Un’anestesista racconta ciò che si vede in sala operatoria. Dietro l’inganno della narrazione dominante c’è il dolore di donne distrutte dalla PMA e dall’aborto.
Donne sotto la Croce, rubrica periodica di colloqui al femminile (Scrivi la tua riflessione o le tue domande alla mail)
Cara Rachele, provo dunque a scriverti, ciò che frettolosamente ti accennai a voce, tempo fa. Sono anestesista in un ospedale abbastanza capiente e mi occupo anche dell’area materno-infantile. Presenzio a tagli cesarei, induzioni di travaglio di parto, tutta la parte che riguarda la PMA (procreazione medicalmente assistita ndr) e alle interruzioni di gravidanza.
La “magia” crudele della PMA
La PMA è una parte allucinante del mio lavoro: le donne sono trascinate a sottoporsi a procedure faticose emotivamente e fisicamente, senza garanzie alcune. I colleghi effettuano queste “magie” che dovrebbero rendere finalmente madri le donne, talvolta
sospetto per mostrare la loro capacità.
La percentuale di donne che perde il bambino o i bambini, durante la gravidanza, è altissima e allora vedi scene che mai vorresti: se una madre che perde il figlio in modo naturale durante la gravidanza, è ovviamente distrutta, una madre che – dopo mesi di tentativi rimane incinta dopo aver messo in crisi il matrimonio, il lavoro, le amicizie – perde un figlio dopo l’ennesimo tentativo artificiale, è annientata.
Se non va bene c’è lo psicologo
Per i colleghi ginecologi, a quel punto, la “palla” passa agli psicologi, ma io mi chiedo se hanno mai detto che le percentuali erano realmente a sfavore di quella donna, se hanno mai spiegato la verità… Ora, con l’eterologa (ovvero quando si usa l’ovocita di un’altra donna, ndr), anche le donne già in età menopausale possono diventare madri, possono farcela (molte infertilità sono fisiologicamente legate alla cosiddetta “riserva ovarica” che si riduce a partire dai trent’anni, quindi sfruttare gli ovociti di donne che li hanno venduti, risolve il problema dei limiti di età, ndr).
Tuttavia mi chiedo a che scopo mettere al mondo un figlio quando sai che rischi di non vivere la sua adolescenza semplicemente perché sarai vecchia… Probabilmente loro s’immaginano per sempre con in braccio un neonato. Non ne ho idea. Da madre però mi chiedo se facciamo tutto il possibile per aiutare le donne a essere madri quando la natura lo prevederebbe.
In sala operatoria si vede cos’è l’aborto
Assurdamente, invece, quando lavoravo anche in sala operatoria per le interruzioni di gravidanza, tantissime donne giovani che si presentavano non capivano che quell’età passa, quella possibilità passa.
Tra l’altro, a proposito di questo, io ho smesso di fare servizio: le ultime volte che sono entrata in quella sala operatoria dovevo chiedere all’OSS di coprire i bidoni che aspirano il contenuto dell’utero, con un telino. Non sopportavo più quella visione. E poi, io capisco tutte le situazioni: l’aborto, in fondo, è una possibilità che fornisce lo Stato. Tuttavia si tratta di un’emergenza, di un’estrema soluzione. Io ho ascoltato dire alle donne già sdraiate sul tavolo operatorio, che erano lì perché la pillola fa ingrassare, perché quello non era il momento per fare la madre, perché … bho guarda… motivazioni assurde.
Perché ho scelto l’obiezione di coscienza
Per cui ho optato per l’obiezione di coscienza. Quando tu mi hai detto che c’è chi dice che gli obiettori dovrebbero andar fuori dagli ospedali, mi è venuto spontaneo risponderti che ci andassero loro, a salvare la vita alla gente, a operarla… perché se tutti noi che obiettiamo andiamo fuori dagli ospedali, dentro… rimangono in pochi.
Pochi, però, che garantiscono che una donna possa abortire perché non aveva voglia di usare il preservativo. E poi, dall’altra parte, donne di quasi 50 anni sperano di diventare madri. Ma diamine!! I figli cosa sono? Bamboline? E se il figlio è malato? Il suggerimento è quello di abortirlo! Ma si può? Scusami se mi sono dilungata. Mi raccomando l’anonimato. Spero di essermi ricordata tutto. V.
Grazie V. Non è facile, immagino, dire certe cose che vanno contro un sistema. Ti ringrazio perché sei stata sincera. Nel mio piccolo non posso pensare a queste donne, alla loro salute. Chi lavora nei consultori, sa cosa patirà chi abortisce e, dall’altra parte, chi si affanna dietro alla ricerca di una gravidanza che non arriva o s’interrompe? Non so.
Se vivessimo in un luogo dove ci fosse realmente la libertà di pensiero e di opinione, lo Stato dovrebbe fornire anche operatori a disposizione di chi abortisce o richiede di sottoporsi a gravidanza extracorporea senza riuscire ad avere un bimbo in braccio, e poi matura una sofferenza psichica spesso pesantissima. Ma noi non siamo un Paese onesto dal punto di vista sanitario: basta leggere sul sito del Ministero, la parte relativa ai Metodi Naturali: viene ancora citato l’Ogino-Knauss, roba di altri tempi. Questa è disonestà.
Per non parlare dello sfruttamento della povertà delle donne che vendono i propri ovociti. Come quelle – ti ricordi, ne abbiamo parlato a voce – che “vendono” l’utero. Ma come si fa – hai giustamente detto tu – a dar via un figlio? Altro che solidarietà (ci riferivamo a chi dice che l’utero in affitto potrebbe essere solidale)! Io sono solidale se ti aiuto a vivere la tua infertilità, mica se ti permetto di abortire quando vuoi, neppure se ti disintegro fisicamente e psicologicamente con la procreazione assistita, né – tantomeno – facendoti acquistare un bambino…
Fonte: Aleteia.org