Dieci anni fa usciva Sposati e sii sottomessa di Costanza Miriano. Non ha molto senso ricordare i compleanni dei libri a meno che per qualche ragione abbiano segnato qualcosa di importante. Quando è uscito, quel «sottomessa» suonava scandaloso. Subito hanno iniziato a piovere nei confronti dell’autrice accuse di essere «integralista», «fondamentalista», «retrograda», «bigotta». Quando ho trovato il suo testo in una libreria nella sezione «cultura islamica» pensavo di aver visto tutto, invece poco dopo in Spagna le proteste sono arrivate a invocare la censura, e nel nostro Paese c’è chi l’ha accusata (e tutt’ora la accusa) di «istigazione alla violenza». D’altra parte sappiamo che anche san Paolo, da cui ha attinto per il titolo, non era uno che andasse per la maggiore ai suoi tempi. La vita cristiana è da subito apparsa come qualcosa di dirompente, irrealizzabile per le categorie del mondo, e duemila anni dopo lo è ancor di più.
Ma più interessante ancora è guardare cosa è successo all’interno del mondo cattolico. Una giovane donna metteva nero su bianco, con ironia e leggerezza, quello che la Chiesa diceva da duemila anni sulla famiglia, il matrimonio, la sessualità, rivendicandone la attualità. Sposati e sii sottomessa era un invito alle donne ad uscire dalla logica dell’emancipazione e della rivendicazione (tutte abbiamo respirato femminismo a palate), un manifesto sulla differenza tra uomo e donna che si è rivelato precursore dei tempi che stiamo vivendo, dove scoppia un caso se una donna dice dal palco dell’Ariston di essere un direttore (al maschile) d’orchestra. Col suo primo libro – che ha venduto oltre centomila copie – Costanza Miriano ha avuto il merito di raccontare che in questa società scristianizzata esistono ancora tante donne – anche giovani, anche avvenenti, anche sportive, anche con un debole per l’animalier e il tacco 12 – che cercano di vivere un cattolicesimo integrale, che abbraccia l’intera esistenza, cancellando quell’immagine di golfino infeltrito color consiglio pastorale che il mondo ha quando si parla di donne cattoliche. Ma c’è dell’altro.
Sposati e sii sottomessa ha segnato l’inizio di un’avventura. Il blog di Costanza Miriano è presto diventato punto di riferimento per moltissime persone, ha fatto emergere un piccolo universo nascosto: mamme che finalmente potevano dire ad alta voce di preferire i figli alla carriera, coppie che potevano discutere di come vivere la castità nel fidanzamento, sacerdoti che ancora osavano girare in talare, uomini che non rinunciavano alla pratica del rosario, certi che supplicare la Regina del Cielo sia un modo virile per cercare di risolvere i problemi di questa terra. Non si è trattato solo di legami virtuali, grazie alla presentazione di questo e dei suoi libri successivi (Sposala e muori per lei, Quando eravamo femmine, Obbedire è meglio) è nata quella che è stata ribattezzata la Compagnia dell’Agnello, un popolo unito dal desiderio di vivere la fede puntando al massimo, la vita eterna (e, visto che ci siamo, pure il centuplo quaggiù).
Pian piano Costanza Miriano è diventata anche un punto di riferimento per questo popolo, un piccolo esercito che scende in piazza per ribadire che il matrimonio è indissolubile, che la famiglia si fonda sull’unione di un uomo e di una donna, che si nasce maschie e femmine e non si può diventare altro, che quella nel grembo materno è vita e non c’è nessun best interest nel nome di cui è lecito uccidere chi soffre. Battaglie in cui in prima fila non c’è più la Chiesa cattolica nelle sue gerarchie, ma questo piccolo resto.
Nel tempo la Compagnia dell’Agnello è diventato Monastero wifi (e sono arrivati Si salvi chi vuole, e Niente di quello che soffri andrà perduto), e oggi possiamo dire che Costanza Miriano scrive quello che anche molti preti non dicono più e qualche vescovo forse nemmeno crede, tipo che l’Eucarestia è la cosa più che più conta, anche e soprattutto in tempi di pandemia, e che la salute è importantissima ma non è tutto nella vita, poiché siamo tutti fatti per l’eternità, e che sì, il dolore, anche quello più atroce, ha un valore inestimabile nell’economia divina, anche quando umanamente non riusciamo alcun senso. E se faceva scandalo la «sottomissione», dire queste cose forse lo fanno ancora di più.
Ma è esattamente quello di cui il mondo ha bisogno di sentirsi dire (oggi, buon 8 marzo!)
Fonte: Raffaella Frullone per IL TIMONE | CostanzaMirianoBlog.it