Studiosi di diversa formazione e competenza intraprendono un viaggio esplorativo nei processi di apprendimento, considerando che essi non riguardano solo l’acquisizione di capacità cognitive, come ricordare, parlare, comprendere, fare nessi, dedurre, valutare, ma che implicano anche qualità trasversali, disposizioni della personalità dette “character skills”, quali l’apertura mentale, la capacità di collaborare, la sicurezza.
UN PERCORSO ESPLORATIVO – Il saggio, edito da Il Mulino, a cura di Giorgio Chiosso, Anna Maria Poggi, Giorgio Vittadini, con il titolo “Viaggio nelle character skills. Persone, relazioni, valori”, esprime l’approccio scelto: non proporre affermazioni di principio, ma inoltrarsi in un percorso esplorativo nel quale confluiscono le riflessioni sviluppate da un gruppo di studiosi di varia formazione e di competenze diverse, intorno al futuro dell’educazione e della scuola. E non solo. Mettere a tema l’educazione e la formazione significa affrontare una dimensione decisiva della crescita personale, della preparazione al mondo del lavoro e anche della possibilità di vivere appieno la vita sociale e l’esistenza in generale.
CAPITALE UMANO – Nel primo capitolo, di stampo filosofico-pedagogico, si mette in luce come il valore e la coltivazione del capitale umano determini la vita stessa di una società. Ciò corrisponde all’orientamento contenuto nelle riflessioni degli studiosi dell’OCSE, come ad esempio il Rapporto “Pisa 2018. Insights and interpretations”.
INCONTRO DI PERSONALITÀ – Andrea Maccarini nel secondo capitolo, di stampo sociologico, indaga i legami tra competenze sociali ed emotive, apprendimento socio-emotivo e NCS. Infatti: “Le competenze socio-emotive, o caratteriali, manifestano una rinnovata enfasi sul soggetto umano ‘tutto intero’ come medium e forma dei processi educativi”. L’educazione avviene sostanzialmente come “incontro tra personalità”.
CARATTERE UNITARIO – Nel terzo capitolo, in cui si ricordano le radici psicologiche delle NCS, Francesco Pisanu e gli altri autori affermano che: “Non si può pensare alle competenze non cognitive, come slegate una dall’altra: ormai sappiamo che esistono dei cluster di competenze che si potenziano a vicenda, ad esempio la resilienza all’interno del capitale psicologico, il capitale psicologico all’interno delle competenze non cognitive con tratti di personalità e motivazione”.
QUESTIONE DI NEURONI? – Mauro Ceroni avverte, nel quarto capitolo, che siamo lontanissimi dal poter determinare in modo diretto le NCS in popolazioni umane, in quanto “la scoperta del funzionamento fisiologico del cervello è veramente al suo primo inizio e la complessità del cervello appare a chi guarda senza pregiudizi ideologici di proporzioni ‘sconfinate’. […] Per questa complessità – aggiunge – non sarà possibile dimostrare che l’‘attività neuronale cerebrale è la causa e l’origine dell’azione concepita e voluta o del pensiero pensato o della percezione registrata dal soggetto in esame”.
NUOVE PROFESSIONI – Si stima che oltre la metà dei lavori che verranno svolti tra vent’anni devono ancora essere inventati e che circa il 50 per cento di quelli che conosciamo sarà automatizzato. Una vasta letteratura scientifica, non solo economica, intende oggi il capitale umano, cioè l’apporto dell’azione umana allo sviluppo economico, come formato sia dalle abilità cognitive (CS) che da quelle non cognitive (NCS). Le nuove professioni che si stanno affermando mostrano il crescente valore, rispetto al passato, di abilità trasversali legate alla personalità, quali la capacità di collaborare e di comunicare. C’è da aspettarsi che, proseguendo su questa linea, la velocità dei cambiamenti, unita alla difficile congiuntura economica in corso, metterà sempre più al centro dell’attenzione la capacità di “imparare a imparare”, di cui qualità legate alla personalità come passione, grinta, capacità critica, umiltà, creatività, apertura mentale, responsabilità, stabilità emotiva sono una parte decisiva.
IMMUTABILI O EDUCABILI? – Il percorso arriva a questo punto a una domanda cruciale: le character skill sono patrimonio immutabile della personalità o sono educabili? E quindi: la loro acquisizione e il loro potenziamento vanno considerati un obiettivo centrale del processo educativo? Giorgio Chiosso e Onorato Grassi sostengono che “i tratti di personalità non sono predeterminati, ma largamente flessibili e influenzabili dall’intervento educativo”. Inoltre, quando si parla di character educatio si deve far riferimento anche all’autocoscienza e alla scelta personale: “quelle pratiche che, centrate sulla persona, ritengono più opportuno e rispettoso mobilitare dal basso atteggiamenti che favoriscono l’abitudine alla riflessione e alla coerenza personale e all’esercizio della ‘volontà buona’”. È ancora Pisanu a sottolineare che le NCS “sono educabili e potenziabili soprattutto durante l’esperienza scolastica dei ragazzi.
IMPATTO SULLA SCUOLA – Il lavoro di misurazione di tali capacità ha creato qualche malumore in ambito scolastico, come se cercare di indagare più a fondo la dinamica della conoscenza umana potesse in qualche modo violare o portare a strumentalizzare la complessità psicologica e la singolarità umana. Se si punta alla valorizzazione della persona nel suo insieme, “rimuovere gli ostacoli alla crescita delle character skills è l’obiettivo fondamentale dell’intero percorso educativo, e conoscerne gli elementi è il primo modo per riuscirci”.
PANDEMIA E LEZIONI A DISTANZA – L’importanza delle character skill nel percorso formativo si è mostrata in modo inequivocabile nelle lezioni a distanza durante la crisi pandemica causata dal Covid-19. Non è stata la comunicazione digitale in sé a fare la differenza. Piuttosto, in molti casi, laddove è stato possibile attivare collegamenti, le piattaforme digitali hanno stimolato professori e studenti a non arrendersi di fronte a situazioni avverse, a confrontarsi di più e a supportarsi nel prendere iniziativa. Quello che è avvenuto sotto la spinta dell’emergenza dovrebbe diventare scelta consapevole e programmatica della scuola italiana. Come argomenta Previtali, nell’ambito dell’autonomia finora concessa, “molte scuole innovative si sono già incamminate con una pluralità di progetti lungo il percorso dell’integrazione fra scuola e famiglia, fra formale e non formale, fra istruzione ed educazione, fra cognitive skills e non cognitive skills”. Se l’obiettivo finale è una svolta educativa che metta al centro la persona, possiamo ritrovare il cambiamento di questo paradigma nel processo di decentramento del sistema verso l’autonomia scolastica e la contestualizzazione dell’offerta formativa”.
UNA RICERCA IN ITALIA – Sulla scia degli studi internazionali è stata condotta una ricerca sugli NCS degli studenti trentini, di cui vengono anticipati i primi risultati nell’appendice del volume.
QUALE CITTADINANZA? – Intraprendere la strada delle character skills travalica l’ambito scolastico. Come dice Anna Maria Poggi nel settimo capitolo gli aspetti positivi riguardano anche la vita sociale e la convivenza complessiva di un Paese. La formazione completa di una “personalità” istruita prepara ad assumersi il ruolo di cittadini nel mondo. È la prospettiva che la Corte costituzionale ha sottolineato con la sentenza “n. 172” del 1999 in cui afferma che la comunità di diritti e di doveri italiana è più ampia e comprensiva di quella fondata sul criterio della cittadinanza in senso stretto. In altre parole, è “la solidarietà la profonda relazione che lega gli uomini tra loro e che fonda una società non meramente contrattuale e legata da soli vincoli utilitaristici”, quell’imperativo morale di solidarietà prima richiamato.
PROSPETTIVE – Il viaggio nelle character skills è solo all’inizio, ma è già un’indicazione chiara del fatto che insegnare delle nozioni non basta per introdurre alla conoscenza e alla competenza, di ogni ordine e grado. La sua ambizione è la riscoperta di persone, relazioni, valori, perché possiamo affrontare con vigore, intelligenza ed entusiasmo il cambiamento inevitabile imposto dalle circostanze in cui viviamo.
Fonte: Sussidiarietà.net