemia”.
Può farci un esempio?
“Altre analisi hanno messo in luce i costi elevati derivanti dal ‘nazionalismo dei vaccini’. Ma questo nuovo studio è il primo a fare riferimento alle ripercussioni negative. Che potrebbero subire sia la catena di produzione (e quindi l’offerta) sia la domanda, domestica ed estera. Nell’ambito della produzione dei vaccini. Oggi più che mai dobbiamo passare dall’idea del vaccino come ‘bene esclusivo’ a quella del vaccino come ‘common’. Cioè bene comune a disposizione di tutti”.
Alla luce dell’impegno del terzo settore e di Terzjus, ,giustizia, solidarietà e inclusione sono i principali criteri seguiti nella lotta alla pandemia?
“Guardiamo al nostro Paese e al modo in cui persone, imprese e organizzazioni filantropiche hanno risposto all’emergenza sanitaria. Per Italia nonprofit al 30 luglio 2020 erano 785 i milioni di euro donati a ospedali e organizzazioni impegnate in prima linea nella gestione della crisi. Quindi possiamo dire con certezza che la risposta in termini di solidarietà è stata fortissima. Si è potuto fin da subito fornire una risposta efficace e capillare ai bisogni delle comunità, specialmente quelle più fragili, proprio grazie al lavoro del terzo settore. E delle migliaia di organizzazioni che operano nei settori dell’educazione. Dell’assistenza sociosanitaria. Della cura degli anziani. E dell’aiuto agli indigenti. Governo, Fondazioni bancarie e grandi donatori debbono avere ben chiaro che le organizzazioni non profit sono un attore fondamentale per rafforzare la coesione sociale”.
Per la Santa Sede è una responsabilità morale accettare il vaccino. Non solo per la salute individuale ma anche per quella pubblica…
“Il documento della Commissione Vaticana e della Pontificia Accademia per la vita credo possa rappresentare un importante passo avanti. Nel favorire la percezione del vaccino come primario strumento per superare la crisi che stiamo vivendo. La Chiesa, attraverso questo intervento, si è esposta in maniera forte. Ciò può sicuramente contribuire ad una più convinta accettazione degli stessi da parte di tutti. Dove il ‘bene comune’ rappresenta al contempo il bene del singolo e la responsabilità morale verso gli altri”.
Fonte: Giacomo Galeazzi | InTerris.it