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Milioni i pedofili: risonanza solo quando c’è da colpire la Chiesa

Nel 2020 la quantità di video pedopornografici denunciati da Meter è più che raddoppiata rispetto all’anno precedente, superando quota due milioni. Quasi dimezzate, invece, le immagini. «Evidentemente le “semplici” foto non bastano più, i pedofili ricercano e producono più video per soddisfare i loro desideri malsani». Con le misure anti-Covid sono aumentati il tempo su Internet e gli adescamenti via social. «Solo in Europa ci sono 18/19 milioni di minori abusati da parte di milioni di pedofili», ma i media danno risalto solo ai singoli casi per colpire la Chiesa.

 

Chi scrive incontra don Fortunato Di Noto almeno due volte l’anno: in occasione della “Giornata Bambini Vittime” della pedofilia (la prima manifestazione nel mondo di questo genere, ideata a metà anni Novanta dall’associazione Meter) e per la presentazione del Rapporto sulla pedofilia e pedopornografia che Meter prepara ogni primavera da una quindicina d’anni. Ogni volta, gli stessi commenti di questo coraggioso prete siciliano: «Purtroppo, gli allarmi che lanciamo non vengono recepiti come dovrebbero. Ogni anno pubblichiamo Report Meter che è il bilancio di un crimine mondiale che dovrebbe essere letto, approfondito, assimilato, compreso, perché dietro i numeri del Rapporto ci sono milioni di minori schiavizzati, torturati e resi oggetti erotici e sessuali. Invece è sottaciuto».

Anche quest’anno il Rapporto è rimasto senza l’eco che meritava. In occasione della GBV, giunta alla XXV edizione e che quest’anno si svolge dal 25 aprile al 2 maggio, Papa Francesco rivolge sempre durante la recita del Regina Coeli un “saluto speciale” a Meter. riconoscendo la valenza dell’impegno e dell’operato dell’associazione. La Bussola ha intervistato don Di Noto.

Don Fortunato, quali sono i numeri dell’ultimo Report Meter?
Nel corso del 2020 Meter, attraverso il suo Os.Mo.Co.P. (Osservatorio mondiale contro la pedofilia), ha monitorato la Rete e compilato precise segnalazioni che ha poi inviato alla Polizia postale italiana e alle polizie estere. Questo significa che i nostri dati e link sono contati uno per uno e da essi, molto spesso, sono partite indagini a livello nazionale e mondiale che hanno portato all’arresto e al processo – con relativa condanna – di vere e proprie reti di pedofili e pedopornografi. I link sono quasi raddoppiati rispetto al 2019: 14.521 contro 8.489. Meter constata un dato interessante, quanto sconcertante: la quantità di video denunciati è più che raddoppiata, dai 992.300 video del 2019 si è passati ai 2.032.556 del 2020. Le cartelle compresse segnalate passano da 325 a 692. Nel 2019 le immagini segnalate sono state 7.074.194, nel 2020 si rilevano 3.768.057, il dato risulta quasi dimezzato.

Perché, secondo lei?
Evidentemente le “semplici” foto non bastano più, i pedofili ricercano e producono più video per soddisfare i loro desideri malsani, la loro deviata perversione trova maggiore sfogo e appagamento nelle immagini in movimento. I video, fagocitati dai “consumatori” di pedopornografia, consentono loro di entrare di più nella “scena”, di essere “partecipi” davanti ad uno schermo degli atti contro povere vittime inermi. Meter ha registrato un incremento del materiale segnalato tra febbraio e maggio 2020. In seguito alle misure di confinamento è aumentato l’utilizzo dei social media e il tempo dedicato a Internet da parte dei minori. Se da un lato la Rete rappresentava l’unica modalità per rimanere in contatto con i pari, con i loro amici, per studiare e per distrarsi dalla routine domestica, dall’altro lato ha esposto i minori ai rischi online; infatti è aumentato il potenziale numero di bambini soggetti ad adescamento online.

Voi lavorate da anni, avete quindi un quadro molto ampio del fenomeno…
Se diamo uno sguardo alle serie storiche, possiamo dire che dal 2002 a oggi Meter ha inviato 63.688 protocolli alle polizie di tutto il mondo (un’enormità e, dobbiamo sottolineare, non c’è stata la dovuta attenzione investigativa per individuare i soggetti che producevano, divulgavano, trafficavano e abusavano dei minori), contenenti 189.252 link segnalati. Abbiamo seguito – grazie al nostro Centro Ascolto – 1.832 casi e ricevuto 30.280 richieste telefoniche. Non è tutto: in appena sei anni, tra il 2014 e il 2020, abbiamo denunciato 19.771.071 foto e 5.501.752 video. I mega-archivi denunciati sono 13.066 e le chat 1.214. Dobbiamo anche riferire che spesso Meter ha proceduto a effettuare segnalazioni grazie al form sul sito dell’Associazione, www.associazionemeter.org, mediante il quale gli utenti, per 17.507 volte dal 2007 a oggi, hanno inviato indirizzi sospetti. Per quanto riguarda i social: dal 2008 a oggi abbiamo inviato 8.661 segnalazioni alle polizie e per il Deep Web, la piaga della Rete più nascosta e sconosciuta, le segnalazioni sono state 47.539.

La pandemia come ha influito sul fenomeno degli abusi sui minori?
La pedofilia e la pedopornografia non temono il Covid, anzi. Se nel 2020 è toccato a tutti restare a casa, questo ha significato affari d’oro per chi violenta i bambini e sfrutta il materiale prodotto con questi piccoli schiavi dei tempi moderni. E per adesso contro l’abuso sui minori sembra non esistere alcun vaccino. Sono aumentati gli adescamenti, il reclutamento dei minori attraverso i social (come confermano significative operazioni della Polizia postale). Oltre alla solitudine dei minori chiusi in casa, il problema è la loro fragilità e la non consapevolezza del pericolo. Non posso non richiamare il dovere della vigilanza, il dovere di educare ad un uso corretto dei social e della nuova tecnologia. Troppe derive e troppi pericoli.

Voi come Meter fate continuamente delle denunce segnalando la pedopornografia in Rete. Qual è la risposta alle vostre denunce? Vedete dei risultati?
Come già accennato, se tutte le 63.688 denunce (li chiamiamo protocolli) inviate alle polizie di mezzo mondo e, in molti casi, ai server provider (che faticano a collaborare) avessero avuto seguito, riteniamo che il fenomeno avrebbe subito un forte deterrente e si sarebbero salvati tanti bambini da questa nuova forma di schiavitù. La prassi è oscurare i siti, il materiale pedopornografico, ma non è sufficiente. Bisogna individuare gli autori di questi reati: chi abusa, chi produce, chi traffica, chi recluta, chi vende e schiavizza i bambini.

Meter pubblica dati spaventosi sugli abusi in tutto il mondo; invece, c’è chi continua ad attaccare soltanto la Chiesa, presentandola come un covo di pedofili, per minare la sua immagine e, spesso, per trarne vantaggi economici.
La gente che vede gli abusi solo nella Chiesa cattolica o è malinformata o completamente ignorante e mi permetto di dire che la Chiesa cattolica non è una multinazionale che produce pedofili. Ciò non significa che non ci siano stati, da parte dei sacerdoti, dei vescovi, dei religiosi abusi. Da condannare e perseguire, sempre. Ma chi sostiene che la Chiesa sia una multinazionale che produce abusi è in malafede e vuole colpire la Chiesa, questa è la percezione di chi da 30 anni si occupa di abusi, come me. Sicuramente costoro non vogliono combattere il fenomeno della pedofilia e della pedopornografia come tale: per di più usano per i loro scopi ideologici le ex vittime, a cui va sempre il rispetto e l’accoglienza del dramma vissuto.

C’è quindi una strumentalizzazione per colpire la Chiesa.
Sì, è una cosa vergognosa e disgustosa. Si pubblicizzano solo i singoli casi di abusi, guarda caso solo da parte dei sacerdoti, quando solo in Europa ci sono 18/19 milioni di minori abusati da parte di milioni di pedofili predatori. Questo vuol dire che ci sono milioni di abusatori, di cui i sacerdoti sono una minima frazione dell’1%, comunque grave, perché anche un solo abusatore indigna. La gente dovrebbe leggere i documenti come il nostro Rapporto sulla pedofilia e pedopornografia per capire che cosa sono gli abusi sui minori nel mondo di oggi.

Le parla spesso delle responsabilità di certa intellighenzia. Questa gente giustifica i pedofili famosi e dichiarati per normalizzare i rapporti con i bambini e spesso gli stessi ambienti organizzano la caccia ai preti, presunti pedofili. C’è chi chiede le dimissioni dei vescovi, il coinvolgimento del Vaticano, eccetera…
È una cosa assurda. Secondo questa logica io ogni giorno dovrei chiedere le dimissioni dei direttori dei giornali, dei capi dei giganti del web, dei capi delle nazioni che tollerano o non combattono seriamente la pedofilia; dei capi delle polizie che non reagiscono alle mie segnalazioni di pedopornografia in Rete; le autorità che tollerano i movimenti pedofili che ogni anno da molto tempo celebrano, impuniti, le Giornate dell’Orgoglio pedofilo. E cosa dire dei tanti che con il pretesto di combattere l’omofobia – importante per il rispetto delle persone e della loro dignità – promuovono anche i rapporti con i minorenni consenzienti o vogliono abbassare l’età del consenso? Gli abusi sono abusi e chiunque li commette è da condannare senza se e senza ma.

Da tanti anni la Chiesa fa molto per combattere gli abusi sui minori. Ma gli organi ecclesiali predisposti per occuparsi di questo fenomeno si concentrano sulla Chiesa stessa. Anche perché i media e influenti personaggi, spesso ex vittime, sembrano dettare la sua linea d’azione. Ma la Chiesa non dovrebbe combattere questo odioso fenomeno anche nel mondo?
Stare dalla parte dei piccoli, dei deboli, dei vulnerabili è un mandato di Gesù, è un impegno di tutti i battezzati, nessuno escluso. Si legga la Lettera al Popolo di Dio di Papa Francesco e gli altri discorsi che si sono aggiunti a quelli di Benedetto XVI. Non pensate che sia una vergogna che nel mondo ci siano così tanti abusi sessuali sui bambini? E i risvolti, confermati, della pedocriminalità strutturata e diffusa, non dovrebbero indignarci? Non dovremmo scendere tutti in campo? Non sono “fratellini e sorelline” i bambini, tutti e di tutti?

Nel recente libro di Roberto Mistretta che racconta la sua storia (Don Fortunato Di Noto. La mia battaglia in difesa dei bambini), si apprende di un bambino brasiliano di nome Carlos, che per due anni è stato segregato e abusato da una banda di pedofili. Ma Carlos è stato anche il primo bambino liberato grazie all’intervento di Meter. Il ragazzo ha mandato a lei, don Fortunato, una lettera nella quale ha scritto “Grazie, sono libero, ma ora grida. Grida per me e per tutti gli altri bambini”. Cosa bisogna fare per far sentire la voce dell’infanzia violata?
Non frantumare in rivoli l’impegno di tanti che si occupano di ristabilire il senso umano della vita. Tutti possiamo fare qualcosa. Non lasciate mai soli chi è in prima linea, ma anche chi non appare ed è impegnato nel silenzio. Ce la possiamo fare, si può uscire dalla schiavitù sessuale e non solo.

Fonte: Wlodzimierz Redzioch | LaNuovaBQ.it 

Approfondimenti:
La Bussola intervista don Fortunato Di Noto per la XXV “Giornata Bambini Vittime” in programma fino al 2 maggio.
– NEW YORK TIMES VS GOOGLE: “FAVORISCE LA PEDOFILIA ONLINE”

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